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lunedì 4 aprile 2011

Immigrati. Bossi: “Foera di ball”. Per i cristiani, invece, Gesù si fa solidale con tutti gli innocenti, gli emarginati, gli scartati, i poveri della storia.

Una settantina di cadaveri, quasi certamente di migranti morti durante una traversata verso le coste italiane, sono stati recuperati davanti alle coste libiche, nei pressi di Tripoli.

I 68 cadaveri recuperati a largo di Tripoli portano a 15.828 il numero delle persone morte nel tentativo di raggiungere l’Europa. Chi volesse approfondire la questione può andare a consultare il sito di Fortress Europe e il corrispondente blog di Gabriele Del Grande. Ma attenzione: la cifra è largamente sottostimata. Perché si riferisce solo ai casi accertati, cioè segnalati da articoli di stampa, da organizzazioni umanitarie, oltre che naturalmente dalle autorità degli Stati. Le barche dei migranti partono clandestinamente e “muoiono” clandestinamente. Spesso non se ne sa nulla
Leggi tutto: La guerra del Mediterraneo e la nostra vergogna  

La rapida evoluzione della situazione libica, i cui sviluppi delle scorse settimane nessuno era stato in grado di prevedere, ha spiazzato non soltanto le principali cancellerie occidentali ma anche una delle diplomazie più antiche, quella della Santa Sede. Il Vaticano è sembrato in un primo momento avallare l’intervento autorizzato dall’Onu per fermare la repressione sui civili da parte del raiss di Tripoli, salvo poi, una settimana dopo, assumere una posizione più problematica, accompagnata dalla richiesta del cessate il fuoco.

La Conferenza episcopale italiana risolve quasi in 20 per cento del problema di Roberto Maroni e dei presidenti delle Regioni. In strutture della Chiesa italiana, case di accoglienza di associazioni e conventi, verranno ospitati 2500 degli immigrati arrivati a Lampedusa: Le strutture si trovano in 93 diocesi. Duecento immigrati resteranno a Lampedusa ospiti della Casa della Fraternità della parrocchia dell’isola, dove lavoreranno a rotazione volontari della Caritas italiana di diverse diocesi. Per l’accoglienza degli immigrati la Cei non chiederà nemmeno un euro allo Stato: “Provvederemo a tutto”, ha spiegato questa mattina ai giornalisti il Segretario generale della Conferenza episcopale monsignor Mariano Crociata: “Alloggio, cibo e vestiario”.

Mettiamo che io sia un tunisino di vent'anni su uno spiazzo di Lampedusa. Aspetto di essere imbarcato ma sotto il maestrale il mare urla e biancheggia. La polizia ci ha tolto, uno per uno, le cinture dei calzoni e i lacci delle scarpe...
Mettiamo che io sia un poliziotto di vent'anni e stia ritirando lacci e cinture a questi tunisini, ragazzi per lo più, che continuano a dire "Italia Italia" e "Libertà libertà". Mi hanno mandato qua - avrei voluto venirci in vacanza - e da 48 ore stiamo occupandoci, senza dormire e mangiando male, di questi disgraziati che non mangiano e non dormono...
Mettiamo che io sia un abitante di Lampedusa, non so, un pescatore. Non ho niente, davvero, contro questi spiaggiati...
Mettiamo che io sia io...

Da settimane tutti - ma proprio tutti – lamentano l’assenza dell’Europa, la sua sordità e la sua avarizia. Ed è anche vero. Ma, come scriveva Don Milani, nulla è più ingiusto che «far parti uguali fra disuguali». E, allora, va detto che, per quanto riguarda l’accoglienza dei profughi l’Italia è davvero “diseguale” rispetto ad altri paesi.

Per i cristiani "Gesù è il Re e il Pastore del suo popolo, e la croce è il suo trono, ed è da qui che egli inaugura il suo Regno di giustizia, di amore e di pace. Dalla croce egli regge, governa, guida e discerne la giustizia e l’empietà; dalla croce, proprio perché Re e Pastore secondo Dio (Sal 72), egli si fa solidale con tutti gli innocenti, gli emarginati, gli scartati, i poveri della storia. Veramente il suo essere Re e Pastore, rivelandosi tale nel momento di estrema debolezza e fragilità, non segue la logica di questo mondo, perché – come scrive Paolo – «quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono» (1Cor 1,27-28)." (fr. Egidio Palumbo - 30.03.2011)