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giovedì 16 gennaio 2014

Migranti e rifugiati. Andare oltre la politica della paura e dell’emergenza, superare il clima di odio che si sta diffondendo, per mettere in piedi un vero sistema di accoglienza in grado di incidere anche sul cambiamento della mentalità dei cittadini.


Cento anni fa, nel 1914, subito dopo lo scoppio della Grande Guerra, Benedetto XV istituiva la Giornata per i migranti e i rifugiati, pensando ai profughi, alle famiglie espulse, che il conflitto avrebbe creato. Oggi, le guerre sono 23, generano milioni di nuovi rifugiati e profughi e decine di migliaia di loro giungono sulle coste italiane. Lo ha ricordato il direttore della Fondazione Migrantes della Cei, mons. Giancarlo Perego, che ha presentato l’evento assieme a mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente di Migrantes, alla presenza del ministro dell’Integrazione, Cécile Kyenge. “Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore” è il tema scelto da Papa Francesco perché ogni persona, spiegò lui stesso il 5 agosto scorso, “appartiene all’umanità e condivide la speranza di un futuro migliore con l’intera famiglia dei popoli”. La ricorrenza di domenica, ancora una volta, ci mette di fronte al fenomeno delle migrazioni e al stesso tempo all’incapacità di affrontarlo. Dunque, come accompagnare queste persone proprio "verso un mondo migliore"?

“Purtroppo spesso alla solidarietà e alla fraternità” si “sostituisce la diffidenza, la chiusura, il rifiuto, la discriminazione, l’esclusione, lo sfruttamento, la schiavitù. S’invoca la salvaguardia di una cultura, di un’identità, la precedenza sul lavoro o la sicurezza per lasciare fuori dalle porte dei nostri Paesi persone e famiglie in fuga”. Lo ha detto monsignor Francesco Montenegro, Presidente della Commissione CEI per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, nel corso della conferenza stampa di presentazione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebra domenica prossima 19 gennaio.
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Nelle comunità cristiane – ha spiegato mons. Montenegro – è “importante, anche grazie alla celebrazione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, giunta al suo centesimo anno, s’imparino e s’insegnino le parole per un mondo migliore: incontro, accoglienza, ospitalità, tutela, condivisione, dialogo, rispetto delle differenze. Sono sette parole – ha concluso - che danno qualità alla nostra nuova evangelizzazione, soprattutto se accompagnate da una testimonianza di vita personale e di comunità, da una responsabilità condivisa verso un mondo in cammino. Sono parole che possono dare anche qualità alla nostra democrazia, se non vuole dimenticare i suoi principi fondamentali”.

Andare oltre la politica della paura e dell’emergenza, superare il clima di odio che si sta diffondendo, per mettere in piedi un vero sistema di accoglienza in grado di incidere anche sul cambiamento della mentalità dei cittadini. E’ questo l’appello lanciato dalla Cei in occasione della presentazione, a Roma, della 100esima Giornata del migrante e del rifugiato, che si svolgerà domenica 19 gennaio. Un evento che cade in un clima politico particolarmente delicato, dopo la decisione del quotidiano La Padania di rendere pubblica l’agenda della ministra Cècile Kyenge. Un gesto da molti considerato una vera e propria “intimidazione” e che ha scatenato durissime polemiche.
Attesa alla presentazione della Giornata del migrante, la ministra Kyenge ha ribadito ai cronisti che azioni come quelle della Lega Nord non sono da sottovalutare, perché mettono a rischio l’intera democrazia...
Un sostegno implicito all’azione della ministra è arrivato da monsignor Montenegro, vescovo di Agrigento e presidente della Fondazione Migrantes, che ha chiesto all’Italia di cambiare atteggiamento nei confronti dell’immigrazione, un fenomeno “inarrestabile come il vento”. “Bisogna andare oltre l’emergenza – ha detto - e guardare all'immigrazione come un fatto ordinario. Questo è un problema che non può essere affrontato più solo come una questione di muscoli e lavoro ma bisogna partire dall’integrazione”...

“Noi cristiani dobbiamo cavalcare la profezia e avere il coraggio di andare controcorrente. Dobbiamo ricordarci che i migranti sono uomini e anche per loro Cristo è morto. La profezia è sempre scomoda. Dobbiamo renderci conto che il Vangelo ci chiede di schierarci sempre dalla parte degli ultimi”. Questo l’appello di monsignor Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e della Fondazione Migrantes, in vista della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che la Chiesa celebra in tutto il mondo il 19 gennaio...