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domenica 21 settembre 2014

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 42/2013-2014 (A) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea'
Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)


Traccia di riflessione sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino



Vangelo: Mt 20,1-16








"Ho visto un mondo rovesciato: i primi erano diventati gli ultimi, e gli ultimi i primi" (Baba Batra 10b, Talmud)
A Pietro che chiede quale ricompensa sarà data loro per aver lasciato tutto (Mt 19,27-30), Gesù risponde con questa bellissima parabola che, ancora una volta, mette in crisi l'immagine che abbiamo di Dio, il nostro modo mercantilistico di concepire il suo amore per noi. L'evangelista ci presenta il volto di un Dio che a prima vista sembra compiere un'ingiustizia, che invece di premiare i buoni e punire i malvagi, "fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi"(Mt 5,45) inondando tutti con il suo amore e la sua misericordia. Un Dio che è costantemente in cammino, - in Esodo - con il suo popolo, che per ben quattro volte "esce'" alla ricerca dei suoi figli affinché non restino inattivi e vadano a lavorare nella sua vigna. Un Dio che che è benevolo con tutti i suoi figli, anche con chi non lo merita, che con i primi pattuisce un salario preciso, con gli altri "ciò che è giusto"(20,4), ma assolutamente nulla con quelli dell'ultima ora, i quali si affidano totalmente alla sua benevolenza. "Il Signore della vigna" è sempre sconcertante, non è un padrone severo che dà agli uomini secondo i loro meriti, ma generoso, che li retribuisce secondo i loro bisogni perché il suo amore non è dato come premio per le loro buone opere, ma come dono gratuito. Per questo inizia a pagare gli operai a partire dagli ultimi, perché tutti possano vedere e comprendere che lui è amore gratuito, e gratuitamente siamo da lui amati. Il suo amore e la sua fedeltà non si acquistano con i nostri meriti (l'amore meritato si chiama meretricio), ma sono puro dono d'amore e chi ne fa oggetto di guadagno o di pretesa, tramuta il dono ricevuto in 'mammona di iniquità' che allontana dal Signore. E' la "palingenesi"(Mt 19,28), il rinnovamento di tutte le cose, il nuovo mondo, la nuova creazione che ha la sua scaturigine nel cuore del Padre che si rende visibile, sperimentabile, nella vita del suo Figlio Gesù, l'Agapetòs - l'Amato.
La Chiesa, se ritiene di ottenere la salvezza per i propri meriti, sa' che più nulla ha a che fare con il suo Signore perché è decaduta dalla grazia: "Noi infatti per lo Spirito, in forza della Fede, attendiamo fermamente la speranza della giustizia"(Gal 5,5). I credenti in Gesù, coscienti di essere amati gratuitamente, siamo tutti chiamati a usarci 'grazia' gli uni gli altri, come il Padre ci ha graziati nel suo Figlio Gesù.