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venerdì 31 ottobre 2014

«La legge è amore» - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
31 ottobre 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.




Papa Francesco:
chi si attacca alla legge, trascura l’amore”

Ci sono «due strade». Ed è Gesù stesso, con i suoi «gesti di vicinanza», a darci l’indicazione giusta su quale prendere. Da una parte, infatti, c’è la strada degli «ipocriti», che chiudono le porte a causa del loro attaccamento alla «lettera della legge». Dall’altra, invece, c’è «la strada della carità», che passa «dall’amore alla vera giustizia che è dentro la legge». Lo ha detto Papa Francesco alla messa celebrata venerdì mattina, 31 ottobre, nella cappella della Casa Santa Marta.

Per presentare questi due modi di vivere, il Pontefice ha riproposto, per commentarlo, il passo evangelico di Luca (14, 1-6). Un sabato, ha ricordato, «Gesù era in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare con loro; e loro lo osservavano per vedere cosa facesse». Soprattutto, ha fatto notare il Papa, «cercavano di prenderlo in un errore, anche facendogli delle trappole».

Ed ecco che irrompe nella scena un uomo ammalato. A questo punto Gesù rivolge ai farisei questa domanda: «È lecito o no guarire di sabato?». Come a dire: «È lecito fare il bene il sabato? O non farlo? E non fare il bene sempre, e fare il male?». Quella di Gesù, ha aggiunto Francesco, è «una domanda semplice ma, come tutti gli ipocriti, loro tacquero, non dissero niente». Del resto, ha notato, «tacevano sempre quando Gesù li metteva davanti alla verità», restavano «a bocca chiusa»; anche se «poi sparlavano dietro» e «cercavano come far cadere Gesù».

In pratica, ha affermato il Pontefice, «questa gente era tanto attaccata alla legge che aveva dimenticato la giustizia; tanto attaccata alla legge che aveva dimenticato l’amore». Ma «non solo alla legge; erano attaccati alle parole, alle lettere della legge». Per questo «Gesù li rimprovera», deplorando il loro atteggiamento: «Se voi, davanti ai bisogni dei vostri genitori anziani, dite: “Carissimi genitori, io vi amo tanto ma non posso aiutarvi perché ho dato tutto in dono al tempio”, chi è più importante? Il quarto comandamento o il tempio?».

Precisamente questo modo «di vivere, attaccati alla legge, li allontanava dall’amore e dalla giustizia: curavano la legge, trascuravano la giustizia; curavano la legge, trascuravano l’amore». Eppure «erano i modelli». Ma «Gesù per questa gente trova soltanto una parola: ipocriti!». Non si può, infatti, andare «in tutto il mondo cercando proseliti» e poi chiudere «la porta». Per il Signore si trattava di «uomini di chiusura, uomini tanto attaccati alla legge, alla lettera della legge: non alla legge», perché «la legge è amore», ma «alla lettera della legge». Erano uomini «che sempre chiudevano le porte della speranza, dell’amore, della salvezza, uomini che soltanto sapevano chiudere».

A questo punto ci si deve chiedere «qual è il cammino per essere fedeli alla legge senza trascurare la giustizia, senza trascurare l’amore». 
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Francesco ha fatto anche notare quanto sia «bello» il «gesto di Gesù quando prende per mano» la persona malata. Lo fa anche «con quel ragazzo morto, figlio della vedova, a Naim»; così come «lo fa con la ragazzina, la figlia di Giairo»; e ancora «lo fa con il ragazzino, quello che aveva tanti demoni, quando lo prende e lo dà al suo papà». Sempre c’è «Gesù che prende per mano, perché si avvicina». E «la carne di Gesù, questa vicinanza, è il ponte che ci avvicina a Dio».

Questa «non è la lettera della legge». Solo «nella carne di Cristo», infatti, la legge «ha il pieno compimento». Perché «la carne di Cristo sa soffrire, ha dato la sua vita per noi». Mentre «la lettera è fredda».

