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lunedì 17 febbraio 2014

La ferocia inaudita delle immagini all'aggressione ai senzatetto non può lasciarci indifferenti...

La ferocia abbattutasi su due coppie di senzatetto che dormivano all’aperto in un gelido sabato notte, nel pieno centro di Genova, si presenta ora nuda e cruda sotto i nostri occhi, grazie ai fotogrammi sconvolgenti di una telecamera di sorveglianza. Guardiamoli. Impossibile girare la testa.
Vediamo quattro giovani resi anonimi dalle felpe o da passamontagna. Hanno i guanti per non lasciare impronte. Impugnano chi un tubo Innocenti, chi un manganello, chi mazze d’altro genere. Si appostano, fermi in attesa che il capo dia un segnale. Quindi, all’unisono, si avventano sui corpi addormentati. Bastonano con furia mirando alle teste sopra un giaciglio di cartone e una tendina da campeggio estivo. Li vediamo usare tutte e due le mani per colpire con maggior forza. Trentuno secondi in tutto, poi fuggono.
Anche i clochard meritano di essere riconosciuti per nome. Si chiamano Alice Velochova e Jan Bobak (ora è fuori pericolo, dopo una difficile operazione alla testa); e poi Susana Jonasova e Jonas Koloman (lui pure ferito grave). Hanno cittadinanza europea, slovacca. Sono vivi per miracolo. E allibiti.
I frequentatori del salotto buono di Genova, fra piazza De Ferrari e i portici di Piccapietra, fino al Teatro Carlo Felice e alla Galleria Mazzini, hanno una certa familiarità con questi clochard talvolta alticci e importuni, senza mai essere pericolosi. Cercano una grata che sputi aria calda dal parcheggio sottostante, s’imbottiscono di giornali, bevono vino dal cartone e tirano su una coperta. Getti uno sguardo, provi disagio e passi oltre. 
La tentazione è di liquidarli come umanità di scarto, destinata prima o poi allo smaltimento. 
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Già prima di guardare le fotografie in cui si descrive l’odio che culmina nel crimine, si era mossa una trentina di cittadini genovesi, dandosi appuntamento per una notte di condivisione all’addiaccio in Galleria Mazzini. Si sono appuntati sul sacco a pelo un foglietto con scritto: “Io è te”.
D’accordo, “Io è te”. Ma invece chi sono loro? Chi sono i quattro incappucciati propagatori di questa atroce pulizia cittadina?
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Quella drammatica notte Bobak Yan la ricorda così: «Stavo dormendo con mia moglie Alice. Verso le quattro del mattino ho sentito dei colpi molto forti sulla tenda che si è rotta. Hanno iniziato a picchiarci con i bastoni e io ho cercato di riparare Alice ma le ha prese anche lei. Quando mi sono alzato erano già scappati. Alice era tutta viola, poverina». Portici di piazza Piccapietra, centro di Genova, lo scorso 25 gennaio. Un raid da «Arancia meccanica» con quattro picchiatori che massacrano a sprangate due coppie di clochard, tutti slovacchi di Rimavská Sobota, tutti in Italia a cercare fortuna...