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sabato 30 novembre 2013

"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 1/2013-2014 (A) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea'
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica
di Santino Coppolino

n. 1/2013-2014 (A) 



Vangelo: Mt 24,37-44






«Quanto a quel giorno e all'ora nessuno lo sa, né gli angeli dei cieli né il Figlio ma il Padre soltanto». E' il versetto 36 che precede il brano del Vangelo di questa Domenica e che ci aiuta a comprenderlo meglio. Se, riferendosi alla fine di Gerusalemme, Gesù aveva detto che «non passerà questa generazione prima che tutto questo accada» (Mt 24,34), riferendosi alla fine di ognuno di noi il Signore si rimette al Padre, associando la sua proposta di salvezza a quella di Noè e indicando come soluzione un cambio di vita, una umanità cresciuta, più matura, una salvezza altra per una umanità altra, rinnovata dalla scelta delle dinamiche del Regno.
Come nei giorni di Noè, anche in quelli del Figlio dell'uomo è possibile la salvezza, per questo Gesù invita tutti a vigilare, a stare attenti perché non si resti invischiati nella routine quotidiana, nelle situazioni normali della vita, che rischiano di obnubilare le menti e non far percepire la straordinarietà dell'evento incombente. Allora, così come l'arca di Noè non accolse tutti, ma solo coloro che si accorsero del disastro imminente, così nel Regno vengono presi -o meglio "accolti"-  (trad. più fedele del verbo greco : Paralambàno) coloro che accettano e vivono il messaggio di salvezza di Gesù. Già al capitolo 5, nelle Beatitudini, ci sono indicate le condizioni per salire sulla nuova Arca e far parte del nuovo popolo :
"Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli...
 Beati i perseguitati per causa della Giustizia, perché di essi è il Regno dei Cieli"(Mt 5,3.10).
Buona traversata.



Etty Hillesum - UN ARDORE ELEMENTARE Tra le baracche e il fango (video)


Uomini e Profeti
Monografie | RAI Radio 3
Etty Hillesum
Diari 1941-1943


UN ARDORE ELEMENTARE
Tra le baracche e il fango

«...e perché talvolta posso essere cosi' colma di vastità... quella vastità che non è poi nient'altro che il mio essere ricolma di te... )( ...certo restiamo sempre più impoveriti, ma io mi sento ancora cosi' ricca, che questo vuoto non mi è entrato veramente dentro... Vivere pienamente verso l'esterno come verso l'interno, non sacrificare nulla della realtà esterna a beneficio di quella interna, e viceversa. Questo è il compito che voglio considerare per me stessa...» (Etty Hillesum, Diari 1941-1943)



Parte 1/3 | Sul ruvido tappeto di cocco

«...continuerò a lavorare con la stessa convinzione... Tutto è in me come un unico potente insieme e come tale lo accetto e comincio a capirlo sempre meglio anche se ancora non riesco bene a spiegarlo agli altri... )( ...Continuerò la mia vita dove essa è rimasta interrotta, io ho il dovere di vivere nel modo migliore e con la massima convinzione sino all'ultimo respiro. Allora chi verrà dopo di me non dovrà più cominciare tutto daccapo e con tanta fatica... )( ...E quasi a ogni battito del mio cuore cresce la mia certezza. Tu non puoi aiutarci. E tocca a Noi aiutare Te, difendere fino all'ultimo la Tua casa in Noi...» (Etty Hillesum, Diari 1941-1943)

Parte 2/3 | Aiutare Dio

«...Non si tratta, infatti, di conservare questa vita a ogni costo, ma di come la si conserva. Se noi.. non sapremo offrire al mondo impoverito... nient'altro che i nostri corpi salvati a ogni costo e non un nuovo senso delle cose attinto dai pozzi più profondi della nostra miseria e disperazione, allora non basterà! Dai campi stessi dovranno irraggiarsi nuovi pensieri, nuove conoscenze dovranno portar chiarezza oltre i recinti di filo spinato e congiungersi con quella stessa chiarezza che là fuori ci si deve ora conquistare con altrettanta pena... )( ...Ora solo mi rendo conto di quanto Tu mi abbia dato da portare, tante cose belle e tante cose difficili. E quelle difficili si sono trasformate in belle ogni volta che sono stata disposta a sopportarle. Pensare che un piccolo cuore umano possa provare cosi' tanto, possa soffrire e amare a tal punto! Ti sono cosi' riconoscente perché hai scelto proprio il mio cuore, di questi tempi, per fargli sopportare tutto quanto...! Bisogna saper sopportare i tuoi misteri, Dio!... )( Ho amato tanto la vita, quando ero seduta a questa scrivania ed ero circondata dai miei scrittori, dai miei poeti e dai miei fiori, e là, tra le baracche popolate da uomini scacciati e perseguitati ho trovato la conferma di questo amore! Laggiù ho toccato con mano che ogni atomo di odio che si aggiunge al mondo lo rende ancora più inospitale e credo anche, forse un po' ingenuamente ma, ostinatamente, che questa Terra potrebbe diventare un po' più abitabile solo grazie a quell'amore, di cui l'ebreo Paolo scrisse agli abitanti di Corinto nel 13° cap. della sua lettera: "Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi l'amore, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna, e se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e possedessi la pienezza della fede, cosi' da trasportare le montagne, ma non avessi l'amore, non sono nulla! E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi l'amore, niente mi giova! L'amore è paziente, è benigno l'amore, non è invidioso l'amore, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto..." )( ...Questo amore è come un ardore elementare che alimenta la vita. Maria cara, qui di amore non ce n'è molto, eppure mi sento indicibilmente ricca, e non saprei spiegarlo a nessuno!...» (Etty Hillesum, Diari 1941-1943)

Parte 3/3 | Eppure la vita!