Ecco allora le «due strade». La prima è quella di chi dice: «Sono attaccato alla lettera della legge; non si può guarire il sabato; non posso aiutare; devo andare a casa e non posso aiutare questo malato». La seconda è di chi si impegna a fare in modo, come scrive Paolo, «che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento»: è «la strada della carità, dall’amore alla vera giustizia che è dentro la legge». A esserci d’aiuto sono proprio «questi esempi di vicinanza di Gesù», che ci mostra come passare «dall’amore alla pienezza della legge». Senza «mai scivolare nell’ipocrisia», perché «è tanto brutto un cristiano ipocrita».


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A proposito di zucche vuote, notti tenebrose e... albe felici


C'è poco da fare, le zucche vuote (non necessariamente di color arancio) in questo periodo vanno molto di moda. Se ne vedono un po' ovunque, di tutte le fogge e i materiali. Al di là della diatriba pro o contro Halloween, non nego che la diffusione di questa prassi mi metta tristezza.
Chissà se qualcuno dei nostri ragazzi conosce il significato del 'fare vigilia' con cui un tempo ci si preparava ad ogni solennità importante: il giorno prima di Natale, il Venerdì e Sabato Santo, ma anche il giorno prima di Pentecoste o di Ognissanti, si partecipava alla Messa al mattino e poi si osservavano il digiuno e l'astinenza. Era quasi una sospensione dei ritmi consueti, un mettersi in attesa con tutta la persona, attraverso prassi che coinvolgevano anche il corpo fin nei suoi bisogni fondamentali, per 'svuotarsi' di quanto era superfluo, per essere accoglienti, davvero pronti a ricevere la Grazia speciale, dono di quei giorni.
È per questo che Halloween mi mette tristezza. Ma non sono la sola: pur con le motivazioni più diverse (dal timore di infiltrazioni maligne al laico rifiuto di una colonizzazione culturale) si moltiplicano le iniziative che tendono a ricordare l'autentico culto dei Santi...
Oggi però ho scoperto attraverso un social network una proposta per me nuova. Il messaggio che ho trovato sulla mia home page in sintesi è questo:
"Metti la foto del tuo santo preferito sul tuo profilo di whatsapp e fb fino al primo novembre, festa di tutti i Santi! Ci saranno volti di Santi in ogni telefonino..."
Un'idea semplice: - Mi piace - ho pensato e, nonostante potesse sembrare irrilevante, l'ho fatto.
Non sono stata la sola. Santa Teresa, San Giovanni Paolo II, San Francesco sono comparsi uno dopo l'altro sulla mia home: è solo una casa virtuale, ma oggi ha avuto ospiti belli. ...

Nella Notte dei Santi, 31 ottobre, noi della Christian Music Italy desideriamo portare un messaggio di Speranza, un messaggio di Luce. Siamo certi che con il Signore abbiamo l’opportunità di uscire dalle tenebre della nostra vita e vedere finalmente una nuova alba, una FELICE ALBA. Ed è proprio con quest’ultimo tema, tradotto in inglese HAPPY SUNRISE, che stiamo realizzando con i tantissimi ragazzi che ci seguono, un selfie ed il più cliccato verrà premiato nella Notte dei Santi.  #happysunrise #nottedeisanti
Vedi la pagina Fb Christian Music Italy

Stesso giorno, stessa ora, nuova cornice. La «Notte dei Santi» si sposta a Palestrina. L’appuntamento è fissato il 31 ottobre alle ore 21 presso l’Auditorium «Giovanni Pierluigi» sito in Via delle Monache 2, a Palestrina. Programma ricco e variegato. 
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In questa situazione vogliamo festeggiare qualcosa che veramente ci appartiene e che è più propriamente nostro anche dal punto di vista culturale, ossia la festa di tutti i santi. Si tratta di andare contro tendenza e di riappropriarci di quello che per natura ci appartiene: la bellezza della vita e l’eternità con gioia e amore. Per natura ci appartengono le cose belle e luminose, che riempiono di letizia il cuore e la mente. Ci proponiamo, quindi, non di lanciare una festa, ma una vera propria sfida culturale, una nuova sensibilizzazione ai valori cristiani, che non dobbiamo confondere e lasciarci portare via. L’evento che proponiamo è per tutta la famiglia, grandi e piccoli, dove divertirsi gioiosamente in un ambiente sano e luminoso.


