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domenica 30 settembre 2012

ANCORA UNA VOLTA I BAMBINI COLPITI DALLA VIOLENZA

Attacco terroristico in una chiesa cristiano-evangelica di Nairobi, in Kenia. Una, forse due bombe, molto probabilmente granate, sono esplose in una chiesa della capitale del Kenia. Le bombe a mano sono state lanciate all'interno di un locale della chiesa dove era in corso una lezione di catechismo. Almeno quattro bambini sono stati coinvolti nell'esplosione. Uno sarebbe morto. 
Leggi tutto: Esplosione in una chiesa in Kenia: un morto Una granata nella scuola domenicale: tre bambini feriti


E’ di almeno tre morti e 14 feriti il bilancio di un attentato kamikaze condotto con un’autobomba contro una scuola elementare della provincia di Anbar, in Iraq.
Leggi tutto: Iraq, kamikaze in una scuola: 3 morti e 14 feriti

«L'UNICEF condanna duramente quest'attacco» ha dichiarato Marzio Babille, Rappresentante dell'UNICEF in Iraq. «L'uccisione dei bambini è inaccettabile. Gli attacchi alle scuole, luoghi che hanno lo scopo di fornire un ambiente sicuro in cui poter apprendere, sono una grave violazione dei diritti dei bambini.»

Con il rapporto Atrocità Taciute, che raccoglie le testimonianze dirette di decine di bambine, bambini e genitori rifugiati in particolare in Giordania, Save the Children denuncia oggi le crudeltà subite dalle più vulnerabili tra le vittime del conflitto, e si appella alle Nazioni Unite perché vengano impegnate più risorse nella documentazione di tutte le violazioni dei diritti dei bambini in Siria, affinchè questi crimini non vengano più compiuti anche grazie all’impunità. 

Le prime vittime degli scontri che da più di un anno insanguinano la Siria sono i bambini: torturati, esiliati, costretti ad assistere a violenze che nessuno dovrebbero mai subire o vedere. 
Leggi tutto: Le voci dei bambini nell'emergenza siriana



"Felicita' con Dio o con la scienza?" Vito Mancuso e Giulio Giorello (VIDEO)

"Felicita' con Dio o con la scienza?"
  Vito Mancuso e Giulio Giorello 

Uno dei più importanti filosofi italiani, Giulio Giorello, e uno dei più discussi e letti teologi italiani, Vito Mancuso. Un ateo a confronto con un credente. Dobbiamo credere in Dio per essere felici? Oppure credere in Dio non è la cosa migliore per la felicità? La visione offerta da Giorello è un antidoto al ritorno massiccio degli integralismi e dei fanatismi religiosi e uno strumento intellettuale per orientarsi nel mondo; la teologia proposta da Mancuso è fondata fortemente sul principio di libertà.

Incontro tenuto nell'ambito del Festival della Felicità 2012 presso il Cortile di Palazzo Grandari di Pesaro il 2 giugno 2012  e moderato dal giornalista e scrittore Edoardo Camurri.





Invettiva di Benedetto XVI contro i "ricchi disonesti" - Angelus del 30.09.2012

Invettiva di Benedetto XVI contro i "ricchi disonesti", 
moralità ad ogni livello 
- Angelus del 30.09.2012 - 


Cari fratelli e sorelle!
Il Vangelo di questa domenica presenta uno di quegli episodi della vita di Cristo che, pur essendo colti, per così dire, en passant, contengono un profondo significato (cfr Mc 9,38-41). Si tratta del fatto che un tale, che non era dei seguaci di Gesù, aveva scacciato dei demoni nel suo nome. L’apostolo Giovanni, giovane e zelante come era, vorrebbe impedirglielo, ma Gesù non lo permette, anzi, prende spunto da quella occasione per insegnare ai suoi discepoli che Dio può operare cose buone e persino prodigiose anche al di fuori della loro cerchia, e che si può collaborare alla causa del Regno di Dio in diversi modi, anche offrendo un semplice bicchiere d’acqua ad un missionario (v. 41). Sant’Agostino scrive a proposito: «Come nella Cattolica – cioè nella Chiesa – si può trovare ciò che non è cattolico, così fuori della Cattolica può esservi qualcosa di cattolico» (Agostino, Sul battesimo contro i donatistiPL 43, VII, 39, 77). 
 .... 
Nella Liturgia odierna risuona anche l’invettiva dell’apostolo Giacomo contri i ricchi disonesti, che ripongono la loro sicurezza nelle ricchezze accumulate a forza di soprusi (cfrGc 5,1-6). Al riguardo, Cesario di Arles così afferma in un suo discorso: «La ricchezza non può fare del male a un uomo buono, perché la dona con misericordia, così come non può aiutare un uomo cattivo, finché la conserva avidamente o la spreca nella dissipazione» (Sermoni 35, 4). Le parole dell’apostolo Giacomo, mentre mettono in guardia dalla vana bramosia dei beni materiali, costituiscono un forte richiamo ad usarli nella prospettiva della solidarietà e del bene comune, operando sempre con equità e moralità, a tutti i livelli. ....

IMPORTANTE:
APPELLO PER LE POPOLAZIONI CONGOLESI. 






XXVI Domenica - Tempo Ordinario - Anno B - Commento al Vangelo di don TONINO LASCONI "C’è un partito di Gesù?"

