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sabato 20 luglio 2013

La teologia della liberazione di Francesco


Alla vigilia del viaggio in Brasile la lettura del teologo argentino Juan Carlos Scannone aiuta a capire le parole di Bergoglio sul «popolo dei fedeli»


A pochi giorni dal viaggio di Papa Francesco in Brasile, la domanda è d'obbligo: davvero, come da più parti s'è detto, il ritorno di Bergoglio da pontefice in America Latina lo vedrà protagonista di riconciliazione tra Roma e la teologia della liberazione?
Un "riavvicinamento" tra il papa e i teologi latino-americani è stato auspicato, di recente da dom Pedro Casaldáliga, vescovo emerito in Brasile, uno dei volti più noti del movimento. Qualche settimana fa Casaldaliga ha chiesto ad Adolfo Pérez Esquivel di farsi latore di questa istanza presso il Papa, nel corso di un incontro privato che il premio Nobel della Pace argentino aveva ottenuto.
Nella stessa occasione è stato consegnata a Francesco una copia del "Patto delle Catacombe", un accordo firmato da 40 vescovi presenti al Concilio Vaticano II il 16 novembre 1965. I firmatati - che comprendevano i rappresentanti più noti dell'ala "progressista" (tra gli altri i vescovi Helder Camara, Leonidas Proaño e Luigi Bettazzi ) - si impegnavano in quel testo a condurre una vita austera, senza proprietà né conti in banca, senza titoli né beni materiali. Scorrendo l'elenco dei firmatari, il Papa ha commentato: «Ma guarda un po' chi ci ritroviamo qui!». Pérez Esquivel ha riferito: «Francesco si è interessato, ha detto che l'avrebbe controllato; noi ci siamo impegnati per fare un lavoro e riunire tutti questi pensatori, come Leonardo Boff, che tanto hanno contribuito per la Chiesa»...

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