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giovedì 16 maggio 2013

"Da mezzogiorno alle tre" di Giovanni Mazzillo

Da mezzogiorno alle tre
di Giovanni Mazzillo (Teologo)

La croce è, per tutti, collocazione provvisoria. Dopo le tre ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Risuona ancora forte il monito di don Tonino: la speranza della Resurrezione è per tutti.


R come Resurrezione, o meglio ancora, come Risorto. 
Mi dico, non senza una certa trepidazione: devo cercare di scrivere qualcosa di sensato non tanto su un evento, quanto su una Persona, che è assolutamente determinante per ogni discorso cristiano sulla pace, perché è determinante per la stessa esistenza della fede cristiana. È determinante per me, come per chiunque consideri Cristo ragione della sua vita e non mero punto di riferimento culturale. Insomma per chi si dica cristiano e – spero - cerchi almeno di comportarsi come tale, e non si consideri semplicemente “cristianista”, alla stessa stregua di chi conosca culturalmente e studi l’Islam, senza essere per questo necessariamente un islamico.

Oltre le lacrime 
Per don Tonino Bello il Risorto era la ragione fondamentale della sua vita, della sua profezia, la quale di solito diventava canto, ma lo era anche della sua passione per la pace e del suo amore sempre sorgivo per gli sconfitti del mondo. Nel Risorto trovava le mille e più ragioni per continuare a sperare e a operare, affinché il mondo dei trafitti e dei vinti della terra, quello degli scantinati della storia, mostrasse finalmente la luce, similmente a quell’“altare scomodo, ma carico di gioia” dal quale benediceva il suo popolo e tutto il popolo della pace. “Vi benedico da un altare coperto da penombre, ma carico di luce... circondato da silenzi, ma risonante di voci”, per concludere: “Sono le grazie, le luci, le voci dei mondi / dei cieli e delle terre nuove che, / con la Resurrezione, / irrompono nel nostro mondo vecchio e lo chiamano a tornare giovane” (Pasqua di Resurrezione, 1993). A queste formule di benedizione episcopale vera e propria, che sono anche attestazione solenne e sofferta dalla sua ultima cattedra, si potrebbero affiancare molti altri testi. E tuttavia anche quel buio, emblematico delle tre ore precedenti la morte di Gesù, non era che provvisorio e delimitava un orizzonte oltre il quale c’era la vita e il recupero di tutto il valore delle lacrime del mondo. Sicché troviamo ancora “Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane” (Il parcheggio del calvario). 
Pertanto don Tonino avrebbe di certo sottoscritto che con la Resurrezione sta in piedi la nostra fede e senza la Resurrezione essa non ha ragione di essere. Ma in più ha affermato e dimostrato con le parole e i fatti, che la Resurrezione è pur sempre la meta mentre il calvario è sempre e solo un passaggio. Così diventa comprensibile ed è teologicamente esatto quanto egli scrive a proposito del Crocifisso, per la cui sistemazione era stato scritto, “collocazione provvisoria”. Ribadisce che si tratta di collocazione provvisoria, che deve restare tale perché tale è in realtà e che tale provvisorietà esprime al meglio, fino a definirne l’intima natura, la Croce: “La mia, la tua croce, non solo quella di Cristo”...

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