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venerdì 30 agosto 2013

Le telefonate di Papa Francesco... Una carezza per telefono La creatività dell'amore

Pronto sono Bergoglio. Il Papa. 
Chi? Il Papa? Impossibile! Ed invece sì! 
Può un Papa ridurre la sua missione ad un fatto normale? Una telefonata? Per abbracciare una signora violentata: non sei sola. Ma non ha da pensare al mondo intero? Non vi è un incendio in Siria? E quanta povertà non abita la nostra terra? Papa Bergoglio prende il cellulare in mano. Digita un numero. Chiama persone sconosciute. Lui, il sommo Pontefice, collocato per missione sulla vetta del mondo! È che da lontano, come succede ai governanti di questo mondo, non si vedono le persone. Si pensa al popolo. Si cerca il consenso delle masse. Si accarezzano nei loro desideri. Lo scopo non sono le persone, è un interesse: il voto, l’essere rieletti. 
Il Papa è eletto per sempre. Sa che deve rispondere unicamente a Dio che è Padre di tutti e che conosce anche il numero dei capelli del nostro capo. Dio ci incontra personalmente. Ci chiama per nome. Papa Francesco vorrebbe realizzare un incontro impossibile: con tutti. I potenti, le autorità abitano nei palazzi. Le guardie del corpo, il pericolo reale per la loro vita, li separano dalla gente qualunque...
Non può, per ovvie ragioni aprire i portoni del Vaticano, può però telefonare. Anche senza intermediari. Un cellulare permette connessioni dirette. E se il mondo è troppo grande, abitatissimo, oltre sei miliardi di persone per connettersi con ogni persona, può almeno decidere di pigiare velocemente dei numeri che danno il via ad una relazione mediata ma vibrante. 
Non è la soluzione. La telefonata ad Alejandra, che gli ha scritto una mail, non chiude la ferita della violenza. Le restituisce considerazione, stima da tutta la Chiesa che il Papa rappresenta. Le ridona una relazione rispettosa ed affettuosa spezzata dall’oltraggio. Questa, come le altre telefonate, ad esempio alla madre dell’imprenditore Ferri assassinato a Pesaro, ad un giovane di Padova, è un gesto di attenzione. E l’attenzione è ascolto, è amore che accarezza con lo sguardo il volto degli altri. Altri che non sono un esso, un lei, una funzione, un compito, una macchina da lavoro ma una persona. 
Così Francesco traccia una linea, indica una strada da percorrere alla Chiesa e a chi guida e governa. La comunità ecclesiale è tale perché è vicina alla gente. È fatta di persone in carne ed ossa. Sta dispersa sul territorio. La Chiesa è tra le case, là dove vi è il bisogno. Là dove vi è da celebrare le esequie di una giovane mamma; là dove vi è da festeggiare un fiocco rosa, i fiori d’arancio. Nella prossimità mostra il volto del Padre, che conosce ciascuno per nome...