Il parroco della Chiesa Madre San Nicola di Mira don Michele Pio Cardone e i suoi catechisti, hanno fatto giungere una lettera a tutte le famiglie di Rodi Garganico sulla festa di Halloween, osteggiata e addirittura considerata satanica da molti ambienti ecclesiastici.
Il parroco - per il quarto anno consecutivo - la sera del 31 ottobre ha organizzato in parrocchia una festa con tutte le famiglie. Parroco e catechisti non propongono, al termine della loro analisi, una scelta educativa di opposizione alla festa. Essa può essere, invece, occasione per una riscoperta degli antichi motivi che hanno dato origine a questa tradizione, liberandola dalla dimensione puramente consumistica e commerciale e soprattutto estirpando la patina di occultismo cupo dal quale è stata rivestita.
Si faccia festa, dunque, una festa a lungo attesa, e si spieghi chiaramente che si festeggiano i morti e i santi, l'avvicinarsi dell'inverno, il tempo di una nuova stagione e di una nuova vita. Si mangino zucche, fave e dolci. Oratori, scuole e famiglie si impegnino in modo positivo e perfino simpatico affinché i bambini vengano educati a considerare la morte come evento umano, naturale, di cui non si debba aver paura.
Tutto ciò, magari anche sotto la forma del gioco, può essere frutto di profonda riflessione e, perché no, di conversione. In fondo, non c'è nessuno che di fronte alla morte non si senta mettere in questione il proprio stile di vita, fosse pure per una volta all'anno… all'inizio di novembre. 
LA LETTERA DI DON MICHELE E I CATECHISTI. ...

Nella ricorrenza della Notte dei Santi venerdì 31 ottobre 2014, dalle 21.30 alla mezzanotte circa, ha luogo l'edizione 2014 di «Con sale in zucca». Il luogo scelto per quest'anno pastorale, dedicato a «L'Amore più grande»,è l'Eremo del Silenzio di via Borsellino 3, Torino, nell'ex-carcere Le Nuove. Il filo rosso sarà il silenzio dei santi vissuto a contatto con l'esperienza del carcere.
Attraverso un suggestivo percorso nel carcere affioreranno la memoria grata dei nostri santi e l'appello per tutti alla santità, sostenuti dalla parola dell'Arcivescovo e dall'adorazione eucaristica che concluderà la serata.

Il dossier di Famiglia Cristiana: SE I FIGLI VOGLIONO FESTEGGIARE

Guarda anche i nostri precedenti post:


Al "Civico Sociale", la trattoria della legalità, con fantasia e voglia di fare un problema è diventato un'opportunità.


Con fantasia e voglia di fare trasformano un problema in una nuova opportunità.

A Cassino in via A. Aligerno è nata la trattoria della legalità che impiega ragazzi disagiati (provenienti da case – famiglia). E crea i suoi piatti con alimenti a km zero coltivati nelle terre confiscate alla mafia. L’idea è della cooperativa sociale I navigantì Onlus:

«Tutto è partito da un’esigenza: abbiamo una casa-famiglia e molti dei ragazzi e delle ragazze che sono con noi non riescono sempre a trovare, raggiunta l’adolescenza o la maggiore età, una famiglia disposta ad adottarli. Lo Stato è lontano, così anche il mondo del lavoro» spiega una delle responsabili dell’iniziativa, Simona Di Mambro, 37enne, assistente sociale di Formia.

È lei a raccontarci quanto sia difficile inserire nella società giovani difficili: «C’erano con noi due ragazzi che avevano frequentato l’istituto alberghiero. Insieme abbiamo girato per molti dei ristoranti della zona per chiedere se potessero dar loro un’opportunità. Ma nessuno ha creduto nelle loro potenzialità».

