Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



lunedì 24 marzo 2014

OREUNDICI - IL QUADERNO DI MARZO 2014: LE COMUNITÀ - L'EDITORIALE di Mario De Maio - LA MIA COMUNITÀ SONO I POVERI da Charles de Foucauld a papa Francesco di Arturo Paoli



OREUNDICI
IL QUADERNO DI MARZO 2014


LE COMUNITÀ



L'EDITORIALE 
di Mario De Maio

Sin da bambini abbiamo imparato a recitare la preghiera del Padre nostroinsegnata da Gesù ai suoi discepoli. Ne abbiamo parlato durante il convegno di gennaio “Padre nostro che sei in terra”. Come fare scendere Dio dal cielo e incontrarlo nella nostra quotidianità? L’orizzonte che ci avvolge, soprattutto in questo momento storico ed economico, è fatto di tanta sofferenza, di tanta ingiustizia e talvolta anche di disperazione. Come può occuparsi Dio del nostro pane, del nostro male, della nostra incapacità di perdonare e delle numerose tentazioni a prevaricare sul bene dei nostri fratelli? 
...
Tutti noi abbiamo nel nostro cuore una piccola fiammella che è la nostra fede. Spesso però ci dimentichiamo di lei o pensiamo non ci sia, perché crediamo che fede sia soltanto pensare o ammettere l’esistenza di Dio. Ma fede, come il termine stesso esprime, è fiducia e abbandono fiducioso al Bene che esiste, ci avvolge, ci accompagna e sostiene, qualunque sia il nostro credo o il nostro comportamento religioso. Questa fede ogni giorno va alimentata. Come ci occupiamo di nutrire il nostro corpo, di arricchire la nostra mente, così dovremmo riservare parte del nostro tempo per fare crescere e rinvigorire questa piccola fiammella, fino a farla diventare un grande fuoco che riscalda e illumina la nostra vita e quella dei nostri fratelli.

LA MIA COMUNITÀ SONO I POVERI
da Charles de Foucauld a papa Francesco
di Arturo Paoli

Avendo oltrepassato di parecchi mesi la soglia del secolo, è normale che mi si facciano delle domande sul passato, anche se ormai questa soglia non è così insolita come un tempo. La crisi attuale è scesa particolarmente sulla comunità. La tecnica tende al modello fai da te che per me è una formula di vita assolutamente negativa. Dalla mia giovinezza lontana, potrei affermare che diversi tipi di comunità mi sono venute incontro e le ho accolte con vero entusiasmo. Evidentemente il vivere in comunità e assumere le finalità della stessa, può produrre anche degli inconvenienti; ma esiste una esistenza senza aspetti difficili e avve-nimenti che possono dispiacere? A questo riguardo mi si chiede di parlare di un avvenimento personale che è la fraternità di Charles de Foucauld. Mi è venuta incontro in un momento in cui il mio impegno nella chiesa di Roma scadeva per diversi motivi di cui ho parlato e scritto abbastanza. Mi si apriva davanti come un’offerta possibile la strana figura di Charles de Foucauld, prima ateo in cerca di godere la vita in maniera materialistica e poi improvvisamente divenuto religioso. La sua ricerca di vivere in comunità con gli appartenenti alla religione musulmana, come religioso cattolico, costituisce una stranezza. La sua è una scelta nuova perché non è il missionario che va a convertire, ma è l’amico che condivide la loro vita e muore nella loro terra ucciso per un equivoco. Proprio mentre scrivo mi è giunta una rivista con la foto del papa Francesco circondato da persone appartenenti alla religione ebraica: sono a tavola partecipando a un pranzo e parlando familiarmente da buoni amici. Penso che il seme gettato in terra da Carlo de Foucauld, che ha vissuto fino alla morte con i musulmani, abbia portato frutto...
Leggi tutto: LA MIA COMUNITÀ SONO I POVERI da Charles de Foucauld a papa Francesco



La speranza viene dal legame,
dalla relazione con gli altri,
dall'attenzione che si presta
a coloro che ci circondano
Abbé Pierre