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martedì 21 agosto 2012

"Mo e Saamiya, le due facce della Somalia" di Igiaba Scego

... Oggi la Somalia è alla vigilia di un voto delicato, il 20 agosto si sceglierà infatti il nuovo presidente. Un voto molto atteso quello del 20 che potrebbe davvero traghettare il paese verso un futuro fatto di pace e speranza. I dubbi sono ancora tanti, l’esito delle elezioni incerto, ma i somali sembrano crederci sul serio questa volta...
Una realtà in movimento di cui i media globali si occupano poco e ancora con vecchi schemi da guerra fredda. Ed è questa realtà in movimento che Mo Farah ha in qualche modo rappresentato con la sua falcata da ghepardo. Una corsa inarrestabile la sua. Bellissima. Una corsa che ha potuto fiorire grazie all’interessamento del suo professore di educazione fisica Alan Watkinson. Mo che sognava l’Arsenal e un ruolo come ala destra, si è trovato invece in una notte d’Agosto ad essere incoronato, da uno stadio, re d’Inghilterra...
Ma le facce di una medaglia sono sempre due. Se in una c’è la gloria di Mo Farah, l’altra racconta di una Somalia che soffre ancora e che ha smesso di credere in un futuro possibile all’equatore. A ricordare il lato oscuro della storia è stato un ex atleta somalo, l’unico ad aver vinto una medaglia per questo paese in perenne conflitto. Il suo nome è Abdi Bile. Uno sconosciuto in Occidente, un eroe per i suoi connazionali che ricordano ancora con emozione l’oro nei 1500 metri vinto ai mondiali di Roma del 1987.
Un Abdi Bile invecchiato, ma sempre indomito, si è rivolto con il suo somalo d’altri tempi ad un platea riunita per ascoltare i membri del comitato olimpico nazionale. Fa una domanda Abdi Bile, chiede: “sapete che fine ha fatto Saamiya Yusuf Omar?”. Nessuno conosce questa ragazza. Abdi Bile spiega con pazienza che la ragazza ha partecipato ai giochi di Pechino 2008. Erano in due a tener alto il vessillo della Somalia durante la parata olimpica, una era proprio Saamiya... “la ragazza, Saamiya è morta…morta per raggiungere l’occidente. Aveva preso una caretta del mare che dalla Libia l’avrebbe dovuta portare in Italia. Non ce l’ha fatta. Era un’atleta bravissima. Una splendida ragazza”. 
... Mo Farah e Saamiya Yusuf Omar due ragazzi, lo stesso paese di nascita, destini incrociati e opposti. “Siamo felici per Mo, è il nostro orgoglio” dice Abdi Bile “ma non dimentichiamo Saamiya”. Il presidente (o la presidentessa: sono ben due le donne candidate) che uscirà dalle urne somale dovrà tener conto di questi due destini se vorrà traghettare questo paese ferito verso un futuro senza guerra. 

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