Eppure sono bravi tanto che Simona e i suoi collaboratori decidono di scommetterci: chiedono un prestito alla banca (50mila euro) e aprono il ristorante dove avrebbero potuto finalmente mostrare il loro talento:
«La trattoria è uno schiaffo a tutti quelli che non hanno creduto nei nostri ragazzi, solo per pregiudizi o per la paura di rischiare di assumerli».

Il locale è aperto da qualche mese. Tutti i prodotti vengono prelevati dalle terre confiscate alla criminalità organizzata con accordi con altre cooperative come Libera Terra e NCO (acronimo di nuovo commercio organizzato) ...






giovedì 30 ottobre 2014

«Il diavolo esiste, è il padre dei bugiardi» - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
30 ottobre 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.



Papa Francesco:
se la nostra fede è debole, il diavolo ci vincerà.”

La vita cristiana è un “combattimento” contro il demonio, il mondo e le passioni della carne. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice, commentando un passo della Lettera di San Paolo agli Efesini, ha ribadito che il diavolo esiste e noi “dobbiamo lottare contro di lui” con “l’armatura” della verità.

“Forza e coraggio”. Papa Francesco ha incentrato la sua omelia sulle parole di San Paolo che, rivolgendosi agli Efesini, “sviluppa in un linguaggio militare la vita cristiana”. Il Pontefice ha sottolineato che “la vita in Dio si deve difendere, si deve lottare per portarla avanti”. Ci vogliono dunque forza e coraggio “per resistere e per annunziare”. Per “andare avanti nella vita spirituale – ha riaffermato – si deve combattere. Non è un semplice scontro, no, è un combattimento continuo”. Francesco ha quindi rammentato che sono tre “i nemici della vita cristiana”: “il demonio, il mondo e la carne”, ovvero le nostre passioni, “che sono le ferite del peccato originale”. Certo, ha osservato, “la salvezza che ci dà Gesù è gratuita”, ma siamo chiamati a difenderla:

“Da che devo difendermi? Cosa devo fare? ‘Indossare l’armatura di Dio’, ci dice Paolo, cioè quello che è di Dio ci difende, per resistere alle insidie del diavolo. E’ chiaro? Chiaro. Non si può pensare ad una vita spirituale, ad una vita cristiana, diciamo ad una vita cristiana, senza resistere alle tentazioni, senza lottare contro il diavolo, senza indossare questa armatura di Dio, che ci dà forza e ci difende”.

San Paolo, ha proseguito il Papa, sottolinea che “la nostra battaglia” non è contro cose piccole, “ma contro i principati e le potenze, cioè contro il diavolo e i suoi”.

“Ma a questa generazione – a tante altre – hanno fatto credere che il diavolo fosse un mito, una figura, un’idea, l’idea del male. Ma il diavolo esiste e noi dobbiamo lottare contro di lui. Lo dice Paolo, non lo dico io! La Parola di Dio lo dice. Ma noi non siamo tanto convinti. E poi Paolo dice com’è questa armatura di Dio, quali sono le diverse armature, che fanno questa grande armatura di Dio. E lui dice: ‘State saldi, dunque, state saldi, attorno ai fianchi la verità’. Questa è un’armatura di Dio: la verità”.

“Il diavolo – ha detto – è il bugiardo, è il padre dei bugiardi, il padre della menzogna”. E con San Paolo, ha ribadito che bisogna avere “ai fianchi la verità, indosso la corazza della giustizia”. Quindi, ha ribadito che “non si può essere cristiani, senza lavorare continuamente per essere giusti. Non si può”. Una cosa che ci “aiuterebbe tanto”, ha detto, “sarebbe domandarci” se “credo o non credo?”. Se “credo un po’ sì e un po’ no? Sono un po’ mondano e un po’ credente?”. 
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Frati, suore e preti cantano e ballano, spopolano nel web e trasmettono la gioia...