XXVI Domenica - Tempo Ordinario - Anno B
C’è un partito di Gesù?
di don TONINO LASCONI

LETTURE: Nm 11,25-29; Sal 18; Gc 5,1-6; Mc 9,38-43.45.47-48


Mosè e Gesù: due menti e due cuori grandi, capaci di volare sopra la meschinità che spinge continuamente a dividere tra “i nostri” e “gli altri”… Il partito di Gesù è un “non partito”, che non divide ma unisce, e riconosce e accetta il bene da qualsiasi parte provenga.

Mosè non accetta le preoccupazioni “partitiche” di Giosuè, che vorrebbe riservare il dono della profezia al gruppo dei settanta anziani.Gesù respinge la richiesta “partitica” dell’apostolo Giovanni, che chiede di riservare il potere di cacciare i demoni soltanto a coloro che fanno parte del gruppo.
Mosè e Gesù: due menti e due cuori grandi, capaci di volare sopra la meschinità che spinge continuamente a dividere tra “i nostri” e “gli altri”, alzando barriere, fomentando pregiudizi, scatenando contrapposizioni.
Purtroppo il cuore e la mente grandi come quelli di Mosè e di Gesù sono una merce rara. Quello che abbonda è la gelosia delle prerogative della propria parte, del proprio partito. Questo anche nella Chiesa, nella quale, nel corso dei secoli, ha creato separazioni, eresie, contrasti d’ogni tipo, e oggi spinge associazioni, gruppi, movimenti , parrocchie, e anche istituzioni ad altissimo livello (tanto per non parlare di contrasti tra prelati e cardinali che ci hanno edificato in questi ultimi mesi… ) a cercare e a vantare la propria superiorità nei confronti dell’altra parte.
In questo modo, purtroppo, la Chiesa indebolisce di molto il suo dovere e la sua capacità di testimoniare e di stimolare il superamento delle divisioni e delle contrapposizioni alla società, che avrebbe un bisogno urgentissimo di stimoli e testimonianze in tal senso. Basti guardare dove i “partiti politici e non solo”, diventando roccaforti della più bieca e ottusa ricerca di privilegi per la propria parte, hanno portato il nostro paese.
È possibile superare lo strapotere del “partito dei nostri”?

Leggi tutto: C’è un partito di Gesù? di don Tonino Lasconi


sabato 29 settembre 2012

Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto - I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2012 - LA CHIESA SI FA DIALOGO A 50 anni dal Concilio Vaticano II -


Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto 

I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2012

Dal 24 Ottobre al 5 Dicembre presso la sala del convento dalle ore 20.00 alle ore 21.00



 
LA CHIESA 
SI FA DIALOGO
A 50 anni dal Concilio Vaticano II


Leggi il calendario degli incontri (pdf)



Don Luigi Ciotti contro la corruzione rilancia sulla confisca dei beni - interviste ad Avvenire e Repubblica

Luigi Ciotti

Il Presidente di Libera rilancia sulla confisca dei beni

«I corrotti devono restituire tutto alla collettività. Hanno rubato, continuano a rubare, e stanno facendo in modo di continuare a rubare. E questo è un fatto gravissimo». Don Luigi Ciotti cadenza queste durissime parole. Non ha dubbi il presidente di Libera. «La corruzione è un furto che impoverisce la società. Bisogna provare disgusto per quello che abbiamo visto in questi giorni. Si scoprono cose impensabili, mentre non ci sono i soldi per gli ultimi, per i deboli». Proprio per questo, insiste, «la politica deve dare una riposta al milione e 200mila cittadini che hanno firmato l'appello perché siano finalmente confiscati i beni dei corrotti, come prevede la Finanziaria 2007».
Firme che lo scorso 3 marzo don Luigi, accompagnato da un gruppo di familiari di vittime delle mafie, ha consegnato al Quirinale al Campo dello Stato. Ma, commenta amaramente, «la grande stampa nazionale, tranne poche eccezioni, non ha scritto una riga». Mentre il presidente Napolitano «ha voluto che una parte di esse entrasse negli archivi del Quirinale perché fanno parte della storia del nostro Paese. Cittadini che chiedono verità, giustizia, chiarezza, trasparenza. E qualcosa di molto concreto come la confisca ai corrotti».

"E' necessario dare una spinta a un decreto legge che cerca di mettere dei punti di una riforma importante". E ancora: "Va sostenuto il governo che in questa azione è fortemente ricattato". Don Luigi Ciotti firma l'appello di Repubblica a favore della legge anticorruzioe sollecitata dal Capo dello Stato e ferma in Parlamento. Intervista di Repubblica TV



"Sentinella, quanto resta della notte?" di Enzo Bianchi

"Sentinella, quanto resta della notte?" 
di Enzo Bianchi

Intervento di Enzo Bianchi svoltosi giovedì 20 settembre presso il Teatro Donizetti di Bergamo, secondo incontro dei Daloghi dello Spirito dell'edizione 2012 di  "Molte fedi sotto lo stesso cielo" promosso dalle Acli di Bergamo. 

VIDEO PRIMA PARTE


VIDEO SECONDA PARTE


VIDEO TERZA PARTE


VIDEO QUARTA PARTE


venerdì 28 settembre 2012

«Le domande grandi dei bambini» - Catechesi attraverso YouTube

Catechesi attraverso YouTube. O meglio, un programma on line per aiutare i genitori a spiegare ai propri figli alcuni concetti della fede. E, soprattutto, invitare gli adulti a «prendere sul serio gli interrogativi posti dai più piccoli». Monsignor Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Roma, spiega così l’iniziativa partita la scorsa settimana, che andrà avanti per tutto l’anno pastorale. Il nome già ne dà il senso: «Le domande grandi dei bambini». Ogni venerdì, sul nuovo canale YouTube dell’Ufficio catechistico (al quale si può accedere anche dal sito dell’Ufficio stesso, www.ucroma.it), verrà caricato un video di tre minuti nel quale padre Maurizio Botta, della congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, risponderà a una o più domande realmente formulate da bambini, lette dalla giornalista Costanza Miriano. Alcune le ha raccolte lei stessa tramite il suo blog (costanzamiriano.com) e si tratta sempre di questioni che spiazzano.

