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domenica 27 aprile 2014

"Un grido nel silenzio" di don Giovanni Berti

Un grido nel silenzio
di don Giovanni Berti
Commento al Vangelo
27 aprile 2014
DOMENICA in ALBIS

Gv 20,19-31

“Pace a voi!”, è questa la prima cosa che Gesù risorto dice ogni volta che appare ai discepoli, sia la sera di quel primo giorno dopo il sabato che otto giorni dopo. E da allora i discepoli ogni otto giorni si ritrovano insieme nel giorno che loro chiamano domenica, cioè “giorno del Signore”. Ed è così che anche noi la chiamiamo e la viviamo.
E’ un saluto e un dono allo stesso tempo. Gesù si presenta alla comunità di coloro che portano il suo nome nella pace che solo da Dio proviene, la pace vera. E’ la pace che porta felicità profonda nell’uomo, è la pace che cambia la storia umana da divisione a unità, da egoismo a solidarietà con tutti.
Ieri, 25 aprile, giorno che per la nostra nazione italiana ricorda la fine della seconda guerra mondiale e la liberazione dalla violenza nazifascista, nell’Arena di Verona c’è stata una grande manifestazione di tantissimi movimenti per la pace. Si sono intrecciati moltissimi slogan e inviti a costruire al pace, con i più disparati appelli che avevano in comune il desiderio che è di ogni essere umano che è vivere nella pace, nella concordia, senza più guerre, ingiustizie e povertà.
L’anfiteatro era pieno gente, circa 13mila persone, di tutti i colori, provenienze ed età, tante come sono tanti i colori della pace.
Forse molti pensano che manifestazioni come queste sono inutili, e le notizie dell’attualità sembrano confermare l’utopia della pace. Basti pensare l’escalation che sta avendo la crisi in Ucraina e il dramma crescente dei profughi dai paesi in guerra, come la Siria, che affollano le barche della speranza nel mar Mediterraneo.
“Pace a voi”, sembra una bella frasettina da celebrazione in chiesa che inizia e finisce nel momento in cui si pronuncia, e sembra che anche noi cristiani ci crediamo sempre meno. Ma Gesù risorto non la pronuncia in modo superficiale, e se il Vangelo lo ricorda così insistentemente, significa che questa pace del Risorto è davvero il progetto di Dio per l’umanità. Dalla pace di Cristo nasciamo come cristiani, e come cristiani questa pace siamo chiamati a farla scendere nel cuore nostro e nella vita attorno a noi.
La pace non è mai a basso prezzo, e si costruisce con il sacrificio della vita. Gesù infatti pronuncia queste parole mostrando nello stesso tempo i segni della passione, che nonostante sia un corpo risorto, sono rimasti impressi in modo indelebile nella sua carne. Gesù è il risorto e il vivente, ma non cancella le tracce del prezzo di questo amore senza limiti. I segni della passione sono anche essi un messaggio concreto ai suoi amici, chiamati a portare la pace sapendo di dover spesso pagare per la sua realizzazione.
E’ difficile credere e accettare questo, e Tommaso con la sua iniziale incredulità ci tranquillizza, perché anche noi come lui non troviamo la strada della fede così immediata e facile da accogliere.
Ma lo stesso Tommaso finirà con il pronunciare la più alta professione di fede nel Vangelo, quando alla fine riconosce Gesù come Signore e Dio. E’ difficile costruire la pace come ci insegna Gesù, ma è possibile, non è una illusoria utopia.


Ieri in Arena il momento per me più emozionante è stato quando a tutti i presenti hanno chiesto un minuto di silenzio per la pace nel mondo.
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La pace richiede silenzio


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