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domenica 29 dicembre 2013

Padre Dall'Oglio: 29 luglio/29 dicembre... cinque mesi di silenzio


Padre Dall'Oglio
29 luglio/29 dicembre
cinque mesi di silenzio...


Sono passati esattamente 5 mesi dal sequestro del gesuita padre Paolo Dall’Oglio, il fondatore della comunità monastica di Mar Musa che dopo trent’anni vissuti all’ombra del regime di Damasco ha sposato la causa dei ribelli ricevendone in cambio il foglio di via. 
Disobbedendo alle raccomandazioni vaticane Abuna Paolo, come lo chiamano i suoi, è tornato più volte in Siria dopo l’espulsione del giugno 2012 fino a essere rapito nella città di Raqqa mentre, pare, stava trattando con i famigerati qaedisti dell’Islamic State of Iraq and the Levant (Isis) il rilascio di una troupe di «Orient Tv», l’emittente della dissidenza basata nel Kurdistan iracheno con cui aveva collaborato. 
«Stiamo lavorando a fondo sia sul terreno che a livello diplomatico con partner istituzionali e non», dice l’Unità di Crisi della Farnesina, la centrale operativa che negli ultimi due anni ha riportato a casa 37 ostaggi italiani (restano prigionieri padre Paolo e Giovanni Lo Porto). A un certo punto, dopo mesi di silenzio sul gesuita 59enne, il segretario del Syrian National Front, una delle mille sigle dell’opposizione, aveva denunciato la sua esecuzione, notizia smentita poco dopo grazie a «fonti affidabili» dall’attivista e direttore dell’Arab Reform Initiative Salam Kawakibi. 
In realtà, ripete la famiglia Dall’Oglio, parlare il meno possibile del sequestro è quanto può giovare al suo buon esito soprattutto considerandone le coordinate geografiche. ...


La strage degli innocenti che accompagnò il Natale oggi ha luogo in Siria, accanto alla cella dove sei sequestrato. 
Ma la luce del Natale, anche lì, c’è!



Carissimo Paolo,
sono passati cinque mesi da quando non sappiamo più nulla di te. Cinque mesi sono tanti, anche per gli “standard” dei sequestratori in Siria.
Le voci su di te sono sempre tante, ma molti dicono che per prudenza bisogna trattenersi dallo scriverne. Io invece rivendico il dovere di parlare di te, del tuo libro (bellissimo, illuminante, purtroppo non ho avuto il tempo di dirtelo, mi è arrivato a luglio.) e di un piccolo dettaglio, conosciutissimo ma mai evidenziato (strano): ti ha espulso il regime di Assad e ti ha sequestrato l’esercito qaedista dell’ISIS (noi usiamo questa sigla per indicare l’Esercito dell’Iraq e del Levante). al-Qaida e Assad, come non pensare a chiamarli “la strana coppia”. Non si combattono mai, uno subentra dove l’altro esce, usano gli stessi mezzi, hanno gli stessi nemici. Forse non parlare del tuo pensiero serve a non parlare di questo? I giorni in cui gli iraniani ordinarono ad al Maliki di scarcerare tanti qaedisti siriani accorsi in Iraq nel 2003 e rimandarli in patria ad aiutare il traballante Bashar tu lo ricordi bene, svelando “la procura” che c’era dietro, nelle parole conclusive del tuo libro: “È possibile che chi sogna una Siria luogo della sconfitta definitiva dell’islamismo politico sunnita renda possibile la vittoria del regime di Asad. In fondo sarebbe lui il vendicatore delle umiliazioni irachene e afgane. Proprio perché, privo di quegli scrupoli morali e di quelle pastoie giornalistiche e di opinione che hanno rovinato l’Occidente, sarebbe radicalmente in grado di operare quella soluzione finale tanto inconfessabile quanto auspicata dai suoi indiretti alleati”.
Il piano di sterminio dei sunniti, proprio come avevi previsto, è andato avanti, arrivando alle porte del tuo convento. E’ lì, nel tuo Qalamoun, che la ferocia assadita ha raggiunto nuovi apici omessi, oscurati dal racconto ufficiale, tanto che anche nella zona del tuo monastero sono stati ritrovati corpi sventrati, o carbonizzati. I tuoi confratelli della comunità che hai fondato hanno scritto una stupenda lettera per questo Natale, nella quale si legge: ” Frà Jacques dedica tutto il suo tempo a Qaryatayn per accogliere le famiglie dei rifugiati che son venuti al monastero di Mar Elian (un altro monastero della Comunità, ndr) cercando aiuto e protezione. Il numero dei rifugiati che sono arrivati al monastero dalla città stessa di Qaryatayn nei mesi scorsi supera i cinquemila, con una maggioranza musulmana (donne, bambini ma anche anziani/e adulti/e). Dormivano come gli Scout, dappertutto, in chiesa, nelle sale e perfino sui tetti con il freddo. Ringraziamo il Signore che la loro fuga è stata in primavera e non in inverno.”
Poi l’inverno è arrivato, gelido. Ma i siriani non hanno mollato, e S.E. Bashar al Assad ha capito che per resistere non gli restava che ricorrere alla scelta più semplice, naturale: lo sterminio...