L'elemosina di Papa Francesco

«Quando dico al Papa “stasera esco in città”, c’è sempre il rischio che lui venga con me. È fatto così, all’inizio non pensava al disagio che si poteva creare....». 
L’arcivescovo Konrad Krajewski, 50 anni, elemosiniere del Papa, ha un lampo divertito negli occhi mentre incontra i giornalisti e, quando gli si chiede se sia mai capitato che Francesco lo accompagnasse nottetempo in giro per Roma, nelle sue missioni in aiuto dei poveri, si limita a un sorriso e a un «prego, la seconda domanda» che scatena l’esegesi del suo silenzio: possibile che Bergoglio esca in incognito per Roma, come peraltro faceva a Buenos Aires quando da arcivescovo visitava la favela Villa 21, la gente lo chiamava «padre» e alcuni non sospettavano neppure che quel prete in clergyman fosse il cardinale? 
Più tardi la faccenda monta e «padre» Krajewski («il Papa mi ha detto: “Quando qualcuno ti chiama “eccellenza” chiedi cinque euro di tassa per i poveri! Anche a me è venuto di chiamarti così ma non ho cinque euro in tasca....”») si fa un’altra risata al telefono col Corriere , «ma non è vero niente, si figuri: certo, al Santo Padre piacerebbe, come piacerebbe uscire a confessare i fedeli, ma non gli è possibile, non è mai successo: chi interpreta diversamente il mio sorriso, si vede che non sa sorridere...». Lo stesso Francesco, del resto, aveva raccontato di essere «un prete callejero », di strada, «quante volte ho avuto voglia di andare per le strade di Roma!, ma capisco che non è possibile...». Il che, se non altro, spiega come sia invece possibile che una delle più alte cariche curiali si alzi alle 4.30 del mattino nel suo appartamento di Borgo Pio («sono rimasto lì, così la gente ha un accesso più diretto che in Vaticano») e passi buona parte del suo tempo in giro per l’Italia o attraversando la notte Roma sulla sua Fiat Qubo bianca («un’auto blu spaventerebbe, però ho la targa del Santo Padre così possiamo entrare ovunque») in aiuto di chi ha bisogno. Mai si era visto un elemosiniere pontificio itinerante. Ma quando lo nominò, in agosto, Francesco lo avvertì: «Non sarai un vescovo da scrivania, ti voglio tra la gente, il prolungamento della mia mano per portare una carezza ai poveri, ai diseredati, agli ultimi». Krajewski sorride: «Il Papa mi ha detto: “La scrivania non fa per te, puoi venderla; non aspettare la gente che bussa, devi cercare i poveri”. Perché Francesco vuole stare coi poveri. A Buenos Aires cenava e stava con loro per condividerne la vita. E ai miei familiari spiegava: “Queste sono le mie braccia, sono limitate, ma se le prolunghiamo con quelle di Corrado possiamo toccare i poveri di tutta Italia. Io non posso uscire ma lui è libero”»...

... A volte, io domando a qualcuno: “Lei fa l’elemosina?”. Mi dicono: “Sì, padre”. “E quando Lei fa l’elemosina, guarda negli occhi la gente a cui fa l’elemosina?” “Ah, non so, non me ne accorgo”. “Allora Lei non l’ha incontrata. Lei ha gettato l’elemosina ed è andato via. Quando Lei fa l’elemosina, tocca la mano o getta la moneta?”. “No, getto la moneta”. “E allora non lo hai toccato. E se non lo hai toccato, non lo hai incontrato”.
Ciò che Gesù ci insegna, innanzitutto, è incontrarsi e, incontrando, aiutare. Dobbiamo saperci incontrare. Dobbiamo edificare, creare, costruire una cultura dell’incontro... (Papa Francesco video-messaggio per la festa di San Gaetano in Argentina 7 agosto 2013)

*****

"Elemosina" è una parola oggi poco amata, suona un po' come sinonimo di un'offerta ipocrita, quasi un gesto di disprezzo, più che un aiuto. In questo senso, fare "elemosina" significherebbe in fondo quasi definire la distanza con chi è nel bisogno.
È un peccato che si sia giunti a questo travisamento, perché il senso originario della parola ha una connotazione fortemente teologica: elemosina significa infatti "misericordia", e misericordia è uno dei nomi di Dio stesso...

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Ricordando Etty Hillesum

Il 30 novembre saranno settant’anni dalla morte di Etty Hillesum, ebrea olandese di 29 anni vittima dell’Olocausto a Auschwitz. Settant’anni non sono pochi per la memoria degli uomini, e molti grandi nomi, dopo un tale lasso di tempo, sono dimenticati. Etty Hillesum invece, di cui quasi niente si sapeva nel’immediato dopoguerra, conosce con il suo Diario e le sue Lettere una sorta di nuova vita; capace com’è di sedurre e affascinare lettori di oggi, che anagraficamente potrebbero essere suoi nipoti e che pure trovano in lei, singolarmente, una contemporanea, con le stesse domande e le stesse speranze nel cuore. Infatti da poco Adelphi ha pubblicato la edizione integrale del Diario e in questi giorni esce l’integrale delle Lettere, mentre fino a ora in Italia si erano lette solo edizioni parziali.
Già sufficienti, comunque, per suscitare con un passaparola fra lettori, e più ancora lettrici, quello che si potrebbe definire un innamoramento per la Hillesum. Nata nel 1914 in Olanda, Etty cresce in una famiglia ebrea borghese, colta e non praticante. Nel 1941, quando inizia a scrivere il suo Diario, è una studentessa universitaria vivace, innamorata di Rilke e Dostoevskij, dimentica dei precetti ebraici e padrona, come lei stessa scrive, «di una vita libera e sregolata». ..

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venerdì 29 novembre 2013

"Etty Hillesum.Diventare più umani" di Aurelio Antista - 06.11.2013 (VIDEO-incontro integrale)

"Etty Hillesum (1914-1943) 
martire del nazismo.
Diventare più umani"
II parte
 di Aurelio Antista - 06.11.2013 
(VIDEO-incontro integrale)

I Mercoledì della Spiritualità 2013

Incontro del 6 novembre 2013 

Etty e noi
Etty è una figura attualissima per il nostro tempo. La sua testimonianza è letta e studiata da psicologi e teologi, da pedagogisti e da antropologi. Vorrei sottolineare alcuni punti-forza della sua personalità e del suo cammino di crescita.
Etty è una creatura debole e fragile – come tanti giovani (e meno giovani) di oggi. La sua psiche è in disordine e ricolma di macerie, “un gomitolo aggrovigliato”. Eppure è animata da una grande determinazione nel voler risalire la china: “Devo lavorare molto per diventare una persona adulta”. Condotta per mano da un educatore (Julius Spier) impara ad ascoltare e a coltivare la sua interiorità, impara ad unificare e armonizzare i moti e le esigenze del corpo e dello spirito. La prima scoperta di Etty è l’amore per gli altri: “Le cose veramente primordiali in me sono i sentimenti umani, una sorta di amore e di compassione elementari che provo per le persone, per tutte le persone” Questa diventa l’opzione fondamentale della sua vita. Lei rende la sua anima un “campo di battaglia” dove ogni giorno affronta la lotta per estirpare ogni erbaccia: l’odio, la rivalsa, il risentimento. “Ognuno di noi deve raccogliersi e distruggere in se stesso ciò per cui ritiene di dover distruggere gli altri”. Questa consapevolezza e decisione genera in lei “una grande forza interiore” che le consente di affrontare con maturità ed equilibrio quel grande fiume di dolore che è l’Olocausto e a vivere con serenità e forza d’animo nel campo di Westerbork.
Etty incontra Dio che le si rivela presente nel suo intimo più profondo come sorgente da cui zampilla vita, gioia, pace. La preghiera diventa un colloquio ininterrotto con Lui e la apre sempre di più all’amore e al servizio verso i fratelli: “Mi hai resa così ricca, mio Dio, lasciami dispensare agli altri a piene mani”.
Dall’insieme di queste riflessioni ed esperienze Etty conclude: “La vita è bella, degna di essere vissuta e ricca di significato”. Questa certezza le dà la forza per reggere l’onda d’urto di ogni privazione e sofferenza e, al tempo stesso, le consente di essere luce e sostegno per gli altri che hanno perso ogni speranza. Confrontarsi con la personalità e le conquiste di Etty può risultare per ognuno di noi motivo di consolazione e di sfida per diventare migliori e gustare sempre di più il sapore della vita.


