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venerdì 10 maggio 2013

LA SAPIENZA DEL CUORE. OMAGGIO A ENZO BIANCHI / 2

LA SAPIENZA DEL CUORE. OMAGGIO A ENZO BIANCHI / 2

È stato presentato a Torino alla presenza di padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, e di Massimo Cacciari, “La sapienza del cuore”, il libro con cui Einaudi festeggia i 70 anni di fr. Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose, nato a Castel Boglione (AT) il 3 marzo 1943. Nel volume (760 pagine, 28 euro), definito nella presentazione “un autentico liber amicorum”, si trovano più di centotrenta interventi di personalità quali: card. Gianfranco Ravasi, mons. Bruno Forte, mons. Mariano Crociata, Alberto Melloni, ma anche Roberto Bolle, Claudio Magris, Guido Ceronetti, Giovanni Bazoli, Guido Martinetti, Federico Grom, Ferruccio de Bortoli, Ezio Mauro, Michele Serra, Barbara Spinelli.


La pace, dono degli uomini
"... La tentazione di ritenere che Dio sia dalla nostra parte il Gott mit uns dell’Ordine Teutonico e poi dell’esercito tedesco nelle guerre mondiali – e che noi quindi combattiamo per la sua e non per la nostra volontà – il Deus vult della Prima crociata – implica una visione distorta sia dell’umanità che della divinità, con quest’ultima ridotta a idolo «contro alcuni uomini e non per tutti gli uomini» (inedito, 25 gennaio 2002). Nascondere la responsabilità delle nostre scelte politiche dietro una presunta conformità con la volontà divina è grave, ma diventa gravissimo se diventa una giustificazione per l’uso della forza. Anche perché la demonizzazione dell’avversario, e la conseguente nostra angelizzazione, non può che portare alla sua deumanizzazione, e di conseguenza anche alla nostra, spingendo la guerra fino alle amare conseguenze dello sterminio. Come si può infatti negoziare un compromesso con chi incarna il diavolo? Una volta che una guerra è iniziata per la presunta volontà di Dio, come può manifestarsi il desiderio che le ostilità abbiano fine? 
Il tentativo di trascinare Dio nelle vicende degli uomini è una perversione del messaggio cristiano, che è invece basato sul libero arbitrio. Ciascuno di noi ha di fronte la propria coscienza, e non può sostituirla con precetti che vengono da fuori abdicando all’arduo compito di compiere difficili scelte morali. «Dio non castiga mai, né può castigare gli uomini mentre sono in vita: significherebbe violentarli nella loro libertà e gli uomini castigati sarebbero costretti ad agire secondo il volere di Dio» («La Stampa», 28 settembre 2001). Questo significa che in assenza di una chiara linea di demarcazione tra bene e male, e in assenza di una guida esterna che possa consentire di abdicare ai nostri doveri di scelta, è necessario confrontarsi con la continua fatica di distinguere tra meglio e peggio. Questo è ancora più difficile nell’arena politica, nella quale le conseguenze delle nostre scelte non hanno ripercussioni solo su noi stessi, ma anche sugli altri. E non ci si deve illudere sul fatto che sia possibile una politica che riesce sempre ad accontentare tutti. ...
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"La pace, dono degli uomini" di Filippo Andreatta

L'invenzione della coscienza
"... Ricordo il titolo della raccolta di saggi di uno degli uomini piú immacolati che abbia avuto l’Italia postfascista, Nicola Chiaromonte: Il verme della coscienza. La coscienza è un verme che impedisce di prevalere alla verminosità del mondo. La coscienza, invenzione ebraica, che tale rimane; e benedetto chi, nato ebreo o no, ne venga, in questa verminaia incurabile, in qualsiasi luogo o nonluogo, contagiato - fino alla morte, e anche a rischio della morte.
Va tenuta d’occhio la via dell’ebreo tormentato newyorkese David Grein, tormentato dal suo stesso creatore, Isaac Singer, in Ombre sull’Hudson, ultimo suo romanzo. Nell’Epilogo Grein scrive a un suo amico in America da Israele, che giudica un bagno di idolatria, mentre il secolo XX sta terminando. Questo Epilogo è quasi un trattato, un po’ come la confessione di Stavrogin. Ne stralcio poche righe:
Sono rimasto, al novantanove per cento, una belva, un uomo del bassofondo. Ma la belva l’ho legata con i fili di cuoio dei miei filatteri e i fili delle mie frange rituali. Neppure una tigre, quando è legata e impastoiata, può mordere. Ecco l’ebraismo."
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Guarda anche il nostro post precedente:

LA SAPIENZA DEL CUORE. OMAGGIO A ENZO BIANCHI / 1