Frati di Assisi
Impazza su Facebook il video dei Frati di Assisi. Durante la Sagra della Patata giunta all’undicesima edizione, è piaciuto molto lo spettacolo dei Frati Francescani dell’Ordine dei Frati minori dell’Umbria con balli e canti di gruppo al Palasport di Cagno, nell’ambito della Missione interparrocchiale: Festa delle famiglie.
Uno spettacolo che ha subito coinvolto i partecipanti che hanno imitato i passi dei frati, di una suora e dei laici che sono saliti su palco e hanno battuto le mani in un clima di gioia cantando tutti insieme sulle note della canzone “Rallegriamoci” che ha coinvolto in un vero e proprio ballo di gruppo sia grandi che piccini. Una carica di energia per un pubblico delle grandi occasioni che si è fatto letteralmente contagiare dall’entusiasmo dei simpatici Frati.
Valentina Giudici di Cagno, che ha dato una mano alla Pro Loco per la Sagra della patata e dei prodotti d’autunno che quest’anno ha registrato un record assoluto in due giorni di oltre otto mila partecipanti, commenta sullo spettacolo dei Frati a cui ha assistito: «Ho pubblicato il video sulla mia pagina Facebook. Sono andata a vedere per curiosità il loro spettacolo e sapevo che erano simpatici e rallegravano ma non mi aspettavo di trovare così tanta gente e quell’allegria contagiosa che ultimamente non si vede più».

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Suor Cristina
Preparatevi. Accendendo la radio, o guardando il video qui sotto, potreste fare un salto scoprendo che suor Cristina, la vincitrice del talent show tv The Voice, ha deciso di cantare Like a Virgin di Madonna. Come se non bastasse, l’ha scelta come singolo – cioè come «biglietto da visita» – del suo album di debutto, Sister Cristina, che uscirà l'11 novembre in tutto il mondo e conterrà 10 brani rivisitati e reinterpretati: Try, Like a virgin, Somewhere only we know, Blessed be your name, Fix you, no one, I surrender, True colors, Price tag e perto, Longe ou depois (Ordinary world) oltre a due canzoni inedite: Fallin' Free e L'amore vincerà.
Ascoltando suor Cristina cantare Like a Virgin probabilmente vi chiederete: cosa le è venuto in mente? dove vuole arrivare? si rende conto che scatenerà un putiferio? Per non parlare delle ironie che spunteranno sul web su una suora che canta un brano simile, portato al successo da una popstar che ha spesso usato in maniera provocatoria anche simboli religiosi.
«L’ho scelta io. Senza nessuna volontà di provocare o di scandalizzare. Leggendo il testo, senza farsi influenzare dai precedenti, si scopre che è una canzone sulla capacità dell’amore di fare nuove le persone. Di riscattarle dal loro passato. Ed è così che io ho voluto interpretarla. Per questo l’abbiamo trasformata dal brano pop-dance che era, in una ballata romantica un po’ alla Amos Lee. Cioè a qualcosa di più simile a una preghiera laica che a un brano pop».
Messa così sembra che stia parlando del Cantico dei Cantici.
«Da un punto di vista poetico la canzone si rifà ad un’ampia tradizione di cui fanno parte tanti testi importanti. Comunque, sono pronta a qualsiasi critica perché a questo album abbiamo lavorato con serietà e onestà».
Che effetto le fa sapere che in tutto il mondo, dall’Australia alle Filippine, dal Sudamerica a New York, centinaia di migliaia di persone presumibilmente compreranno il suo album?
«Ancora non ho realizzato la cosa. Perché non dipende da me tutto quello che è successo. Non ho ancora l’idea di quello che sta succedendo. Io mi sento minuscola davanti a tutto questo. Ho 26 anni, sono piccola. Ma so che ho una grande responsabilità. Che devo dare una testimonianza. E lo faccio volentieri. Perché sono entusiasta di avere incontrato Cristo e vorrei che chiunque lo incontrasse».

