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giovedì 12 luglio 2012

Rio+20 è tempo di bilanci...

A pochi giorni dalla chiusura dei lavori del summit internazionale Rio+20 che si è tenuto a Rio de Janeiro lo scorso giugno, i media cominciano a tracciare un primo bilancio dell’evento e nel mondo ci si chiede se l’occasione sia stata colta dai potenti della terra per adottare una politica ambientale comune che sappia fornire risposte concrete e adeguate alle tante emergenze che affloggono il pianeta. 
Leggi tutto: Rio+20: come è andata?

Rio de Janeiro è una città di inversioni a U. Il segnale stradale più frequente è “Retorno”, inversione. E Rio+20 ha seguito quello schema. E’ stato una grande inversione a U in termini di responsabilità umana di proteggere i processi che proteggono la vita sul pianeta.
Vent’anni fa, al Vertice della Terra, furono firmati accordi legalmente vincolanti per proteggere la biodiversità e prevenire un cambiamento climatico catastrofico. La Convenzione sulla Biodiversità Biologica e la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico spronarono i governi a cominciare a modellare leggi e politiche per affrontare due delle più significative crisi ecologiche del nostro tempo.
Il programma per Rio+20 sarebbe dovuto consistere nel valutare perché l’attuazione dei Trattati di Rio sia stata inadeguata, nel riferire come le crisi sono peggiorate e nel proporre obiettivi legalmente vincolanti per evitare un peggioramento della crisi ecologica. Ma l’intera energia del processo ufficiale è stata concentrata su come evitare qualsiasi impegno. Rio+20 sarà ricordato per quel che ha mancato di fare in un periodo di crisi gravi e multiple, non per quel che ha realizzato.


Non corrisponde a realtà dire che la Rio +20 è stata un successo. Infatti non siamo arrivati a nessuna misura vincolante e nemmeno sono stati creati fondi per lo sradicamento della povertà né meccanismi per il controllo del riscaldamento globale. Non sono state prese decisioni per rendere effettivi i propositi della conferenza che erano creare condizioni per «il futuro che vogliamo». Sta nella logica dei governi non ammettere fallimenti. Ma non per questo cessano di esserlo. Dato il degrado generale di tutti i servizi ecosistemici, non progredire significa andare indietro. 
Leggi tutto: Insufficienze concettuali della Rio +20 di L.Boff

La Conferenza di Rio+20 si è conclusa senza raggiungere risultati concreti ed impegni vincolanti capaci di favorire lo sviluppo sostenibile, sradicare la povertà e far fronte al peggioramento della crisi ambientale, le cui conseguenze gravano soprattutto sulle popolazioni povere del sud del mondo e meno responsabili di questa crisi. 
Leggi tutto: RIO+20: UNA DELUSIONE ANNUNCIATA

Ormai la Conferenza di Rio+20 è alle spalle, e ormai le analisi post evento sono concordi nel definire l’appuntamento come fallimentare. 

Una pioggia di critiche su tutti i fronti ha accolto il risultato del Summit Mondiale sulla Terra Rio+20, a vent’anni dall’ultimo, svoltosi anch’esso a Rio De Janeiro nel 1992. Eppure argomenti di cui parlare e problemi da risolvere non mancavano affatto: cambiamento di clima, emissioni di CO2, deforestazioni e quant’altro. E’ lo stesso Direttore Generale del WWF Jim Leape a parlare di ‘fallimento’ ed il testo pubblicato alla fine del summit ne è la prova: dopo vent’anni, oltre a riconoscere uno stato di fatto ambientale alquanto preoccupante, ancora non si riesce a raggiungere obiettivi che vadano al di là di semplici ‘linee guida’ da seguire. 

A qualche giorno di distanza dalla chiusura del summit ONU per lo Sviluppo Sostenibilelo scorso 22 giugno, Cityfactor vi presenta un resoconto finale dei principali temi discussi e delle indicazioni emerse dai negoziati. Sul tavolo, agenda per la Green Economy e Riforma della Governance ONU. Ma come è andata a finire?
Secondo la grande maggioranza della stampa e delle associazioni ambientaliste il documento è «un fallimento»...
Secondo la mia opinione questa posizione è corretta, ma solo in parte. Il bicchiere non è necessariamente mezzo vuoto...
Rio+20, quindi, può anche essere visto positivamente, soprattutto quando si sposta lo sguardo dalle sale dei negoziati alle centinai di eventi che si sono tenuti dentro e fuori al RioCentro in concomitanza con il summit di alto livello.
Dove Rio vince è nelle forze provenienti dal basso: dalle imprese, dalla società civile, dalle città, delle reti, dai rapporti nazionali bilaterali. A Rio infatti sono stati siglati oltre 700 impegni volontari che, seppur con visioni anche molto diverse, che indicano l’urgenza di agire per far sì che la sostenibilità delle pratiche economiche sia un punto di partenza indiscutibile...

A Rio+20 le Nazioni Unite hanno dimostrato di essere prigioniere delle multinazionali, delle banche, del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale.... Di fatto l’Onu benedice l’economia verde di mercato a vantaggio del grande business e della finanza globale. Ecco perché diventa fondamentale la capacità della cittadinanza attiva di organizzarsi a livello locale, regionale, nazionale e internazionale. 
Leggi tutto: Tonfo Onu

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