I bambini sono intelligenti, intuitivi, assetati di verità e conoscenza. Le loro domande non sono banali o scontate, anzi! Spesso sono così acute e profonde da mettere in difficoltà chi volesse rispondere loro adeguatamente: molte volte risvegliano le domande che gli adulti stessi hanno messo a tacere e che invece portano nel cuore. 
Partendo da questo presupposto, l'Ufficio catechistico della diocesi di Roma ha realizzato una serie di video che incoraggino i genitori a rispondere ai figli. 
La giornalista e scrittrice Costanza Miriano, mamma di quattro figli, sottoporrà settimanalmente gli interrogativi dei bambini sui grandi temi della vita a padre Maurizio Botta, per lasciare che il Vangelo della domenica dia loro una risposta. 
Nell'episodio-pilota dal titolo "Premessa. Un aiuto ai genitori", vengono chiarite le finalità di questa serie di video. 

In questo epsodio Costanza presenta a padre Maurizio la domanda «Ma come fa Gesù a sentirmi se il Cielo è lontanissimo?». La risposta arriva da una frase del Vangelo della XXV domenica del tempo ordinario (anno B): «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me». 

In questo epsodio Costanza presenta a padre Maurizio la domanda «Ma perché le maestre ci parlano solo delle cose brutte che hanno fatto i papi?». La risposta arriva da una frase del Vangelo della XXVI domenica del tempo ordinario (anno B): «Chi scandalizza uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare».



Arturo Paoli, il prete scomodo: "Gli ultimi sono già i primi" - Un'intervista per conoscere di più Padre Arturo

Cent'anni di sollecitudine verso gli emarginati, l’esortazione ad "amorizzare" il mondo, la crisi della Chiesa... Così parla il religioso che ha trascorso 13 mesi tra le dune del deserto

Che soffi vento bugiardo o che l’aria sia pigra per il caldo, la chiesa a Pieve Santo Stefano si riempie ogni domenica mattina, alle 10.30. Salgono la collina appoggiata a Lucca le auto, ne escono cattolici, laici, curiosi, ragazzi, donne, perché a officiare la messa c’è Arturo Paoli, le ossa invecchiate piegate da fargli toccare col mento lo sterno. Ma, quando comincia a parlare, i 100 anni che l’anagrafe gli ha messo addosso (il 30 novembre) si sbriciolano. La voce è forte. Gli occhi non conoscono opacità senile. E le parole hanno il sale dentro, pizzicano le parti escoriate mentre danno sapore al vivere.
Ha scritto 50 libri, ha speso la sua vita dando: in Argentina, Venezuela, Brasile, Italia (anche in politica, nell’Azione cattolica). È Giusto fra le nazioni per avere salvato centinaia di ebrei. Religioso, presbitero, fa parte della Congregazione dei piccoli fratelli del Vangelo. La pazienza del nulla è il suo ultimo libro, una ristampa dell’esperienza nel deserto vissuta quando aveva poco più di 40 anni: 13 mesi fra le dune, 600 chilometri percorsi e molte domande. Con una sola risposta: "Gesù, il mio amico".
Non bisogna avere fede per sentire l’onda d’urto sollevata da Paoli. Per entrare in crisi pensando ai suoi 100 anni di sollecitudine (parafrasando Gabriel García Márquez) spesi ad aiutare giovani, minatori, prostitute, perseguitati politici, scarti umani del mondo consumista. Un religioso molto amato dai laici, non sempre dalla Chiesa...




Ricordo di Papa Giovanni Paolo I nel 34° anniversario della morte - Papa dal “sermo humilis”

Ridistribuire i beni della Chiesa, aprire le porte alla contraccezione. Rinunciare per dare. Era questo ciò che voleva papa Giovanni Paolo I. Il papa del sorriso, il papa ammalato, il papa che aveva patito la fame, il papa dei 33 giorni. Perché quel pontefice voluto da (quasi) tutti, eletto con la più grande maggioranza tra i conclavi del 900, restò in carica poco più di un mese.
Una morte prematura, inaspettata, chiacchierata, la sua. Una morte su cui non si è potuto fare chiarezza: vietata l’autopsia dal Vaticano, che ha assicurato che si è trattato di un infarto. E, da quel tragico agosto del 1978, papa Luciani è stato sulle cronache, sulle bocche, sulle chiacchiere. Ma anche, e soprattutto, nelle preghiere, nei cuori, nei ricordi. Nella mente di chi, in vita, gli è stato accanto, provando per lui stima, affetto, ammirazione. ”Non è insolito che faccia parte del nostro parlare quotidiano e talvolta di fronte a delle grandi difficoltà ci si appelli a lui”, ha dichiarato Antonio Da Ros, il suo medico personale.
E, in occasione del centesimo anniversario dalla nascita di Luciani, sul numero de Il Quindicinale in edicola da mercoledì, un’intervista al medico personale del papa. Un medico, ma anche un amico, “uno di famiglia”. Che ricorda le vicende, le opinioni, i modi di fare del compagno scomparso. Lo speciale su papa Luciani presente ne Il Quindicinale, dalla breve biografia, alle dichiarazioni di Mons. Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto, che ha conosciuto il pontefice, farà (ri)scoprire Sua Santità, raccontata dai più intimi e vicini punti di vista. E di vita.
Vescovo a Vittorio Veneto, Patriarca a Venezia, Papa a Roma. E, nonostante tutto, umile. A tal punto che, il giorno dopo la sua elezione dichiarò « Ieri mattina io sono andato alla Sistina a votare tranquillamente. Mai avrei immaginato quello che stava per succedere.» 
(fonte: OGGITreviso)

