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giovedì 1 maggio 2014

Il pesante legno della crisi

Nel giorno del 1° maggio ritorniamo sulle parole dedicate alle sofferenze del mondo del lavoro nella Via Crucis di qualche giorno fa al Colosseo. E proviamo a farle davvero nostre

Uno dei grandi difetti del nostro tempo è la facilità con cui le parole scorrono via, come semplici emozioni. Ed è una tentazione particolarmente forte in questa stagione ecclesiale, in cui sembra che ogni giorno ci debba essere per forza qualcosa di nuovo da rincorrere. Per questo oggi 1° maggio - giornata dei lavoratori - vorremmo proporre di fare un salto indietro, di appena pochi giorni. Anziché aggiungere parole che rischierebbero di essere retoriche su un tema oggi per tanti così drammatico, riprendiamone alcune la cui bellezza sta nel trasformare davvero questa sofferenza in preghiera. Sono le parole che l'arcivescovo Giancarlo Bregantini ha proposto nella seconda stazione della Via Crucis presieduta dal Papa il 18 aprile scorso, Venerdì Santo, al Colosseo. Il lavoro che non c'è è diventata la croce di cui è caricato oggi Gesù. E a ciascuno - secondo le sue responsabilità - è suggerita una strada per farsene carico. (G.Ber.)

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«Gesù portò i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, perché non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue ferite siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime» (1 Pt 2,24-25).

Pesa quel legno della croce, perché su di esso Gesù porta i peccati di tutti noi. Barcolla sotto quel peso, troppo grande per un uomo solo (Gv 19,17).

È anche il peso di tutte le ingiustizie che hanno prodotto la crisi economica, con le sue gravi conseguenze sociali: precarietà, disoccupazione, licenziamenti, un denaro che governa invece di servire, la speculazione finanziaria, i suicidi degli imprenditori, la corruzione e l'usura, con le aziende che lasciano il proprio paese.

Questa è la croce pesante del mondo del lavoro, l'ingiustizia posta sulle spalle dei lavoratori. Gesù la prende sulle sue e ci insegna a non vivere più nell'ingiustizia, ma capaci, con il suo aiuto, di creare ponti di solidarietà e di speranza, per non essere pecore erranti né smarrite in questa crisi.

Ritorniamo perciò al Cristo, Pastore e Custode delle nostre anime. Lottiamo insieme per il lavoro in reciprocità, vincendo la paura e l'isolamento, ricuperando la stima per la politica, e cercando di uscire insieme dai problemi.

La croce, allora, si farà più leggera, se portata con Gesù e sollevata tutti insieme, perché dalle sue ferite - fatte feritoie - siamo stati guariti (cfr 1 Pt2,24).

PREGHIERA:

Signore Gesù sempre più fitta è la nostra notte! 
La povertà prende l'aspetto della miseria. 
Non abbiamo pane da offrire ai figli e le nostre reti sono vuote. 
Incerto il nostro futuro. Provvedi al lavoro che manca. 
Suscita in noi l'ardore per la giustizia, 
perché la vita che conduciamo non sia trascinata,
ma vissuta in dignità! Amen.
(fonte: Vino Nuovo)