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - Il pensiero secondo Dio è pensiero di mente, di cuore e di anima - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
29 novembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.



Papa Francesco: 
Papa Francesco: con intelligenza, capire i segni dei tempi

Il cristiano pensa secondo Dio e per questo rifiuta il pensiero debole ed uniforme. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha affermato che, per capire i segni dei tempi, un cristiano non può pensare solo con la testa, ma anche con il cuore e con lo spirito che ha dentro.

Il Signore insegna ai suoi discepoli a comprendere i “segni dei tempi”, segni che i farisei non riescono a cogliere. Papa Francesco ha preso spunto dal Vangelo odierno per soffermarsi sul “pensare in cristiano”. Chi segue Gesù, ha osservato, non pensa solo con la testa, ma anche con il cuore e “lo spirito che ha dentro”. Altrimenti non si può comprendere “il passo di Dio nella storia”:
“Nel Vangelo, Gesù non si arrabbia, ma fa finta quando i discepoli non capivano le cose. A quelli di Emmaus dice: ‘Stolti e tardi di cuore’. ‘Stolti e tardi di cuore’… Quello che non capisce le cose di Dio è una persona così. Il Signore vuole che noi capiamo cosa succede: cosa succede nel mio cuore, cosa succede nella mia vita, cosa succede nel mondo, nella storia… Cosa significa questo che accade adesso? Questi sono i segni dei tempi! Invece, lo spirito del mondo ci fa altre proposte, perché lo spirito del mondo non ci vuole popolo: ci vuole massa, senza pensiero, senza libertà”...
“E Gesù – ha soggiunto – ci chiede di pensare liberamente, pensare per capire cosa succede”. La verità, ha detto ancora il Papa, è che “da soli non possiamo! Abbiamo bisogno dell’aiuto del Signore”. Ne abbiamo bisogno “per capire i segni dei tempi” e, ha evidenziato, “lo Spirito Santo ci dà questo regalo, un dono: l’intelligenza per capire e non perché altri mi dicano cosa succede”:
“Qual è la strada che il Signore vuole? Sempre con lo spirito di intelligenza per capire i segni dei tempi. E’ bello chiedere al Signore Gesù questa grazia, che ci invii il suo spirito di intelligenza, perché noi non abbiamo un pensiero debole, non abbiamo un pensiero uniforme e non abbiamo un pensiero secondo i propri gusti: soltanto abbiamo un pensiero secondo Dio. Con questo pensiero, che è un pensiero di mente, di cuore e di anima. Con questo pensiero, che è dono dello Spirito, cercare cosa significano le cose e capire bene i segni dei tempi”...



ESORTAZIONE APOSTOLICA EVANGELII GAUDIUM - Riflessioni e commenti 2


ESORTAZIONE APOSTOLICA

EVANGELII GAUDIUM


Un grammatico rigoroso potrebbe argomentare che il titolo della prima esortazione apostolica di papa Francesco, Evangelii Gaudium, destinata ai vescovi ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate e ai fedeli laici, contenga una ripetizione o, in termini più precisi, un pleonasmo. Infatti, la parola di origine greca «vangelo» significa: «bella notizia», quindi un messaggio che già in sé ha un riferimento alla felicità, al gaudio, per quanto riferisce.
Tuttavia, è esperienza frequente che questo termine non evochi né in chi lo ascolta né in chi lo dice, l’esperienza della gioia. Quando poi, ad esso si aggrega l’attività di evangelizzare, ovvero la parola «missione», in molti si scatena un incontenibile fastidio: perché esso evoca la sciagurata storia di violenze e abusi che, in nome del Vangelo, sono stati per tanti secoli perpetrati.
Era allora necessario, anzi indispensabile, che il Papa stesso intervenisse spiegando cosa davvero è l’evento dell’incarnazione, passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo, ovvero, la bella notizia che il Vangelo racconta. Indispensabile, innanzitutto, per i cristiani: perché il loro presente e futuro dipende proprio da quanto la loro vita sarà autenticamente portatrice di gioia nella vita di tutte le persone che incontreranno.
Inoltre, il Pontefice non poteva limitarsi a qualche breve nota. Non perché Francesco non abbia capacità di sintesi comunicativa, ma perché è su molti aspetti della loro stessa fede che i cristiani vanno catechizzati.
«Catechesi» è un’altra parola da tempo fraintesa...

Accidenti! Quest'uomo mantiene quel che promette! Dice quello che pensa e pensa quel che dice. 
Già la lingua è rivoluzionaria, perché è chiara, semplice e comprensibile da tutti. Non si può dire lo stesso di tutti i documenti che sono stati scritti in Vaticano negli ultimi decenni... Il primo documento ufficiale di cui il papa ora porta interamente la responsabilità, può essere considerato a buon diritto come la sua “dichiarazione di governo”. Qui è Bergoglio in persona a parlare! Questa volta non è soltanto una piccola omelia mattutina a Sant'Anna, è il papa che parla in maniera convincente alla coscienza di un miliardo di cristiani, anzi a tutti gli uomini di buona volontà. Le sue parole esprimono una pretesa esagerata per ogni singolo cristiano! Per preti e religiosi, per vescovi e anche per cardinali...
Comoda e semplice la sequela di Cristo non lo è stata mai. Ma quell'uomo che arriva dall'altro capo del mondo non ci mette solo in cammino, ce ne dà anche il coraggio. Se lui, in età avanzata, in una Chiesa vecchia di più di 2000 anni, coraggiosamente si mette a percorrere nuove strade, perché noi non dovremmo almeno tentare? Pronti, in piedi, e via! Sappiamo che non c'è nulla di buono se non viene fatto. Il vecchio in Vaticano dice ciò che pensa e fa, e ciò che dice fa proprio bene alla sua Chiesa in questa stagione. Un rivoluzionario radicale al soglio petrino – che Dio sia ringraziato!
Leggi tutto: Un rivoluzionario radicale (pdf)

La road map di Bergoglio è racchiusa in 214 pagine, un manifesto programmatico di sette punti. E' la rivoluzione gentile della Chiesa, anche se per certi versi più che di rivoluzione gentile si tratta di un vero e proprio terremoto che sta per abbattersi su un certo modo di pensare. Papa Francesco vuole scardinare quel «tanto si è sempre fatto così», comodo criterio pastorale in bilico tra il clericalismo e l'immobilismo, destinato a finire in soffitta. Perchè bisogna dare una scossa esistenziale ai cattolici, a cominciare dai vertici ecclesiali. Innanzitutto con l'esempio personale e il papato di certo non può stare alla finestra: «Dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, devo anche pensare a una conversione del papato» scrive Bergoglio nell'esortazione apostolica, Evangelii Gaudium, scritta quest'estate di ritorno dal Brasile...