La prima tesi di dottorato dedicata Giovanni Paolo I svela il volto intimo del successore di Paolo VI e le radici letterarie del suo “sermo humilis”
... La tesi di Stefania Falasca lascia in fuorigioco quanti si ostinano a scambiare l’humilitas e la semplicità di Luciani per sprovvedutezza o addirittura per mediocrità intellettuale. Se papa Montini lo considerava un «fine teologo», per il filosofo Jean Guitton il successore del suo grande amico Paolo VI era «uno scrittore nato» e la sua arte di raccontare era «abitudine acquistata mediante lungo esercizio, e non formula magico-cabalistica». La sua stessa opzione per il registro letterario e la ricerca di un linguaggio accessibile a tutti, emancipato da ogni sofisticazione, era in Luciani il frutto di un lavoro e di un’applicazione assidua... 

Tutta la dolcezza e l'umanità di Giovanni Paolo I

giovedì 27 settembre 2012

"La riforma elettorale guardi all'uomo" di Bruno Forte

Si parla molto di legge elettorale. Lo fa con autorevolezza il Capo dello Stato, pungolando parlamentari e partiti a procedere con sollecitudine alla riforma della legge che dalla fine del 2005 ha modificato il sistema elettorale italiano. L'accordo sulla necessità e l'urgenza di questa riforma è – a parole – quasi generale. Eppure, finora non si è ottenuto nulla. L'impressione che molti hanno è che le forze politiche stiano considerando più i vantaggi e gli svantaggi che a esse verrebbero dalle possibili modifiche del l'attuale normativa che non l'interesse del Paese e quello della gente comune. Ecco perché, senza entrare in merito a proposte tecniche per le quali non ho competenza, vorrei provare a considerare la questione sotto il profilo etico, partendo da ciò che mi pare di cogliere fra la gente, accanto alla quale il mio impegno quotidiano di pastore continuamente mi pone. 

Leggi tutto: La riforma elettorale guardi all'uomo di Bruno Forte


“Solidarietà e conflitti” V edizione del Festival del Diritto

Non sembra essere tempo di solidarietà, il nostro. Eppure, non si può dire che non ce ne sarebbe bisogno. 
I fattori che mettono a rischio la coesione e la tenuta stessa delle nostre società sono innumerevoli e crescenti. 
I sacrifici che oggi vengono richiesti, con l’imperativo dello stato di necessità, per fronteggiare la crisi finanziaria che stiamo vivendo, minacciano quelle politiche di inclusione che hanno consentito l’integrazione delle masse nella democrazia italiana, dandole forza e sostanza politica. 
L’impoverimento del ceto medio, la precarizzazione del mondo del lavoro e l’esclusione da esso, la frattura tra Nord e Sud e quella all’interno della cittadinanza tra italiani e immigrati sono tendenze che, se non contrastate e governate, ingenerano un senso diffuso di paura e solitudine, il quale può aprire la strada a scorciatoie regressive, alla ricerca del capro espiatorio, a vie d’uscita autoritarie dalla crisi. Non è un problema solo italiano
Leggi tutto: Il Festival

“Solidarietà e conflitti”: anche quest’anno, nella dicotomia che dà il titolo alla quinta edizione del Festival del Diritto è racchiuso un universo dalle tante sfaccettature, che grandi nomi della cultura, della politica, dell’economia e della società civile italiana saranno chiamati ad approfondire in un intreccio di temi e prospettive. 
Leggi tutto: Il programma dell’edizione 2012

Dal 27 al 30 settembre a Piacenza esperti e pubblico discutono su come salvare e rilanciare la cultura dell'integrazione, in una fase in cui sembra prevalere il conflitto.
Leggi tutto: La solidarietà? Un diritto

Saranno numerose le dirette che verranno proposte su www.piacenzasera.it e su www.festivaldeldiritto.it le cui riprese saranno eseguite da Cravedi Produzione Immagini in collaborazione con Canale Emilia. Per il quarto anno, in Piazza Cavalli, verrà anche allestito il Media Center dove sarà possibile assistere alle dirette degli eventi trasmesse dalle differenti location del Festival.

Ecco l’elenco delle dirette streaming:
  •  Giovedì 27 settembre:
ore 16.30 dal Salone Palazzo Gotico: Inaugurazione
ore 18.00 dalla Sala dei Teatini: “Da dove viene la solidarietà”, interviene Stefano Rodotà
ore 20.00 dal Salone Palazzo Gotico: “Noi, gli altri”, interviene Moni Ovadia
  •  Venerdì 28 settembre:
ore 10.30 dalla Fondazione Piacenza Vigevano: “I tunisini sulla via della democrazia”, interviene Lilia Zaouali
ore 12.00 dalla Sala dei Teatini: “Come governare i conflitti internazionali”, intervengono Lucio Caracciolo, Alessandro Colombo e Costanza Margiotta
ore 16.00 dalla Sala dei Teatini: “La città solidale”, intervengono Lorenzo Guerini, Christian Iaione, Roberto Reggi, Flavio Tosi.
ore 17.00 da Palazzo Galli: “Sul lavoro”, intervengono Vincenzo Ferrante, Luciano Gallino, Massimo Mucchetti
ore 20.00 dal Salone Palazzo Gotico: “Un mondo solidale”, interviene Emma Bonino
  •  Sabato 29 settembre:
ore 9.30 da Palazzo Galli: “Conflitto”, interviene Paolo Colombo
ore 10.30 da Salone Palazzo Gotico: “Convivere”, interviene Andrea Riccardi
ore 12.00 dalla Sala dei Teatini: “Progettare oggi la città sostenibile e intelligente di domani”, intervengono Andrea Barbabella, Silvio Bisotti, Piero Fassino, Elisabetta Ferrari e Guido Martinotti.
ore 16.30 dal Salone Palazzo Gotico: “Conflitti religiosi e territori”, intervengono Antonio Chizzoniti, Paolo Dosi, Oreste Ferri.
ore 17.30 da Palazzo Galli: “Il futuro dello Stato Sociale” intervengono Marcello De Cecco, Maurizio Landini.
ore 18.30 dalla Sala dei Teatini: “Opportunità e limiti del conflitto” interviene Alberto Asor Rosa.
ore 20.00 dal Salone Palazzo Gotico: “Solidarietà”, interviene don Luigi Ciotti
  •  Domenica 30 settembre:
ore 11.00 dal Salone di Palazzo Gotico: “Sicurezza e solidarietà” interviene Anna Maria Cancellieri
ore 12.00 dalla Sala dei Teatini: “Conflitti di genere” intervengono Oberto Bin, Paola Concia e Tamar Pitch
ore 17.00 dall’Auditorium Sant’Ilario: “La solidarietà in concreto” intervengono Ernesto Olivieri e Carla Osella
ore 19 dal Salone Palazzo Gotico: “L’Europa tra solidarietà e conflitti” interviene Barbara Spinelli



mercoledì 26 settembre 2012

Chiesa "nel" mondo o chiesa "e" mondo? di Piero Stefani

Qualche mese fa al termine di una conferenza fu chiesto a Massimo Faggioli - uno dei più attenti studiosi attuali del Vaticano II - quale fosse stato il motivo principale che ha rallentato in modo tanto vistoso lo slancio conciliare partito gagliardo a metà degli anni Sessanta. La sua risposta è stata di indicare una serie di critiche mosse alla Gaudium et spes (una delle quattro costituzioni del Vaticano II) avanzate anche da teologici di primaria grandezza e non certo appartenenti al novero degli anticonciliatoristi. Non si può negare l’effettiva esistenza di critiche pensose, ma si può dubitare che esse abbiano svolto un ruolo rilevante nella scelta compiuta, in alto loco, di spingere il pedale del freno.
Una valutazione complessiva della costituzione conciliare esigerebbe lunghi discorsi. Nonostante il fatto che sia un procedere riduttivo, qualcosa del suo spirito lo si può, però, ricavare già dal coraggioso titolo del documento: «Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo». L’aver introdotto un «nel» al posto di un possibile «e» indica un aspetto irrinunciabile: la Chiesa è più piccola del mondo e ciò la obbliga, se vuole essere strumento di salvezza, ad assumere la logica del chicco di senape.
Quel «in» parla il linguaggio di una condivisione posta all’insegna di quanto è accomunante e se è da registrarsi una predilezione essa va riservata ai poveri: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie, le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo». Su questo punto allora nessuna critica fu espressa. Eppure in queste righe iniziali risuona un approccio ben distante da quello che udiamo oggi. Lì non si parla di un mondo destinato alla rovina in quanto ha girato le spalle alla fede. Quando l’analisi è questa, l’istanza non è di condividere le gioie e i dolori degli altri; all’opposto sono gli altri a dover tornare a far proprie le nostre convinzioni (assai più che le nostre prassi). In definitiva, i vertici della Chiesa cattolica hanno ripreso a parlare nel modo tipico di chi si trova, suo malgrado, nel mondo contemporaneo; vale a dire di chi è costretto a operare in un contesto contraddistinto da una crescente mancanza di fede (discorso, in realtà, costantemente ripetuto almeno da quando è iniziata quella storia, vecchia di oltre due secoli, che continuiamo a chiamare contemporanea)...
Leggi tutto: "Nel" o "e" ? di Piero Stefani



"La saggezza del sorriso" intervista a Moni Ovadia e Enzo Bianchi

La sapienza del sorriso, questo il filo nel labirinto di Torino Spiritualità 2012
Il sorriso che insegna, accoglie, racconta e guarisce. Proviamo a orientarci con l' aiuto di Moni Ovadia ed Enzo Bianchi, il grande autore e attore ed il monaco priore di Bose. Nella quiete del monastero, interrotta solo dal rintocco di una timida campana, i primi sorrisi si disegnano proprio sui loro volti. E dicono moltissimo.

In cosa consiste, secondo voi, "la sapienza del sorriso"? 
Moni Ovadia: «All'inizio dell'avventura del monoteismo ebraico, c' è un'annunciazione che precede di 1.500 anni quella cristiana. Abramo, circonciso e centenario, è in comunicazione col divino e apprende che sua moglie Sara, novantenne e sterile, gli darà un figlio. Per tutta reazione, Abramo si scompiscia dalle risate, è ovvio che non ci crede, mentre il riso di Sara è più vergognoso ma non meno scettico. Nove mesi dopo, il Santo Benedetto si presenta per annunciare che il nascituro si chiamerà Isacco, nome che in italiano dice poco ma in ebraico è il futuro del verbo ridere. Eccolo, il figlio per quei due che tanto risero nel momento dell' annunciazione. L'identità ebraica è uno scoppio di risa, come l' aprirsi all'utopia, al cortocircuito tra senso e controsenso. Magari, la risata ebraica comincia con Caino che chiede "Sono forse io il custode di mio fratello?", dopo averlo ucciso. Ma Dio raccoglie la provocazione, dicendo "nessuno tocchi Caino"». 
Enzo Bianchi: «Noi cristiani siamo sempre sorpresi per come gli ebrei, leggendo la Bibbia, siano capaci di humour e sorriso. Il Nuovo Testamento non dice mai che Gesù rise o sorrise, eppure ricordo che Pasolini nel "Vangelo secondo Matteo" fa aprire un gran sorriso sul volto di Gesù nel momento dell' entrata in Gerusalemme, al cospetto dei bambini. Quando vidi quell'immagine fu come una rivelazione. I cristiani, a differenza degli ebrei, non sono capaci di sorridere di Dio e neppure di litigarci. Gli unici a sorriderne sono i cosiddetti "santi folli", soprattutto nella tradizione ortodossa, personaggi che oggi chiameremmo disturbati. Predicatori nudi, col fiasco in mano, capaci di sputare sulle candele per spegnerle o di abbracciare le mura dei postriboli: provocatori, dissacratori del potere. Alcuni, addirittura modelli di virtù. Meglio loro di un certo sorriso stereotipato da immaginetta, da paccottiglia religiosa». 
Il Dio della Bibbia è spesso truce e vendicatore, altro che sorrisi. Perché?
...



"Un Dio radicato in terra" di Gianfranco Ravasi

«Noi non crediamo più agli dèi lontani/né agli idoli né agli spettri che ci abitano./ La nostra fede è la croce della terra / dov'è crocifisso il figliuolo dell'uomo». Certo, Fortini quando scriveva questi versi in Varsavia 1939 reinterpretava laicamente l'Incarnazione e la Crocifissione cristiane, ma coglieva implicitamente il vero nodo centrale che lega insieme i vari fili tematici del cristianesimo. Il Logos astratto e remoto dei Greci e l'idolo pesante e inerte del paganesimo erano spazzati via e sostituiti da un soggetto unitario, Cristo, che intrecciava in sé divinità e umanità, immanenza e trascendenza, contingente e assoluto, storia ed eternità, crocifissione e risurrezione. Il cristianesimo esige una fede infitta nella ragione, una divinità insediata nella società. Per questo "Anno della Fede" – indetto da Benedetto XVI a partire dall'11 ottobre (cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II) e che durerà fino al novembre dell'anno prossimo – vorremmo ora suggerire, fra i tanti possibili, alcuni volumi di "contesto". La fede cristiana è, come si diceva, "incarnata" e non alienante, il credere non è un'eterea ascensione estatica, ma un'adesione esistenziale e fiduciale a un Dio personale e alla sua verità. È inevitabile, quindi, l'accamparsi del fedele nella piazza della storia e non solo nell'intimità velata di incenso del tempio. Elencheremo, perciò, alcuni testi che delineano l'orizzonte in cui deve collocarsi il credente con la sua testimonianza... 

Leggi tutto: Un Dio radicato in terra di Gianfranco Ravasi 


martedì 25 settembre 2012

E Gesù disse: «Siate allegri!» - intervista a Massimo Cacciari


E Gesù disse: 
«Siate allegri!»

«Il cristianesimo è lieto e deve far ridere. Guai, dunque, a una predicazione triste. Chi annuncia non può che avere il sorriso, anzi il riso di Beatrice che percorre tutta l’ultima cantica: «Tu la vedrai sulla vetta di questo monte ridere felice». Se tu non fai capire che il Paradiso è riso, come ha dimostrato Dante con Beatrice, la tua evangelizzazione sarà nebulosa e quindi non sarà un’evangelizzazione perché annunci un Vangelo triste, quindi non un eu-angelion, una "buona notizia"». S’infervora il filosofo Massimo Cacciari intorno al tema «Davvero Gesù non ride?» che gli è stato affidato nell’ambito dell’ottava edizione di «Torino Spiritualità» e che svilupperà nell’appuntamento di giovedì.




TORINO SPIRITUALITÀ 26/30 settembre - La Sapienza del Sorriso

Un giorno senza un sorriso è un giorno perso
Charlie Chaplin

Torna a settembre Torino Spiritualità con un’ottava edizione dedicata a La Sapienza del Sorriso.

Tema guida di Torino Spiritualità 2012, il sorriso è indagato come straordinaria predisposizione dell’animo a sollevarsi sulla pesantezza del mondo per accedere alla profondità del pensiero, entrare in relazione con l'altro, aprire nuovi sentieri di conoscenza, ricerca e condivisione.
Tre percorsi di approfondimento sono proposti al pubblico negli oltre 100 incontri in programma, trasformando il sorriso in chiave per comprendere noi stessi e il tempo in cui viviamo.
- La leggerezza dello Spirito. Il sacro viene spesso identificato con la serietà per eccellenza. Ma davvero la sacralità è incompatibile con un cuore leggero? Solo uno spirito penitente può avvicinare l'anima al divino? Un viaggio attraverso le principali tradizioni spirituali per indagare il rapporto tra sacro e sorriso.
- Il sorriso consapevole e il ghigno inquieto. C'è il sorriso di chi non perde mai la genuina capacità di meraviglia. C'è il sorriso di chi intuisce di aver compreso o che mai comprenderà. C'è il sorriso di chi si apre all'altro e quello di chi si fa scherno del pensiero altrui. Un’indagine sui volti del sorriso da punto di vista antropologico, filosofico, scientifico, artistico e letterario.
- Le regole del gioco. Giocare, come sorridere, sospende le norme della vita vera. Evoca un mondo con regole proprie e chiama in causa scenari fuori dal reale, inaspettati e improbabili. Un percorso per aprire spazi di libertà e spalancare nuove strade di conoscenza.