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Ekklesia Sisters
A pensarci bene (forse) era inevitabile. Suor Cristina ha fatto scuola. Ora che la vincitrice del talent show The Voice ha un album in uscita in tutto il mondo, il suo esempio non resta isolato tra le religiose.
Alle selezioni maltesi dell’Eurovision Song Contest 2015 – cioè del più importante festival musicale d’Europa e non solo – è arrivato il brano “Love and let go” delle Ekklesia Sisters, un gruppo di sei suore Orsoline. Si chiamano suor Michaela, suor Madeline, suor Monica, suor Rita, suor Claudia e suor Denise.
Come racconta il sito Euromusica.org, suor Michaela si è detta sorpresa del fatto che la loro canzone (scritta e composta di Philip Vella, uno dei più noti cantautori e compositori maltesi) sia stata accettata in concorso. «Il brano parla della nostra esperienza di suore nell’accoglienza dei bambini abbandonati all’asilo nido nella città di Sliema».
E le sei suore, come stanno vivendo questa avventura musicale? «All’inizio pensavamo che fosse sciocco per delle suore andare all’Eurovision, ma poi ci siamo dette: perché no? Lo stiamo facendo per la Chiesa e per i bambini che aiutiamo». Le sei religiose hanno lavorato al brano nei ritagli di tempo. Ieri hanno passato le selezioni e sono entrate tra i 20 semifinalisti. Il prossimo «esame» per loro sarà il 21 e 22 novembre al Malta Song for Europe che deciderà la canzone che andrà alla finale di Vienna dell’Eurovision Song Contest 2015.
L’informatissimo sito Euromusica ricorda che «è il secondo caso di religiosi ad una selezione nazionale per Eurovision Song Contest: nel 2012 a quella tedesca si presentò un gruppo di tre sacerdoti denominata Die Priester che con Mojca Erdmann presentarono un brano ispirato ad una preghiera». In ogni caso, questa è la prima volta che si presentano in gara delle suore.

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David Rider e John Gibson
David Rider, 29 anni di New York, e John Gibson, 28 di Milwaukee, due preti americani in seminario a Roma partecipano a un evento di beneficenza (il North American College) e vengono ripresi da una giornalista (Joan Lewis) mentre si sfidano a colpi di tip-tap e danza irlandese. 
Il filmato, che risale ad aprile, ha trovato solo ora la strada del successo su YouTube, dove è diventato virale. Alcuni rimproverano loro il fatto di avere ballato sotto un crocifisso e il ritratto di papa Francesco. «Ci limiteremo a dire a coloro che ci criticano di consultare la Bibbia, dove il Signore ci dice di vivere con gioia», ha detto Rider.

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Papa Francesco UDIENZA GENERALE 29 ottobre 2014 - foto, testo e video


 29 ottobre 2014 

Prima dell’udienza generale di oggi, Papa Francesco ha sostato davanti all’Arco delle Campane per benedire una statua in pietra di sette quintali, raffigurante Giovanni Paolo II, opera di Antonio Peretti (Tom Perri) e un modello della basilica di Hildesheim presentato al Papa da fedeli di lingua tedesca.


Tra gli oltre 30mila fedeli presenti in piazza, c’erano anche gli studenti del Gymnasiun Hocstadt an der Aish e della Maristenschule Recklinghausen hanno portato al Papa, che li ha benedetti, i crocifissi che metteranno nelle loro aule. 

In piazza San Pietro c’erano anche i carri di San Leo: tre carri trainati dai buoi provenienti da san Pietro in Pensilis, in Molise. Il Papa li ha menzionati nei saluti di lingua italiana. 
Un saluto speciale anche agli infermieri e ai tecnici dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù. 
 

