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giovedì 8 settembre 2011

“Il villaggio di cartone” di Ermanno Olmi, un film per riflettere

“Vorrei suggerire ai cattolici di ricordarsi di essere cristiani”. E se lo dice Ermanno Olmi, tutti sull'attenti, è il caso di stare a sentire. Il grande ottuagenario del nostro cinema (80 anni compiuti lo scorso 24 luglio) ha presentato alla Mostra di Venezia, fuori concorso, il nuovo film “Il villaggio di cartone”: storia di una chiesa sconsacrata che viene, se ci passate il termine, “riconsacrata” dagli immigrati clandestini che la eleggono a propria dimora, per sfuggire a una giustizia degli uomini che spesso riesce a essere disumana. 
Leggi tutto: Olmi: «Cristo è negli immigrati»

«Quando la carità è un rischio, proprio quello è il momento di fare carità». Il senso dell’ultimo film di Ermanno Ol­mi, Il villaggio di cartone , presentato ie­ri a Venezia fuori concorso, è contenu­to tutto in questa frase che ci riporta a uno dei temi chiave del cinema dell'ot­tantenne regista. Affrontato però que­sta volta in maniera per certi versi «ri­voluzionaria». La carità diventa così la scoperta nell’altro della propria felicità, dell’uomo delle origini. Gesto d’amore quasi estremo, l’unico capace di spalancare davvero le porte del futuro per l’umanità intera. 

Più che di un film si tratta di un sermone. Appassionato, vibrante di buoni sentimenti ma pur sempre una lezione a tesi sulla malattia di una società che, pur se in costanza di fede, tra il bene e il male ha imparato meglio il male. Chi vuole fare un viaggio nell'essenza stessa della cristianità secondo le dottrine del maestro Ermanno Olmi non può prescindere da Il villaggio di cartone , soggetto e sceneggiatura dello stesso Olmi che si è avvalso delle considerazioni di Claudio Magris e di monsignor Gianfranco Ravasi presentato fuori concorso tra gli Eventi di Venezia...

... Dopo aver inchiodato i libri di un morto sapere in Centochiodi , l' ottantenne Olmi ora si fa iconoclasta, spazzando via idoli e orpelli. «Quel Cristo di cartapesta è il simulacro di una fede vuota davanti a cui tutti si genuflettono - ribadisce -. Quando non è più la casa di Dio, bisogna abbattere il Tempio. E ricostruire in tre giorni, come dice Cristo, il Tempio dell' uomo». Di cartone oggi però non è solo la religione. «Anche la politica, l' economia, una certa cultura che dietro orpelli subdoli cela il nulla. Ci si affanna sul disastro economico, ma la vera manovra per salvare il Paese sarebbe una manovra morale, ritrovare l' integrità. Ma temo sia un discorso da dopolavoro, da Cral...». Anche la Chiesa non sembra occuparsene troppo. «La Chiesa non è quella di Roma. La Chiesa siamo noi. Noi dobbiamo rinnovarci, aprirci all'altro. Cos' è più importante dell' accoglienza? Vorrei suggerire ai cattolici di ricordarsi più spesso di essere anche cristiani»...