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SINODO. IL DIBATTITO E’ APERTO di Fulvio De Giorgi


SINODO. IL DIBATTITO  E’ APERTO 
di Fulvio De Giorgi

L’ampio contributo di mons. Müller (Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede), apparso sull’Osservatore Romano il 23 ottobre scorso, circa le questioni che saranno al centro del prossimo Sinodo straordinario, è stato oggetto di svariati commenti sulla stampa quotidiana italiana. Qualcuno ha perfino presentato tale intervento come una correzione del magistero del papa. Lasciando ad ognuno la responsabilità delle proprie interpretazioni, vorrei proporre una diversa lettura che parte dal presupposto che le Congregazioni di Curia (compresa quella per la dottrina della fede) siano ciò che “negli eserciti si chiama l’intendenza”, a servizio cioè della Santa Sede.

Un compito specifico del Sinodo
Meritoriamente, dunque, mons. Müller ha redatto lo status quaestionis: ha riassunto con precisione il magistero, soprattutto il magistero recente. È stato più rapido (com’era inevitabile per un articolo di giornale) sulla parte storico-teologica, destinata sicuramente in seguito a maggiori approfondimenti. Non ha toccato, poi, per nulla una lettura dei segni dei tempi, un discernimento della realtà attuale dei processi storici in corso e dei problemi più dolorosi per i fedeli, un’analisi sulla condizione storica di oggi: questo sarà infatti, certamente, uno dei compiti specifici del Sinodo. I livelli di lettura delle questioni sono infatti diversi. E la consultazione corale dell’episcopato, ma anche delle famiglie e dei fedeli, è previamente necessaria, così da avere molti elementi per un approfondimento pastorale di tali processi storici.
Dio sta nei processi della storia
Il papa ha affermato: “Dio si manifesta in una rivelazione storica, nel tempo. Il tempo inizia i processi, lo spazio li cristallizza. Dio si trova nel tempo, nei processi in corso. Non bisogna privilegiare gli spazi di potere rispetto ai tempi, anche lunghi, dei processi. Noi dobbiamo avviare processi, più che occupare spazi. Dio si manifesta nel tempo ed è presente nei processi della storia. Questo fa privilegiare le azioni che generano dinamiche nuove […] Se il cristiano è restaurazionista, legalista, se vuole tutto chiaro e sicuro, allora non trova niente. La tradizione e la memoria del passato devono aiutarci ad avere il coraggio di aprire nuovi spazi a Dio. Chi oggi cerca sempre soluzioni disciplinari, chi tende in maniera esagerata alla ‘sicurezza’ dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo modo la fede diventa una ideologia tra le tante. Io ho una certezza dogmatica: Dio è nella vita di ogni persona, Dio è nella vita di ciascuno. Anche se la vita di una persona è stata un disastro, se è distrutta dai vizi, dalla droga o da qualunque altra cosa, Dio è nella sua vita. Lo si può e lo si deve cercare in ogni vita umana. Anche se la vita di una persona è un terreno pieno di spine ed erbacce, c’è sempre uno spazio in cui il seme buono può crescere. Bisogna fidarsi di Dio”...
Leggi tutto: SINODO. IL DIBATTITO E’ APERTO di Fulvio De Giorgi

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giovedì 28 novembre 2013

Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - Adorare fino alla fine, con fiducia e fedeltà - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
28 novembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.



Papa Francesco: 
la religione non è un fatto pivato

Ci sono “poteri mondani” che vorrebbero che la religione fosse “una cosa privata”. Ma Dio, che ha vinto il mondo, si adora fino alla fine “con fiducia e fedeltà”. È il pensiero che Papa Francesco ha offerto durante l’omelia della Messa celebrata questa mattina in Casa S. Marta. I cristiani che oggi sono perseguitati – ha detto – sono il segno della prova che prelude alla vittoria finale di Gesù. 

Nella lotta finale tra Dio e il Male, che la liturgia di fine anno propone in questi giorni, c’è una grande insidia, che Papa Francesco chiama “la tentazione universale”. La tentazione di cedere alle lusinghe di chi vorrebbe averla vinta su Dio, avendo la meglio su chi crede in Lui. Ma proprio chi crede ha un riferimento limpido cui guardare. È la storia di Gesù, con le prove patite nel deserto e poi le “tante” sopportate nella sua vita pubblica, condite da “insulti” e “calunnie”, fino all’affronto estremo, la Croce, dove però il principe del mondo perde la sua battaglia davanti alla Risurrezione del Principe della pace. Papa Francesco indica questi passaggi della vita di Cristo perché – sostiene – nello sconvolgimento finale del mondo, descritto nel Vangelo, la posta in gioco è più alta del dramma rappresentato dalle calamità naturali...

Eppure, conclude Papa Francesco, nel momento in cui i “tempi dei pagani sono stati compiuti” è quello il momento di alzare il capo, perché è “vicina” la “vittoria di Gesù Cristo”:
“Non abbiamo paura, soltanto Lui ci chiede fedeltà e pazienza. Fedeltà come Daniele, che è stato fedele al suo Dio e ha adorato Dio fino alla fine. E pazienza, perché i capelli della nostra testa non cadranno. Così ha promesso il Signore. Questa settimana ci farà bene pensare a questa apostasia generale, che si chiama divieto di adorazione e domandarci: ‘Io adoro il Signore? Io adoro Gesù Cristo, il Signore? O un po’ metà e metà, faccio il gioco del principe di questo mondo?’. Adorare fino alla fine, con fiducia e fedeltà: questa è la grazia che dobbiamo chiedere questa settimana”.


