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sabato 17 marzo 2012

Donne e ministerialità nella chiesa

Nell'enciclica ‘conciliare’ Pacem in terris di Giovanni XXIII (1963) al n.22 l’ingresso crescente delle donne nella vita pubblica veniva annoverato tra i segni dei tempi, insieme alla crescita delle classi lavoratrici (n.21) e alla fine del colonialismo (n.23).
Ricordare l’enciclica è doveroso, per il valore storico di questo semplice e cauto riconoscimento: infatti è la prima volta che un documento magisteriale rileva la cosiddetta promozione della donna senza deplorarla – anzi come un fatto positivo.
I segni dei tempi sono ancora al centro della nostra attenzione, ma per quanto riguarda le donne la questione cruciale e non ignorabile è ormai quella del loro accesso al ministero nella Chiesa, a tutti i ministeri.
Venerande esclusioni
Certo il problema dei ministeri non è l’unico connesso con lo status della donna nella Chiesa, ma senza dubbio è fondamentale; guardando al futuro, è decisivo. Non solo e non tanto in se stesso, ma per la sua natura di segno.
In questo momento nella Chiesa la donna è ancora esclusa dai ministeri ecclesialmente riconosciuti: non solo da quelli ordinati (l’Ordine sacro, cioè, nei suoi tre gradi: episcopato, presbiterato, diaconato) ma anche da quelli istituiti, il lettorato e l’accolitato. 


Per una complessa serie di ragioni, le religiose si sono trovate sempre più, da un punto di vista ministeriale, “senza collocazione” nella Chiesa post-conciliare. Il Concilio ha sottolineato con forza la dignità e la missione dei laici, l'importanza fondamentale della Chiesa locale intesa come diocesi, parrocchia e persino famiglia in quanto centro della vita cristiana, e il servizio che il clero, cioè i vescovi, i diaconi e i presbiteri, è chiamato ad offrire a questa Chiesa locale. Tale rinnovata ecclesiologia non prevedeva un posto per i ministri o i ministeri che non facessero parte di questa struttura gerarchica, benché il Concilio insistesse più volte sul fatto che le religiose non fossero una categoria situata in una posizione non meglio definita tra i laici e gli ordinati. (…).
Ad aggravare questa “mancanza di ruolo” e la conseguente invisibilità delle religiose è sopraggiunta la rapida scomparsa di molte istituzioni, come le scuole cattoliche, che costituivano il luogo privilegiato del loro ministero e/o la scomparsa delle religiose stesse da quelle istituzioni a causa della diminuzione di risorse finanziarie e umane.
Se molte di loro, specialmente all'inizio, hanno trovato una nuova collocazione nelle parrocchie e nelle diocesi, il loro ruolo all'interno del sistema ecclesiastico è stato e continua ad essere anomalo e spesso carico di tensione.