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martedì 11 marzo 2014

«Che avrei fatto se mi avessero eletto?» di Luigi Accattoli - Dal nuovo libro «Il vescovo di Roma» una risposta intrigante alla domanda sulla sorgente dell'«allegria manifesta e debordante» di Papa Francesco

«Che avrei fatto se mi avessero eletto?»
di Luigi Accattoli 

Con l'avvicinarsi del primo anniversario dell'elezione arriva in libreria «Il vescovo di Roma», il volume in cui Luigi Accattoli per l'editrice EdB parla delle «novità di Papa Francesco». Chi segue Vino Nuovo conosce bene la profondità e insieme l'ampiezza dello sguardo di Accattoli, che nel libro - ad esempio - non manca di dedicare un excursus interessante e niente affatto ostile anche ai «delusi da Francesco». Come assaggio del libro vogliamo però qui proporre le pagine conclusive, in cui l'autore si chiede che cosa sia cambiato in Jorge Mario Bergoglio tra il Conclave del 2005 e quello del 2013. Proponendo alla fine una personalissima parabola tutta da leggere... (G.Ber.)
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Come hanno fatto i cardinali a portare all'accettazione del papato a 76 anni chi non lo volle quando ne aveva 68? Penso che non lo sapremo mai e dobbiamo fare spazio alla sorpresa che è amica dei conclavi. In una conversazione avvenuta poco dopo la fumata bianca, il cardinale Angelo Scola mi ha dato questa buona risposta: «Lo Spirito Santo ci ha presi e ci ha rigirati». Credo che il rigiro ci sia stato anche per il cardinale Bergoglio ed esso ha ottenuto che l'umile argentino si sentisse pronto a osare il papato e a farsi da gesuita francescano.
Ricordo un colloquio con il cardinale Jorge Mejía, connazionale di Bergoglio che ora ha 91 anni e che ha avuto un infarto - pare superato bene - proprio il giorno dell'elezione di papa Francesco; un colloquio che avvenne alla vigilia del conclave del 2005 e nel quale rispose così alla mia domanda sul papabile Bergoglio: «È un santo, sarebbe un bellissimo papa, ma se vede che lo votano si spaventa ed è capace di rifiutare l'elezione per umiltà».
Questa idea della sua riluttanza dev'essere circolata tra i cardinali elettori anche nell'ultimo conclave: il cardinale Damasceno Assis, presidente della Conferenza episcopale brasiliana, ha detto il 21 marzo 2013 al Tg2: «Alcuni pensavano che non avrebbe accettato». Ho ascoltato di persona cardinali che mi hanno raccontato «il volto grave e come spaventato» che gli avevano visto durante gli scrutini in Sistina quando lo vedevano passare per portare la scheda all'urna.
Nell'intervista alle riviste dei gesuiti Francesco fa questa confidenza al padre Spadaro:
Mi dice che quando ha cominciato a rendersi conto che rischiava di essere eletto, il mercoledì 13 marzo a pranzo, ha sentito scendere su di lui una profonda e inspiegabile pace e consolazione interiore insieme a un buio totale, a una oscurità profonda su tutto il resto. E questi sentimenti lo hanno accompagnato fino all'elezione...

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