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Il dramma di Anna Marchesini, la donna coraggiosa che commuove il web (video della partecipazione a "Che tempo che fa")

Il dramma di Anna Marchesini, la donna coraggiosa che commuove il web

«Io vi garantisco che sono così interessata, morbosamente ghiotta di vita che mi interessa pure la morte, che è il finale. E non è detto. Mi astengo dal giudicare che sia qualcosa di bello o di brutto, perché è qualcosa che ci accade e come ogni cosa è osservabile». Anna Marchesini, volto femminile del celeberrimo Trio Lopez-Solenghi-Marchesini, ha da poco compiuto sessant’anni e ieri sera (ndr.: 23/11/2013) è stata ospite da Fabio Fazio nel salotto di Che tempo che fa e, ancora oggi, il web italiano parla della sua commovente intervista.
L’attrice, da anni affetta da una grave forma di artrite reumatoide, è apparsa sul piccolo schermo per la prima volta dopo molto tempo. Visibilmente dimagrita e sofferente, non ha nascosto la propria malattia e, anzi, ne parla con apparente leggerezza, intervallando momenti di profonda introspezione a siparietti comici anche legati a Moscerine, la sua ultima raccolta di racconti appena pubblicato con Rizzoli editore.
La malattia, però, non sembra aver intaccato nemmeno superficialmente lo spirito battagliero di Anna Marchesini, le cui parole hanno commosso tutti i telespettatori: in molti sono rimasti impressionati dal coraggio e dalla tenacia dell’attrice che non smette di trasmettere comicità nemmeno quando parla della morte: «Ma come parlo bene quando vengo qui» – ha osservato, guardando direttamente il pubblico in studio. (fonte: Giornalettismo)

Guarda il video a "Che tempo che fa" 
23/11/2013

ESORTAZIONE APOSTOLICA EVANGELII GAUDIUM - Riflessioni e commenti 1



ESORTAZIONE APOSTOLICA
EVANGELII GAUDIUM



Se la Lumen fidei era stata definita un’enciclica a quattro mani (dato l’apporto di Benedetto XVI), la Evangelii gaudium è sicuramente il manifesto programmatico del pontificato di papa Francesco. Cinque capitoli più l’introduzione, 220 pagine, ampi riferimenti al Sinodo sulla nuova evangelizzazione (con le proposizioni dei padri sinodali citate 27 volte, anche se il testo va oltre l’esperienza del Sinodo). Ma soprattutto una parola chiave. La parola «gioia» menzionata per ben 59 volte. Questa in estrema sintesi la prima esortazione apostolica di papa Bergoglio, che chiede di essere analizzata nei suoi particolari. A cominciare proprio da quella gioia del Vangelo che diventa la forza propulsiva della «Chiesa in uscita», come la vuole il Papa...

Cari amici, ieri come sapete è stata presentata e pubblicata l’esortazione apostolica «Evangelii gaudium», il documento programmatico del pontificato di Papa Francesco. Vi invito a leggerla integralmente – è lunga ma si legge facilmente ed è accessibile davvero a tutti –...
vorrei soffermarmi su un punto particolare, che è stato discusso nei mesi scorsi. Diciamo subito che «Evangelii gaudium» non è un’enciclica sociale, e non tratta specificamente dei temi economici. Il suo scopo è quello di esortare, di smuovere, di infiammare la Chiesa perché sia sempre missionaria e sappia distaccarsi da tutto ciò che non aiuta e spesso ostacola questo compito che è la ragione stessa per cui la Chiesa esiste.
Papa Francesco ha però dedicato alcuni densi passaggi al tema della povertà, della globalizzazione, dell’economia malata che esclude invece di includere. Ma ha anche dato ragione e fondamento all’accento più volte da lui stesso posto sul tema dei poveri. Accento e parole che nel corso degli ultimi otto mesi sono stati da qualcuno commentate con sarcasmo o con preoccupazione, parlando di «pauperismo». C’è stato anche chi, dalle colonne di un noto quotidiano, avendo poca dimestichezza con la storia della Chiesa e con la teologia, s’è impancato persino nell’accusa al Papa di aver fatto affermazioni «ereticali» quando ha detto che toccare i poveri significa «toccare la carne di Cristo»...

Con l’uscita dell’Esortazione apostolica posso dire esattamente che cosa ho vissuto intervistando Papa Francesco a partire dal 19 agosto scorso. Ho incontrato il Papa a pochi giorni dal suo rientro dal Brasile e mentre ormai ultimava l’Evangelii Gaudium. Era un periodo vulcanico, di grande grazia ed energia. Mi rendo conto solamente adesso di questo ulteriore aspetto dell’esperienza vissuta con lui: il pensiero del Papa ha preso forma ed è entrato nel dialogo vivo nella nostra conversazione per poi seguire i suoi sentieri e condensarsi un una Esortazione apostolica.
La Evangelii Gaudium richiede una lettura attenta. Una lettura immediata e rapida è possibile e anche opportuna. Tuttavia per entrare nei nodi del testo occorre fare una seconda lettura perché si tratta di un testo che contiene un disegno ed è frutto di una maturazione durata anni, se non decenni, non solo di riflessione, ma anche 8e soprattutto) di esperienza pastorale. Su La Civiltà Cattolica proverò a compiere una mia prima lettura di secondo livello, diciamo così, su radici, struttura e significato dell’Esortazione.
Qui vorrei solamente mettere in evidenza in maniera estremamente schematica alcune tensioni interne positive al testo che lo rendono dinamico e ne “agitano” lo sviluppo...

Vedi anche il nostro precedente post:




mercoledì 27 novembre 2013

Papa Francesco UDIENZA GENERALE 27 novembre 2013 - testo e video


Piazza San Pietro
Mercoledì, 20 novembre 2013



Cari fratelli e sorelle,

buongiorno e complimenti perché siete coraggiosi con questo freddo in piazza. Tanti complimenti.
Desidero portare a termine le catechesi sul “Credo”, svolte durante l’Anno della Fede, che si è concluso domenica scorsa. In questa catechesi e nella prossima vorrei considerare il tema della risurrezione della carne, cogliendone due aspetti così come li presenta il Catechismo della Chiesa Cattolica, cioè il nostro morire e il nostro risorgere in Gesù Cristo. Oggi mi soffermo sul primo aspetto, «morire in Cristo»...

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Nel gelo di una Piazza piombata in un precoce inverno, la verità cristiana senza eguali, riaffermata da Papa Francesco e ripetuta in coro dalla folla, ha il potere di scaldare i cuori prima ancora che le membra intirizzite. 
Chi apre la porta ai fratelli che hanno bisogno vedrà a sua volta aperta la porta del cielo alla fine della vita: il Papa suggella con questo pensiero una catechesi che con chiarezza esplora il tabù per eccellenza. “Fra noi, comunemente c’è un modo sbagliato di guardare alla morte”, osserva, affrontando subito, con delicatezza, un punto che rende la morte “scandalosa”  (fonte: Radio Vaticana)

