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giovedì 3 luglio 2014

Mio Signore e mio Dio – S. Tommaso apostolo di Antonio Savone


S. 
TOMMASO 


Mio Signore e mio Dio 
di Antonio Savone




Ef 2,19-22;

Sal 116
Gv
20,24-­29


Giorno di contrasto quel giorno dopo il sabato. Tutto era cominciato al mattino in un giardino in cui un sepolcro era stato spalancato e tutto termina in una casa, di sera, con una porta sprangata. Dio apre varchi e l’uomo erige difese. Quel mattino in quel giardino una pietra era stata tolta, quella sera, invece, in quella casa era stato usato un catenaccio. Il giorno era cominciato con la morte ormai vinta e termina con la paura che ha la meglio su tutto. Questa paura ha anche un nome: paura dei giudei, paura, cioè, di chi aveva messo a morte la speranza mentre crocifiggeva il loro maestro. Quante cose mettono a morte la nostra speranza!
Tommaso5Ognuno di noi ha i suoi giudei che non poche volte angosciano e destabilizzano. Paure, forse, legate al passato o concernenti il futuro. Paure a proposito di tempi e paure a proposito di luoghi. Paure nei confronti di altri e paure nei confronti di se stessi. Paura della sofferenza e paura della morte. Non sempre riusciamo a gestire le nostre paure, talvolta non riusciamo neppure a dare loro un nome: e, tuttavia, non poche volte sono esse ad avere il sopravvento. Che nome hanno le mie paure? È necessario dare un nome alle nostre paure per guardarle in faccia senza lasciarci dominare da esse.
Accade anche a noi come già quel giorno agli apostoli di non percepire più la presenza del Signore e perciò correre al riparo chiudendoci. Quando si ha paura di tutti e di tutto si finisce per lasciare fuori dalla porta tutti e tutto, riducendo la vita a una fuga senza fine, senza accorgersi più di nulla.
Stando al vangelo la paura ha anche un altro volto: si tratta della paura di avere a che fare con un Dio diverso da come lo avevamo immaginato, un Dio che non sta a ciò che sarebbe normale fare. Come dar torto agli apostoli? Il Messia atteso non rispondeva certo a quei canoni introdotti dalla passione e morte di Gesù. Molto più semplice avere a che fare con un Dio gestibile.
Con Tommaso e come Tommaso ho anch’io bisogno di certezze, di non iniziare nulla senza essere sicuro di farcela. E perciò la paura assume presto i tratti della sfiducia, della mancanza di iniziativa, dell’incapacità ad affidarsi a un Dio che sfugge alla presa perché non riesco a capirlo fino in fondo. È la paura del nuovo attraverso il quale Dio ci visita e a cui corrisponde la tentazione di aggrapparci al passato solo perché lo si conosce meglio ed è perciò possibile gestirlo senza correre rischi...