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martedì 24 luglio 2012

Retroscena di Vatileaks rivelati da Repubblica e smentiti dal Vaticano

E dopo il maggiordomo del Papa venne la governante tedesca, la donna capace di capire la scrittura minuta e articolata delle carte di Benedetto XVI. E dopo la governante l'ex segretario personale di Joseph Ratzinger, tedesco pure lui, oggi vescovo addirittura, sacerdote che l'aveva servito per 19 anni prima di lasciare l'incarico all'aiutante attuale, padre Georg Gaenswein. E infine il cardinale italiano che aiutava il Pontefice a redigere i discorsi, l'ex vice Camerlengo, Sua Eminenza Paolo Sardi.
"Ci saranno sorprese", aveva detto poche settimane fa all'agenzia Ansa il cardinale Julian Herranz Casado, capo della Commissione composta da tre porporati, incaricata da Benedetto di scoprire la verità sui documenti trafugati dalla sua scrivania e finiti pubblicati sui media. "Ci saranno sorprese", dice a Repubblica una fonte interna alle Mura vaticane circa l'identità dei cosiddetti Corvi, cioè coloro che hanno fatto uscire le carte. E per la prima volta, sabato, nel suo briefing con la stampa il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, non ha negato che ci possano essere altre persone sottoposte a indagine. I sospetti degli inquirenti penali e della Commissione cardinalizia che ora ha consegnato il rapporto al Papa si stanno così concentrando, fra gli altri, su 3 persone attorno al Pontefice: la professoressa Ingrid Stampa, il vescovo Josef Clemens, e il cardinale Paolo Sardi.


La risposta ufficiale della Santa Sede:

Nuova dura smentita del direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi sulla questione della fuga di documenti vaticani riservati: riguarda per l’ennesima volta il quotidiano La Repubblica, che ha pubblicato oggi un articolo praticamente copiato da un servizio di una settimana fa di Die Welt. Pubblichiamo di seguito il testo

Paolo Gabriele, l'aiutante di camera infedele nella cui abitazione sono stati ritrovati documenti riservati sottratti dall'appartamento pontificio, ha chiesto perdono a Benedetto XVI in una lettera nella quale esprime il suo dolore e il suo pentimento per quello che ha fatto.