Guarda anche il video integrale dell’Udienza, con il giro di piazza di Papa Francesco tra gli oltre settantamila fedeli che hanno sfidato il freddo pungente di queste giornate finali dell’autunno romano.
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E' durata un paio d'ore soltanto la novità di una bella sciarpa di lana bianca al collo di Papa Francesco, che doveva proteggerlo dal freddo pungente di piazza San Pietro. 
Al termine dell'Udienza Generale, infatti, questo indumento che per la prima volta abbiamo visto indossare dal nuovo Pontefice e' finito al collo di un anziano su una carrozzella. Francesco infatti ha accettato di scambiare la sua nuova sciarpa bianca con quella grigia, piu' stretta ma piu' lunga, dell'accompagnatore dell'invalido. E il giovane ha tenuto al collo per qualche secondo soltanto la sciarpa bianca, per poi passarla all'anziano che accompagnava, che ha ricevuto poi anche un bacio e un abbraccio dallo stesso Francesco. 
Allontatosi da quel gruppetto per avvicinarsi ad altri malati che erano in attesa, Francesco ha tolto la sciarpa grigia ed e' rimasto senza per la mezz'ora successiva, tutta impegnata nell'incontro con i sofferenti sulle sedie a rotelle e i loro accompagnatori. Poi, mentre il Papa tornava sul sagrato per l'incontro con altri fedeli delle prime file e con le coppie di sposi, l'assistente di camera Sandrone Mariotti e' riuscito a fargli mettere nuovamente una sciarpa bianca. (fonte: AGI) 

Prima dell’udienza generale, il Papa ha incontrato in Aula Paolo VI circa 50 bambine affette dalla sindrome di Rett, con i familiari. La sindrome di Rett è una patologia progressiva dello sviluppo neurologico che colpisce quasi esclusivamente le bambine. E' stato un incontro semplice e commovente, con Papa Francesco che ha salutato e accarezzato con affetto le bimbe, una per una. L'appuntamento si è concluso con la recita di un'Ave Maria e la benedizione finale. (fonte: Radio Vaticana)



«Evangelii Gaudium» - Con la gioia del Vangelo una chiesa povera che si fa evangelizzare dai poveri

ESORTAZIONE APOSTOLICA
EVANGELII GAUDIUM
DEL SANTO PADRE 
FRANCESCO
AI VESCOVI 
AI PRESBITERI E AI DIACONI
ALLE PERSONE CONSACRATE 
E AI FEDELI LAICI 
SULL' ANNUNCIO DEL VANGELO
NEL MONDO ATTUALE


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Un documento “programmatico e esortativo” in cui Papa Francesco indica alla Chiesa di farsi compagna di strada di quanti sono alla ricerca di Dio. Questa in estrema sintesi la definizione emersa in Sala Stampa della Evangelii Gaudium, documento nel quale la parola “gioia” compare ben 59 volte. Questa Esortazione apostolica, ha spiegato padre Federico Lombardi, è stata scritta dal Pontefice di sua mano, in spagnolo, nel mese di agosto, dopo la Gmg di Rio. Nel suo intervento, mons. Fisichella ha sottolineato che questo documento si pone in continuità con l’insegnamento di Paolo VI nell’Evangelii nuntiandi, ribadendo la centralità della persona di Gesù come “primo evangelizzatore”. Un testo, ha soggiunto, che invita a “recuperare una visione profetica e positiva della realtà, senza distogliere lo sguardo dalle difficoltà”. Quindi,mons. Fisichella ha tratteggiato la struttura fondamentale dell’Evangelii Gaudium...


C’è tutto il pontificato di Francesco, le sue parole dette e ripetute in questi mesi. Ma non sono le linee guida del pontificato. L’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, “La gioia del Vangelo”, è un testo che spiega come si deve fare per considerare il Vangelo il sussidiario del cristiano e come comportarsi di conseguenza. 
È un testo completo, pedagogico, dove Bergoglio prende per mano il lettore e gli indica la via giusta per far diventare il Vangelo rilevante nell’attualità del mondo e nell’attualità della Chiesa. 
Chiede a tutti conversione al Vangelo, come se fosse stato dimenticato, seppellito sotto montagne di documenti aggiunti, sotto cumuli di norme e di concetti morali e spirituali, sotto strati di strutture istituzionali ecclesiastiche. 
Ma sbaglia chi prova a definire l’Evangelii gaudium un ennesimo documento. Non lo è. Anzi, è una novità assoluta. È il vademecum della conversione al Vangelo, un navigatore per capirlo e metterlo in pratica nel mondo complicato di oggi. È la prova che papa Francesco non è un agitatore di folle, non è solo un uomo e un Papa a cui guardare emozionandosi per i suoi gesti e le sue frasi ad effetto. Dietro a quei gesti e a quel sorriso c’è la solidità di argomenti importanti a partire dalla «conversione del papato: siamo avanzati poco in questo senso»...
L’Evangelii gaudium darà fastidio, sarà una frustata sul mondo e sulla Chiesa. Il rischio è che ora qualcuno si applichi a smontarla o a contestualizzarla. Che sarebbe ben peggio.

Non imprigionare Gesù in «schemi noiosi» o «pessimismo sterile», ma «porte aperte» a tutti: la missione nell'esortazione apostolica di Francesco
"La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù": inizia così l'Evangelii gaudium, con cui papa Francesco affronta il tema dell'annuncio del Vangelo nel mondo di oggi. É un appello a tutti i battezzati, senza distinzioni di ruolo, perché portino agli altri l'amore di Gesù in uno "stato permanente di missione" (25), vincendo "il grande rischio del mondo attuale": quello di cadere in "una tristezza individualista" (2).
Il papa invita a "recuperare la freschezza originale del Vangelo" Gesù non va imprigionato entro "schemi noiosi" (11). Occorre "una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno" (25) e una riforma delle strutture ecclesiali perché "diventino tutte più missionarie" (27). Su questo piano Francesco si mette in gioco in prima persona. Pensa, infatti, anche a "una conversione del papato" perché sia "più fedele al significato che Gesù Cristo intese dargli e alle necessità attuali dell'evangelizzazione"...
Leggi tutto: «Evangelii Gaudium» in poche parole di Aldo Maria Valli

Di nuovo nel titolo di un documento pontificio ricorre la dimensione della gioia, segno caratteristico della testimonianza cristiana. In essa è come racchiuso il Vaticano II, dall’avvio alla conclusione...
Consegnata a conclusione di un anno della fede voluto da Benedetto XVI per ricordare il concilio che provvidenzialmente ha rinnovato la Chiesa, l’esortazione apostolica è un documento eccezionale. Innanzi tutto perché nasce dal cuore del vescovo di Roma, frutto di una esperienza in prima linea e della sua prolungata meditazione sull’urgenza di annunciare il Vangelo nel mondo di oggi. Il contenuto e lo stile inconfondibili di Papa Francesco caratterizzano infatti il testo e attirano chi lo legge...
E colpisce la prosa coinvolgente di questa magna charta per la Chiesa di oggi, testo che dichiara esplicitamente di avere «un significato programmatico e dalle conseguenze importanti»; perché non è possibile «lasciare le cose come stanno» e occorre costituirsi in uno «stato permanente di missione». Con lo scopo, implorato nella preghiera finale alla Vergine, di «cercare nuove strade perché giunga a tutti il dono della bellezza che non si spegne».


martedì 26 novembre 2013

Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - Il tempo è il messaggero di Dio - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
26 novembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.



