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mercoledì 12 marzo 2014

"Segni non riconosciuti" - di don Antonio Savone



Segni non riconosciuti
Omelia di don Antonio Savone 


Mercoledì I settimana di Quaresima

Gio 3,1-10
Sal 50
Lc 11, 29-32

Ci rilegge di buon grado l’atteggiamento degli interlocutori di Gesù alla perenne ricerca di segni così da poter finalmente riconoscere in lui il Figlio di Dio.
Ci appartiene, non poche volte, l’atteggiamento di chi pretende credenziali per essere finalmente costretto all’evidenza che ciò che il Signore chiede sia degno di fiducia.
Ci accade sovente di andare alla ricerca di segnali grazie ai quali convincerci che davvero vale la pena avere a che fare con Dio: quando Dio, finalmente, è circoscrivibile all’interno del nostro immaginario.
La folla voleva che Gesù si sottomettesse ai suoi criteri. Voleva un Dio a misura delle sue domande e dei suoi bisogni. E tuttavia il suo cuore restava chiuso, ostinato nella propria durezza. Ma a nulla serve mostrare un bel quadro a chi si ostina a non voler aprire gli occhi.
C’è una grossa differenza tra cercare i segni e riconoscere i segni. A questa pretesa, infatti, Gesù non cessa di rispondere che tutto quello che accade è segno di lui. La folla lo segue ma fatica a riconoscere in lui la manifestazione di Dio Padre. E per questo Gesù viene accolto con diffidenza, addirittura verrà contestato e avversato. Eppure quello era il segno che Dio aveva offerto.
Non occorrono altri segni al di là di quelli che la vita ci mette sul cammino. Occorre piuttosto la capacità di leggere la vita a partire dal segno permanente che per noi resta Gesù Cristo, il suo mistero di morte e di risurrezione.
...
Pretendere da Dio “segni” e “miracoli” per continuare a dargli credito è indice di una fede inesistente. Credere è consegnarsi a Dio con un gesto gratuito e fiducioso, perché si è accolto “il segno” che Egli ci ha dato nella persona di Gesù. E questo basta per continuare a vivere. Questo basta per accettare di entrare nella propria morte.

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