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venerdì 4 gennaio 2013

“Beati gli Operatori di Pace” – 31 dicembre 2012 – La Marcia della Pace a Lecce

Fiaccole, slogan e canti: ma soprattutto preghiera e riflessione. In migliaia hanno scelto di passare a Lecce la vigilia del capodanno 2013 per vivere l’“esperienza mirabile che è la Marcia per la pace”. Nelle parole del vescovo Giancarlo Bregantini, presidente della Commissione episcopale per i problemi del lavoro, la giustizia e la pace, c’è subito il ricordo del “grande modello di pace”: “in questa terra segnata da tanta arte, da tanta forza, emerge la figura di don Tonino Bello, ed è a lui che ci siamo ispirati nello scegliere questa città per la Marcia della Pace”. Sono giunti da ogni parte d’Italia i partecipanti alla quarantacinquesima edizione dell’iniziativa: tema, “Beati gli operatori di pace”, lo stesso scelto da Benedetto XVI per la Giornata mondiale.

«Il programma della Marcia – spiega mons. Angelo Casile, direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro – si articola in sette momenti: l’accoglienza, i saluti e una preghiera ecumenica (“Vivere la fede nella pace”); l’annuncio (“Il Vangelo della pace”, con testimonianza su don Tonino Bello); la denuncia (“Stili di vita, sobrietà e carità”, con riflessione sui conflitti dimenticati); la rinuncia (“Educare alla pace”, con testimonianza sulla partecipazione dei laici); la tavola rotonda (“Tra diluvio e arcobaleno… Primavera araba e Mezzogiorno”); la celebrazione eucaristica nella Cattedrale (trasmessa in diretta su TV 2000 dalle 22.30); gli auguri e un momento conviviale conclusivo».

"La pace sta veramente a cuore a noi cristiani, parte di quella schiera immensa di uomini amati da Dio, di buona volontà, che si uniscono a noi operatori di pace - ha affermato nel suo messaggio di benvenuto, l'arcivescovo D'Ambrosio - la pace come pienezza di doni, di realizzazione piena della propria esistenza, la pace che annulla ogni guerra, ogni discriminazione, ogni violenza ogni tensione; pace che annunzia e promuove in ogni uomo la sua dignità, garantendogli libertà piena. È bello pensare che sono assenti/presenti i tanti profeti di pace non più tra noi - poi detto il presule -, come il nostro don Tonino Bello, il vescovo autentico promotore e operatore di pace. Venti anni fa in questo stesso mese con la debolezza e fragilità di un corpo affranto e dilaniato dal male, ha guidato con coraggio nella glaciale e innevata città di Sarajevo, distrutta dagli orrori e dalle violenze della guerra nei Balcani, una marcia silenziosa che il suo debole e fragile corpo rendeva ancor più eloquente. Sentiamolo accanto come modello vero in questo nostro impegno per la pace, in questo nostro camminare sulle strade di una città che molto spesso sa vincere il suo tranquillo vivere con segni e gesti di generosa accoglienza e di autentico amore". 

Durante la messa a conclusione della 45° Marcia nazionale per la pace l’Arcivescovo Metropolita di Lecce, Domenico Umberto D’Ambrosio, ha pronunciato l’omelia che riportiamo di seguito.

E’ stata sicuramente la testimonianza sulla Siria a scuotere le coscienze dei circa 3.000 partecipanti alla 45esima marcia per la pace a Lecce, nella notte di Capodanno. Eravamo in tanti, credenti e non credenti, con un messaggio anche degli ortodossi, dei metodisti e il saluto del rappresentante della comunità islamica a metterci incammino per dire che un altro mondo è possibile. Che è possibile guardare al futuro con speranza, puntando sulla vita delle persone, cambiando un sistema economico finanziario che fa del profitto il vero ‘dio’, l’idolo a cui sacrificare la vita di tante persone.
E così, con le fiaccole accese a ricordare la ‘lampàra’ di don Tonino Bello, nella sua terra salentina ci siamo messi in cammino, perché la pace è cammino.