Papa Francesco: 
speranza, virtù che viene da Dio

L’uomo può credersi sovrano del momento, ma solo Cristo è padrone del tempo. Lo ha affermato Papa Francesco all’omelia della Messa di stamattina, celebrata in Casa Santa Marta. Il Papa ha indicato nella preghiera la virtù per discernere ogni singolo momento della vita e nella speranza in Gesù quella per guardare alla fine del tempo.

Due consigli, per capire lo scorrere del presente e prepararsi alla fine dei tempi: preghiera e speranza. La preghiera, assieme al discernimento, aiuta a decifrare i singoli momenti della vita e a orientarli a Dio. La speranza è il faro a lunga gittata che illumina l’ultimo approdo, quello di una singola vita e insieme – in senso escatologico – quello della fine dei tempi. Papa Francesco riflette sul Vangelo del giorno, nel quale Gesù spiega ai fedeli nel Tempio cosa dovrà accadere prima della fine dell’umanità, rassicurando sul fatto che nemmeno il peggiore dei drammi dovrà gettare nella disperazione chi crede in Dio. Osserva il Papa: “In questa strada verso la fine del nostro cammino, di ognuno di noi e anche di tutta l’umanità, il Signore ci consiglia due cose, due cose che sono differenti, sono diverse secondo come viviamo, perché è differente vivere nel momento e differente è vivere nel tempo”:
“E il cristiano è un uomo o una donna che sa vivere nel momento e sa vivere nel tempo. Il momento è quello che noi abbiamo in mano adesso: ma questo non è il tempo, questo passa! Forse noi possiamo sentirci padroni del momento, ma l’inganno è crederci padroni del tempo: il tempo non è nostro, il tempo è di Dio! Il momento è nelle nostre mani e anche nella nostra libertà di come prenderlo. E di più: noi possiamo diventare sovrani del momento, ma del tempo soltanto c’è un sovrano, un solo Signore, Gesù Cristo”...

“Ci dia il Signore la grazia di camminare con la saggezza, che anche è un dono di Lui: la saggezza che nel momento ci porti a pregare e discernere. E nel tempo, che è il messaggero di Dio, ci faccia vivere con speranza”.


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Auguri a mons. Bettazzi per i suoi 90 anni


Oggi Luigi Bettazzi compie 90 anni

Lo spazio di Mosaico dei giorni è troppo piccolo per poter elencare le ragioni che ci portano a dire grazie al vescovo Luigi Bettazzi. Correndo dalle Alpi a Lampedusa per parlare di pace e di Concilio, anche in questi giorni continua a ripetere che quell'evento straordinario per la Chiesa e per il mondo si muove tra il “già e il non ancora”. Una provocazione, un rinnovamento, una sfida... che attendono la propria pienezza e compimento. E ci sembra di rivedere in filigrana gli stessi primi novant'anni di questo vescovo che ha vissuto tanti “già” ma che attende e prepara tantissimi “non ancora”. Per un mondo più giusto, per una Chiesa povera, per una pace nonviolenta, per un laicato adulto, accolto e valorizzato, per un annuncio gioioso del Vangelo. Per un dialogo e un incontro senza frontiere, per un’accoglienza senza carte d'identità, per una profezia della vita. Uomo, cristiano e vescovo senza frontiere. Come Vangelo comanda. Tonio Dell'Olio (fonte. Mosaico dei giorni)

*****

Bettazzi partecipò, in qualità di vescovo ausiliare di Bologna, alle sezioni del Concilio Vaticano II, al seguito dell’arcivescovo Giacomo Lercaro, l’esponente di maggior rilievo della corrente dei progressisti. Se oggi la Chiesa cattolica ha riabilitato il pensiero liberale e l’opera di Antonio Rosmini, larga parte del merito va attribuito proprio a monsignor Bettazzi...
In tutti questi anni il vescovo liberal progressista, non si è stancato di denunciare quello che definisce “il tradimento del Concilio Vaticano II”, un tradimento che sarebbe stato consumato nel momento in cui, alcuni principi cardine, sono stati totalmente disattesi.
Bettazzi evidenzia la carenza di collegialità all’interno della Chiesa dove le decisioni continuano ad essere adottate al vertice; il mancato coinvolgimento dei laici; il settarismo delle comunità ecclesiali che, anziché allargare il perimetro della Chiesa, hanno finito con il restringerlo, diventando delle congreghe chiuse, riservate a pochi eletti adeguatamente selezionati...


Guarda anche il nostro precedente post:
"Il Concilio, un già e non ancora" intervista a Monsignor Luigi Bettazzi


ENZO BIANCHI: "La Bibbia è violenta? No, siamo noi buonisti" - "Quando la violenza viene in nome di Dio"


ENZO BIANCHI


La Bibbia è violenta? 
No, siamo noi buonisti

Nelle sante Scritture ci sono parole dure, espressioni che ai nostri orecchi suonano sgradevoli, testimonianze su sentimenti dei credenti ma anche di Dio che ci urtano e qualche volta forse ci scandalizzano. Le Scritture non allettano, raramente seducono, anzi spesso contestano le nostre certezze religiose fino a contraddirle. È vero, numerosi sono i passi delle Scritture in cui Dio appare nella collera, irato, sdegnato fino a punire con la rovina, la morte e l'annientamento chi contraddice la sua volontà e la sua legge, e non pochi sono i passi in cui Dio stesso, il nostro Dio, ordina l'uccisione, lo sterminio di uomini… 


Quando la violenza 
viene in nome di Dio

Esiste un rapporto cruciale tra la violenza e l'altro. Solo un radicale rinnovamento nella comprensione della “verità” può aiutare a vedere nell'altro – nel diverso da me per cultura, religione, etnia, cultura, etica – non qualcuno da demonizzare, escludere o convertire, ma qualcuno con cui entrare in relazione per conoscerlo, per dialogare e apprendere da lui, per discernere quei semi del Logos che un'antichissima dottrina cristiana dice diffusi in ogni essere umano e in ogni cultura e tradizione religiosa. Il Dio rivelato da Gesù Cristo non è forse il Dio che ha creato ogni essere umano a sua immagine e somiglianza? L'altro, allora, è occasione di comunione, non di esclusione. Il vangelo ci critica e ci giudica quando – come è avvenuto a più riprese anche nella storia cristiana – ci costruiamo noi stessi il nemico mutando l'alterità in occasione di inimicizia...


lunedì 25 novembre 2013

Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - Le scelte 'definitive' di ogni giorno - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
25 novembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.



