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venerdì 16 maggio 2014

Meriam deve vivere: l'Italia si mobilita - Al Colosseo, ebrei cristiani e musulmani insieme per dare speranza a chi soffre per la sua fede.

Nei giorni in cui il mondo intero celebra la Festa della mamma, un giudice sudanese ha condannato a morte una giovane madre cristiana, ritenendola colpevole di apostasia. La sentenza è stata emessa il 5 maggio, ma se ne è avuta notizia solo adesso. La donna, tra l'altro, ha già passato diverso tempo in carcere. È stata arrestata nell'agosto dello scorso anno e incriminata per apostasia rispetto all'Islam lo scorso febbraio. Dopo la sentenza, l'11 maggio, il giudice le aveva offerto la salvezza in cambio della conversione all'Islam. Tre giorni per pensarci. Ma il 14 maggio, di nuovo davanti al magistrato, Meriam ha rifiutato di rinnegare la fede in Cristo. 
Meriam Yeilah Ibrahim, 27 anni, laureata in medicina, è incinta all'ottavo mese e ha con sé in carcere il figlio di 20 mesi. Il giudice del tribunale di Khartum la ritiene musulmana di nascita, come tutti i sudanesi, e secondo Amnesty International l'ha condannata anche per adulterio perché il suo matrimonio con un uomo cristiano non è considerato valido dalla 'sharia'. Il giudice le aveva chiesto di rinunciare alla fede per evitare la pena di morte: "Ti abbiamo dato tre giorni di tempo per rinunciare, ma insisti nel non voler ritornare all'islam. Ti condanno a morte per impiccagione", ha detto il giudice Abbas Mohammed Al-Khalifa rivolgendosi alla donna con il suo nome musulmano, Adraf Al-Hadi Mohammed Abdullah...


Fiaccole e bandiere con i segni della pace hanno riempito ieri lo spazio che separa il Colosseo - luogo della persecuzione dei cristiani - e l'Arco di Tito, che custodisce la memoria dell'umiliazione del popolo ebraico.
In tanti infatti hanno risposto all'appello della Comunità di Sant'Egidio e della Comunità ebraica romana per una mobilitazione pacifica che rompa il silenzio sul dolore dei cristiani perseguitati nel mondo a motivo della loro fede. La presenza di tanti nuovi italiani, molti dei quali di fede musulmana, è stata un ulteriore motivo di speranza.
I nomi dei vescovi Mar Gregorios Ibrahim e Paul Yazigi e di padre Paolo dall'Oglio, sequestrati da mesi in Siria, hanno risuonato nella testimonianza viva di un giovane di Aleppo. Alganesh Fessaha ha dato voce alle donne e ai bambini che vengono rapiti nel Sinai...


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