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sabato 10 novembre 2012

"IL REGNO DI DIO È VICINO" di Felicie Scalia

"IL REGNO DI DIO È VICINO" 
di P. Felice Scalia SJ

"Leggere nella fede l’espressione di Marco, non è semplice. Prendo, assieme ad alcuni amici, quella affermazione fondamentale che fa parte del nucleo centrale del messaggio di Gesù, nel senso che il Regno è possibile, accessibile all’uomo, dato che Dio si è messo all’opera e non cessa mai di “lavorare” per la sua realizzazione. Alla luce del significativo abbandono della stessa parola “Regno” nel linguaggio ecclesiastico, e di quanto capita ai nostri giorni nella chiesa e nella società, mi sembra arduo pensare ad una prossima, “vicina” realizzazione del Regno o di un deciso cammino verso di esso. Resta la promessa, resta la certezza della sua possibilità come verità ultima dell’individuo e della storia, ma spiragli di realistica speranza se ne vedono pochi. 

Punto fondamentale: la chiesa di oggi e il Dio che essa presenta, aiutano la creazione di una ambito di libertà che permetta una crescita dell’uomo e di tutto l’uomo in dignità e fratellanza? O la ostacolano? Liberano l’uomo o lo imprigionano? Lo preparano ad essere libero figlio di un Dio innamorato dell’uomo, o figlio della paura e necessariamente nemico di ogni altro uomo? In altri termini: aiutano od ostacolano la venuta del Regno? Sono segno del Regno di Dio o fanno pensare alla sacralizzazione del regno degli uomini? 

Mi sembra di potere affermare che l’invocazione ad una “verità che libera”, il richiamo ad un regime di “grazia” e di libertà profonda fatto da Paolo, una liberazione dai legami della Legge, cose come queste, furono presto dimenticate dai cristiani e dalla stessa chiesa gerarchica.

A partire dalla “svolta costantiniana” la chiesa non se la sente più di condannare il potere-dominio esercitato dai re e imperatori che si proclamavano cristiani. Nei secoli successivi non condannerà neppure l’assolutismo. Non le sarà mai facile ridimensionare il potere dell’uomo sulla donna, la società patriarcale e maschilista. Non tirerà mai le conseguenze pratiche del valore della coscienza come criterio ultimo-pratico delle scelte nella vita. La chiesa condanna solo dettagli, eccessi, ma sostiene il sistema. In fondo, forse, era impossibilitata a farlo, dato che essa stessa ben presto era passata dal potere-servizio (essenziale clima del Regno) che costava sangue e vite umane, al potere-dominio portatore di privilegi, denaro, splendore di guardie armate, infallibilità, immunità, sotto la protezione di imperatori a tutto interessati eccetto che al vangelo ed al suo annunzio di liberazione totale.

Non mi pare esistano storici giunti ad affermare che la chiesa, custode del potere-servizio, non abbia mai ceduto alla seduzione del potere-dominio. Tentativi di ieri e di oggi di “contestualizzare” gli avvenimenti, ce ne sono. Apologisti che si imbarcano in imprese perdute, pure. Del resto il lavoro di questi ultimi consiste nell’esporre il contesto storico e nell’evidenziare gli aspetti positivi anche di certi papati oscuri. Il fatto incontestabile che la tentazione del potere-dominio, del “primariato”, della grandezza, accompagna la chiesa fin dal suo primo vagito, anzi si annida perfino in Gesù di Nazareth, alle prese con satana nel deserto, con Pietro a Cesarea di Filippo, con la folla dopo la condivisione dei pani, questo fatto meticolosamente registrato dai Vangeli non può indurci a giustificare la libido dominandi presente nella chiesa di eri e di oggi. Non dice che le cose devono andare nel senso del cedimento alla tentazione, ma ci avverte che là andremo a finire se non si “vigila”... 

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