Papa Francesco: 
chiediamo al Signore la grazia del coraggio

Affidarsi al Signore, anche nelle situazioni limite. E’ l’esortazione di Papa Francesco, nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha sottolineato che i cristiani sono chiamati a scelte definitive, come ci insegnano i martiri di ogni tempo. Anche oggi, ha osservato, ci sono fratelli perseguitati che sono da esempio per noi e ci incoraggiano ad affidarci totalmente al Signore.

Scegliere il Signore, “in una situazione al limite”. Papa Francesco ha svolto la sua omelia soffermandosi sulle figure che ci presentano la Prima Lettura, tratta dal Libro di Daniele, e il Vangelo: i giovani ebrei schiavi alla corte di Nabucodonosor e la vedova che va al Tempio ad adorare il Signore. In entrambe i casi, ha osservato il Papa, sono al limite: la vedova in condizione di miseria, i giovani in quella di schiavitù. La vedova getta tutto quello che aveva sul tesoro del Tempio, i giovani restano fedeli al Signore a rischio della vita:
"Tutti e due – la vedova e i giovani – hanno rischiato. Nel loro rischio hanno scelto per il Signore, con un cuore grande, senza interesse personale, senza meschinità. Non avevano un atteggiamento meschino. Il Signore, il Signore è tutto. Il Signore è Dio e si affidarono al Signore. E questo non l’hanno fatto per una forza – mi permetto la parola – fanatica, no: 'Questo dobbiamo farlo Signore', no! C’è un’altra cosa: si sono affidati, perché sapevano che il Signore è fedele. Si sono affidati a quella fedeltà che sempre c’è, perché il Signore non può mutarsi, non può: sempre è fedele, non può non essere fedele, non può rinnegare se stesso”.
Questa fiducia nel Signore, ha soggiunto, li ha portati “a fare questa scelta, per il Signore”, perché sanno che Lui “è fedele”. Una scelta che vale nelle piccole cose come nelle scelte grandi e difficili:
“Anche nella Chiesa, nella storia della Chiesa si trovano uomini, donne, anziani, giovani, che fanno questa scelta...
“Ci farà bene pensare a questi fratelli e sorelle che, in tutta la nostra storia, anche oggi, fanno scelte definitive. Ma anche pensiamo a tante mamme, a tanti padri di famiglia che ogni giorno fanno scelte definitive per andare avanti con la loro famiglia, con i loro figli. E questo è un tesoro nella Chiesa. Loro ci danno testimonianza, e davanti a tanti che ci danno testimonianza chiediamo al Signore la grazia del coraggio, del coraggio di andare avanti nella nostra vita cristiana, nelle situazioni abituali, comuni, di ogni giorno e anche nelle situazioni limite”


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25 novembre, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza Contro le Donne


Centoventotto donne uccise nel 2013. È lunghissimo l'elenco delle donne vittime di violenza. Una vergognosa conta che quest'anno ha registrato una rapida escalation: ad agosto risultavano un'ottantina di casi e le richieste di aiuto di donne vittime di stalking al numero attivato da Telefono Rosa sono aumentate nei primi sei mesi del 2013 di circa il 10 per cento. Con questi numeri ben stampati in mente si celebra, il 25 novembre, la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne...

La giornata mondiale voluta dall’Onu contro il femminicidio, oltre ad essere un’occasione per onorare la memoria delle tante, forse troppe, donne uccise, umiliate e maltrattate dalla violenza maschile, dovrebbe anche essere un’opportunità per ciascun maschio del pianeta per un lungo ed approfondito esame di autocoscienza.
Stavolta non si discute di degrado, ignoranza, condizioni economiche e sociali difficili; al contrario, la violenza contro le donne si annida proprio dove meno te lo aspetteresti. Scandisce le ore e di giorni di rispettabili famiglie, sostituisce affetto ed amore in ambienti sociali all’apparenza immuni da questa piaga, riguarda tanto le mogli quanto le figlie, attraversa trasversalmente le nostre comunità.
Con un particolare spesso sottovalutato: quello di confondere l’evoluzione della condizione della donna nella società con la violenza. Se ci fossero statistiche attendibili ci confermerebbero che il parallelismo tra emancipazione e riduzione della violenza non è affatto cosi scontato. Cinquant’anni fa certamente la condizione della donna era molto diversa, in peggio, rispetto a quella attuale; in famiglia, nella società, sul lavoro e persino in materia di diritti civili. Era però la concezione ed il rispetto per la donna ad essere diverso; era una società, quella italiana, laddove a dispetto degli stereotipi, la vera essenza della famiglia era matriarcale, con la donna al centro di un universo domestico ed affettivo che quasi mai, salvo eccezioni deviate, ammetteva violenza e sopraffazione, soprattutto in famiglia...
Leggi tutto: Se questi sono uomini

Noi donne occidentali siamo le prime madri libere dal destino della maternità: possiamo scegliere di essere donne senza figli. Nella madre antica, il primo anno di vita e quelli seguenti creavano nel bambino un'idea di donna che si prolungava nell'età adulta, in cui il destino della ragazza era quello di sposa e madre e quello dell'uomo di trovare la donna madre dei suoi figli.
Non c'era rottura, contraddizione, tranne quella che derivava dall'infelicità e dal sacrificio insiti nel destino femminile. A noi, madri nuove, viene richiesto un doppio salto mortale: dobbiamo essere pronte allo stato fisico e mentale che permette lo sviluppo del bambino, ma restiamo donne libere, ambivalenti nel desiderio di vivere pienamente il rapporto esclusivo a due col bambino ma di non esiliarci dal lavoro lasciato...
Abbiamo la fortuna di vivere uno dei cambiamenti più importanti della storia, il mutamento profondo del rapporto tra i due generi, questo mutamento può cambiare il mondo e in questo nuovo mondo le donne e gli uomini possono amarsi e comprendersi molto più di prima.

Il dottor Vincenzo Puppo, medico-sessuologo a Firenze, ricercatore-scrittore del Centro Italiano di Sessuologia, pochi giorni fa ha pubblicato il suo nuovo ebook: "La prevenzione delle violenze. Lezione per scuole, università, genitori, ragazze/i, adulti ecc.".
Poiché questo suo nuovo lavoro offre spunti di riflessione proprio in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza Contro le Donne, abbiamo cercato di saperne di più facendocelo spiegare dall’autore.

Dal racconto autobiografico delle vittime allo sciopero delle donne, passando per mostre fotografiche, eventi teatrali, dibattiti e riflessioni. E’ fitto di eventi il calendario per il prossimo 25 novembre, la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne istituita nel 1999 con una risoluzione dell'assemblea generale delle Nazioni Unite.

Guarda la mappa dei femminicidi in Italia

Vedi anche il nostro precedente post: