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lunedì 19 aprile 2010

SAVIANO - MONDADORI

GENTILE direttore, la lettera di Roberto Saviano sulla Repubblica di ieri, in replica ad alcuni giudizi di mio padre sul "supporto promozionale" che serie tv come "La piovra" e libri come "Gomorra" fornirebbero alle mafie, mi impone una risposta. Innanzitutto perché mi ha profondamente colpito la reazione di Saviano di fronte a quella che era né più né meno che una critica. Una critica che può anche non essere condivisa, ma che, come tutte le opinioni, è più che legittima. E quando dico "tutte le opinioni" intendo davvero tutte, comprese quelle, piaccia o non piaccia, del presidente del Consiglio.

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Ho LETTO la lettera del presidente della Mondadori Marina Berlusconi e colgo occasione per precisare alcune questioni. Il capo del governo Berlusconi non ha espresso parole di critica. Critica significa entrare nel merito di una valutazione, di un dato, di una riflessione. Nelle sue parole c'era una condanna non ad una analisi o a un dato ma allo stesso atto di scrivere sulla mafia. Il rischio di quelle parole, ribadisco, è che ci sia un generico e preoccupante tentativo di far passare l'idea che chiunque scriva di mafia fiancheggi la mafia. Come se si dicesse che i libri di oncologia diffondono il cancro. Facendo così si avvantaggia solo la morte.



CARO ROBERTO, a seguito di quanto è accaduto negli ultimi giorni, mi sembra doveroso, sia come rappresentante della tua casa editrice che come persona a te legata da un profondo senso di amicizia e rispetto, fare alcune precisazioni.Allo stato attuale delle cose, sarebbe forse troppo semplice cercare di rispondere ai dubbi da te pubblicamente espressi citando i numerosissimi casi in cui il gruppo Mondadori si è esposto per dar spazio a voci scomode e controcorrente, che hanno pagato - come tu stesso stai pagando in prima persona - un prezzo personale altissimo.