Ad accompagnare il cammino del pubblico oltre 100 voci capaci di offrire una pluralità di idee e prospettive, filosofi, teologi, storici, scrittori, artisti, personalità della politica e dell’economia provenienti da tutto il mondo. Tra gli ospiti: Corrado Augias, Enzo Bianchi, Elio, Massimo Gramellini, George Steiner, Marco Presta, Edoardo Nesi, David Le Breton, Gustavo Zagrebelsky, Alessandro Bergonzoni, Aharon Appelfeld, Moni Ovadia, Massimo Cacciari, Henry Quinson, Michela Marzano, Francesco Piccolo, Vito Mancuso, Gianni Canova, Michele Serra, Franco Bolelli, Armando Massarenti, Roberta De Monticelli, Sergio Givone, Paolo Nori, Isabel Losada



Per saperne di più visita il sito di TORINO SPIRITUALITÀ



"Il balzo in avanti di papa Giovanni nell'annuncio del Vangelo eterno" riflessioni di Enzo Bianchi a commento del nuovo libro di Giuseppe Ruggieri "Ritrovare il Concilio"

Tra meno di un mese cadrà il cinquantesimo anniversario dell’apertura del concilio Vaticano II: l’11 ottobre 1962 papa Giovanni XXIII pronunciò la famosa allocuzione Gaudet mater ecclesia che diede inizio ai lavori conciliari manifestando l’intenzione e le aspettative del papa che aveva convocato quell’assise di tutti i vescovi del mondo solo cento giorni dopo la sua elezione alla cattedra di Pietro. È su quel mattino di ottobre che si apre Ritrovare il concilio (Einaudi, pp. 132, € 10,00), l’appassionato e scorrevole libro di Giuseppe Ruggieri: l’autore era all’epoca giovane studente di un collegio ecclesiastico romano ed era stato “assunto” tra gli stenografi latini incaricati di annotare gli interventi dei padri conciliari e stendere i verbali delle congregazioni, le sedute quotidiane del Vaticano II. Ruggieri l’11 ottobre era dunque in San Pietro, testimone attonito e privilegiato di un evento di cui avrebbe ben presto capito la rilevanza epocale. Ma nel suo breve saggio i ricordi autobiografici sono limitati alla breve Premessa. Subito dopo, il vivace stenografo siciliano lascia il posto al teologo che ha grande dimestichezza anche con la storia della chiesa e che cerca di “ritrovare il concilio”, appunto, scandagliando quattro grandi assi del dibattito e dei conseguenti documenti conciliari: la parola di Dio, la storia, la chiesa, gli altri.

Per approfondire:

lunedì 24 settembre 2012

Omelia di P. Gregorio Battaglia

Omelia di P. Gregorio Battaglia
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)
XXV domenica T.O. anno B - 23.9.2012

La pagina del Vangelo di questa XXV domenica del Tempo Ordinario ci presentava Gesù che attraversa la Galilea, ma lo fa quasi concentrando tutta la sua attenzione nel cercare di educare i suoi discepoli; è come se, di fronte ad una storia che mostra tutta la sua pesantezza, l'interesse di Gesù è quello di istruire, di educare, di aprire la mente e il cuore dei discepoli perché la vita si presenta difficile, anzi la storia umana è caratterizzata da un fatto sempre ricorrente, nella storia degli uomini non c'è posto per i giusti...
A che serve la Fede, se a vincere sono sempre i furbi?...

Ascolta l'omelia



“E Dio vide che era cosa buona” Meravigliarsi HOREB 62 - N. 2 del 2012

“E Dio vide che era cosa buona”
Meravigliarsi

HOREB 62 - N. 2 del 2012


TRACCE DI SPIRITUALITÀ
A CURA DEI CARMELITANI

Il cactus è lì con i suoi fiori aperti, bellissimi. È uno spettacolo che si ripete e ogni volta sorprende, stupisce. Meraviglia che questa pianta, cresce anche in luoghi aridi, e raggiunge quattro metri di altezza e spesso anche di più, tutta tronco, totalmente ricoperta di spine, se la tocchi in modo maldestro ti lascia il segno, riesca a produrre fiori così luminosi, che in certo senso fanno luce alla notte.
Il fiore del cactus la possiamo considerare cifra di una bellezza nascosta negli anfratti della vita. Nei volti che ci scivolano addosso o perché andiamo di corsa perché abbiamo premura o perché ci fanno paura e ci chiudiamo in un autismo sociale, in una nicchia dorata che ci soffoca. È bellezza nascosta nelle relazioni quotidiane, che comunque viviamo, ma che spesso rimangono superficiali e strettamente tecniche, professionali, negli avvenimenti quotidiani che diamo sempre per scontati, perché spinosi, e per questo non riusciamo a cogliere questa bellezza e non ci meravigliamo di niente.
Il fatto che non ci meravigliamo più è un brutto segnale, è come se stessimo di fronte a un mondo impoverito, defraudato
Eppure, nella notte di questa vita, se stiamo attenti, vigilanti, c’è sempre un fiore, degli sprazzi di luce, lì dove meno ce lo aspettiamo, che ci  aprono in modo nuovo al cammino della vita.
Se ne incrociato nelle periferie di città, che strutturalmente hanno del disumano, ma lì si incontrano persone che ti stupiscono per la loro umanità. Se ne incontrano in ospedale tra gli ammalati che ti meravigliano perché vivono con grande dignità il dolore, la precarietà, il limite e l’esperienza della morte.
Crediamo che ritorneremo a meravigliarci se, come ci ricorda l’apostolo Pietro, lasceremo esplodere “l’umano nascosto nel cuore”; e questo sarà possibile se impareremo a rischiare uscendo da noi stessi ma anche dal coro abituale per sentire le voci che ci sono fuori, sono tante, bellissime, uniche e ricche di mistero. Questo chiede di liberarci da ogni certezza e di metterci al servizio della vita, di ciò che viene, accettando di essere sempre in qualche misura ignoranti, alla ricerca, con tanta sete di imparare dagli altri.
Se faremo questo esodo facilmente ritorneremo ad osservare e a restare stupiti per un filo d’erba che stranamente riesce a farsi strada e a nascere nel cemento.
È questa la prospettiva in cui vogliamo collocare la monografia del presente quaderno...

