Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



sabato 12 aprile 2014

"In cammino verso la Pasqua" di Fr. Egidio Palumbo


"LECTIO" DELLA SETTIMANA SANTA 
a cura di fr. Egidio Palumbo 
In cammino verso la Pasqua

1. Inizia la settimana santa, la “grande settimana”, la settimana più importante dell’anno liturgico, che ci conduce verso la Pasqua. Essa si apre con la Domenica delle Palme e della Passione del Signore. In questa domenica facciamo memoria-attualizzazione dell’ingresso solenne di Gesù a Gerusalemme (Mt 21,1-11), seduto su un’asina e un puledro, e non su un cavallo, perché il cavallo era utilizzato per la guerra. Gesù viene acclamato come il Re-Messia, colui che viene a visitarci nella mitezza e nella pace: per questo è seduto su un’asina e su un puledro. L’evangelista Matteo al riguardo ci ricorda la profezia di Zaccaria 9,9, combinata con Is 62,11, che Gesù porta a compimento, ovvero rende attuale con il suo vissuto: «Dite alla figlia di Sion [= la città di Gerusalemme]: Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma».

La mitezza e la pace di Gesù Messia, noi in questa domenica la esprimiamo anche portando le palme e i rami di olivo, affinché la sua mitezza e la sua pace diventino anche la nostra. Infatti:

— la palma è simbolo del martirio, di colui che ha dato testimonianza con il dono della vita, è simbolo del giusto (Sal 92,13: «il giusto fiorirà come palma»); e poiché dà frutti dolcissimi, i datteri (Ct 7,9), la palma è anche simbolo di colui che con la sua esistenza produce il dolcissimo frutto della Parola di Dio (Mt 13,23; Sal 119,103; Ez 3,3);

— i rami di olivo ci ricordano l’olio profumato con il quale il Messia fu unto da una donna nella casa di Betania, per esprimere la preziosità di una vita donata fino allo spreco (Mt 26,6-13; Mc 14,3-9; Gv 12,1-8); e ancora, ci ricordano l’olio simbolo della gioia (Sal 45,8), della compassione e della misericordia che cura le ferite (Lc 10,34) e toglie ogni ruggine.

2. E la mitezza e la pace di Gesù Messia si manifestano ancora di più in tutta la sua limpidezza nella narrazione del Vangelo della Passione del Signore (Mt 26-27), che è narrazione-annuncio dell’amore appassionato di Dio per l’umanità. È qui che Gesù, ancora una volta, mette in pratica, lui per primo, quanto aveva detto nel Discorso della Montagna (Mt 5-7) riguardo al rispetto dell’altro considerato come fratello, all’amore al nemico e alla nonviolenza. Infatti, rifiuta l’uso della spada per difendersi dall’arresto (Mt 26,52), perché la violenza richiama altra violenza; fa silenzio di fronte alle accuse ingiuste e pretestuose che gli vengono rivolte (Mt 26,63; 27,12.14); e, crocifisso ingiustamente, morendo non impreca contro i suoi uccisori, ma, emettendo l’ultimo respiro, dona lo Spirito (Mt 27,50; Gv 19,30).

3. Non va mai dimenticato che Gesù fu crocifisso fuori della città (Eb 13,12; Gv 19,20), come un terrorista, un criminale, affinché l’esecuzione capitale fosse vista da tutti come punizione esemplare e come deterrente. Eppure, paradossalmente, colui che dagli uomini è stato cacciato fuori della città, che è stato scartato come un criminale, Dio l’ha risuscitato e costituito Signore e lo ha posto a fondamento della comunità cristiana (At 4,11-12; 1Pt 2,4-6). Lo Scartato e il Trafitto è il Signore della Chiesa e del mondo.

Questo particolare va sempre ricordato, per non cedere alla tentazione di strumentalizzare il crocifisso a fini propagandistici di natura politica, religiosa e culturale, come spesso si tende a fare oggi, con il compiacimento di molti.

Noi cristiani, per primi, non possiamo permetterci di brandire il crocifisso come una clava contro gli altri, contro gli stranieri e gli immigrati, né di utilizzarlo come “simbolo di unità nazionale” (quasi fosse una bandiera), né tantomeno di esporlo a vanto del primato della nostra civiltà occidentale e come semplice ornamento estetico per il proprio corpo e le proprie case.

Il crocifisso, invece, è segno dell’amore appassionato di Dio per tutta l’umanità, nessuno escluso; è segno di una vita consegnata e donata fino allo spreco; è segno di nonviolenza, di compassione, di perdono, di riconciliazione e di pace vissuti nel Signore e non in nome di qualcun altro. Per questo i cristiani si inginocchiano davanti al Crocifisso, per questo lo indossano con devozione, per questo le chiese-edificio – simbolo della comunità che si raduna nel nome del Signore – sono costruite a forma di croce.

E se c’è un valore umano universale non negoziabile cui il crocifisso ci richiama è quello della solidarietà verso tutti coloro che sono cacciati fuori dalle nostre città, che sono scartati, emarginati e rifiutati dalla nostra società.
...

Leggi tutto: In cammino verso la Pasqua