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- Editoriale (PDF)

Sommario (PDF)


E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)




domenica 23 settembre 2012

Angelus di Benedetto XVI a Castel Gandolfo

Angelus del Papa a Castel Gandolfo
23 settembre 2012

... appare evidente che tra Gesù e i discepoli c’è una profonda distanza interiore; si trovano, per così dire, su due diverse lunghezze d’onda, così che i discorsi del Maestro non vengono compresi, o lo sono soltanto superficialmente. L’apostolo Pietro, subito dopo aver manifestato la sua fede in Gesù, si permette di rimproverarlo perché ha predetto che dovrà essere rifiutato e ucciso. Dopo il secondo annuncio della passione, i discepoli si mettono a discutere su chi tra loro sia il più grande (cfr Mc 9,34); e, dopo il terzo, Giacomo e Giovanni chiedono a Gesù di poter sedere alla sua destra e alla sua sinistra, quando sarà nella gloria (cfr Mc 10,35-40). Ma ci sono diversi altri segni di questa distanza: ad esempio, i discepoli non riescono a guarire un ragazzo epilettico, che poi Gesù guarisce con la forza della preghiera (cfr Mc 9,14-29); o quando vengono presentati a Gesù dei bambini, i discepoli li rimproverano, e Gesù invece, indignato, li fa rimanere, e afferma che solo chi è come loro può entrare nel Regno di Dio (cfr Mc 10,13-16).
Che cosa ci dice tutto questo? Ci ricorda che la logica di Dio è sempre «altra» rispetto alla nostra, come rivelò Dio stesso per bocca del profeta Isaia: «I miei pensieri non sono i vostri pensieri, / le vostre vie non sono le mie vie» (Is 55,8). Per questo, seguire il Signore richiede sempre all’uomo una profonda con-versione, da noi tutti un cambiamento nel modo di pensare e di vivere, richiede di aprire il cuore all’ascolto per lasciarsi illuminare e trasformare interiormente. Un punto-chiave in cui Dio e l’uomo si differenziano è l’orgoglio: in Dio non c’è orgoglio, perché Egli è totale pienezza ed è tutto proteso ad amare e donare vita; in noi uomini, invece, l’orgoglio è intimamente radicato e richiede costante vigilanza e purificazione. Noi, che siamo piccoli, aspiriamo ad apparire grandi, ad essere i primi, mentre Dio, che è realmente grande, non teme di abbassarsi e di farsi ultimo. La Vergine Maria è perfettamente «sintonizzata» con Dio: invochiamola con fiducia, affinché ci insegni a seguire fedelmente Gesù sulla via dell’amore e dell’umiltà.

Leggi il testo integrale dell'Angelus



XXV Domenica - Tempo Ordinario - Anno B - Commento al Vangelo di don TONINO LASCONI "L’amore più difficile: servire"

XXV Domenica - Tempo Ordinario - Anno B
L’amore più difficile: servire
di don TONINO LASCONI

LETTURE: Sap 2,12.17-20; Sal 53, Gc 3,16-4,3, Mc 9,30-37



Noi, cristiani di oggi, comprendiamo e pratichiamo l’insegnamento di Gesù: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”, oppure abbiamo paura di ... prenderlo sul serio? Se lo rifiutiamo, rifiutiamo lui…


Gesù comunica in maniera esplicita ai suoi amici più stretti lo scopo della sua vita: donarsi per la salvezza di tutti: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». 
Loro non capiscono, e “hanno timore di interrogarlo”, cioè di chiedere spiegazioni.

Perché mai, visto che altre volte non avevano avuto problemi a chiedere spiegazioni (Mc 4,10; 7,17)? 
Il fatto è che non vogliono capire, perché intuiscono una realtà difficile da accettare e hanno paura della risposta: “Se la fine del Maestro fosse davvero quella sta dicendo, che senso avrebbe averlo seguito, lasciando famiglia, lavoro e amici? Se finisse ucciso, che vantaggio avremmo ricavato da questa storia? Sì, dice che risorgerà. Ma che significa? Meglio non chiedere niente, e sperare che voglia, come altre volte, spaventarci per mettere alla prova la nostra fede in lui”.
Così non chiedono niente e si mettono a parlare di ciò che capiscono benissimo: “chi tra loro fosse il più grande”.


Leggi tutto: L’amore più difficile: servire di don Tonino Lasconi