C’è anche un suo ritratto, incastonato in una cornice bianca, tra i “doni” delle decine di migliaia di fedeli che anche oggi riempiono piazza San Pietro per il consueto appuntamento del mercoledì. Una bambina vestita con un grembiulino bianco ha offerto al Papa un festone di carta variopinto. 
Il Santo Padre, arrivato in piazza alle 9.30, sempre sorridente, interagisce con i fedeli e ha fatto per due volte il gioco dello scambio dello zucchetto, e nel momento in cui la jeep bianca attraversava il lato esterno della piazza ha bevuto un sorso dal “mate”. Tra i molti striscioni e le bandiere anche quello del “Barcellona Sporting Club”, con i colori giallorossi. 

Anche oggi l'ormai consueto rito dei bambini che il Papa ha baciato e accarezzato con affetto.

 




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La Chiesa realtà visibile e spirituale

Cari fratelli e sorelle, buongiorno

nelle catechesi precedenti abbiamo avuto modo di evidenziare come la Chiesa abbia una natura spirituale: è il corpo di Cristo, edificato nello Spirito Santo. Quando ci riferiamo alla Chiesa, però, immediatamente il pensiero va alle nostre comunità, alle nostre parrocchie, alle nostre diocesi, alle strutture nelle quali siamo soliti riunirci e, ovviamente, anche alla componente e alle figure più istituzionali che la reggono, che la governano. È questa la realtà visibile della Chiesa. Dobbiamo chiederci, allora: si tratta di due cose diverse o dell’unica Chiesa? E, se è sempre l’unica Chiesa, come possiamo intendere il rapporto tra la sua realtà visibile e quella spirituale?
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Cari fratelli e sorelle, spesso come Chiesa facciamo esperienza della nostra fragilità e dei nostri limiti. Tutti ne abbiamo. Tutti siamo peccatori. Nessuno di tutti noi può dire: “Io non sono peccatore”. Ma se qualcuno di noi si sente che non è peccatore, alzi la mano. Tutti lo siamo. E questa fragilità, questi limiti, questi nostri peccati, è giusto che procurino in noi un profondo dispiacere, soprattutto quando diamo cattivo esempio e ci accorgiamo di diventare motivo di scandalo. Quante volte abbiamo sentito, nel quartiere: “Ma, quella persona di là, va sempre in Chiesa ma sparla di tutti…”. Questo non è cristiano, è un cattivo esempio: è un peccato. E così noi diamo un cattivo esempio: “E, insomma, se questo o questa è cristiano, io mi faccio ateo”. La nostra testimonianza è quella di far capire cosa significa essere cristiano. Chiediamo di non essere motivo di scandalo. Chiediamo il dono della fede, perché possiamo comprendere come, nonostante la nostra pochezza e la nostra povertà, il Signore ci ha reso davvero strumento di grazia e segno visibile del suo amore per tutta l’umanità. Possiamo diventare motivo di scandalo, sì. Ma possiamo anche diventare motivo di testimonianza, dicendo con la nostra vita quello che Gesù vuole da noi.

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Saluti:
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APPELLO

Di fronte all’aggravarsi dell’epidemia di ebola, desidero esprimere la mia viva preoccupazione per questa implacabile malattia che si sta diffondendo specialmente nel Continente africano, soprattutto tra le popolazioni più disagiate. Sono vicino con l’affetto e la preghiera alle persone colpite, come pure ai medici, agli infermieri, ai volontari, agli istituti religiosi e alle associazioni, che si prodigano eroicamente per soccorrere questi nostri fratelli e sorelle ammalati. Rinnovo il mio appello, affinché la Comunità Internazionale metta in atto ogni necessario sforzo per debellare questo virus, alleviando concretamente i disagi e le sofferenze di quanti sono così duramente provati.
Vi invito a pregare per loro e per quanti hanno perso la vita.

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana.
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Rivolgo infine un pensiero speciale ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Ci avviciniamo alla Solennità di tutti i Santi. Cari giovani, guardate ai Santi come a modelli di vita; cari ammalati, offrite la vostra sofferenza per quanti hanno bisogno di conversione; e voi, cari sposi novelli, curate la crescita nella fede della vostra casa coniugale.

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mercoledì 29 ottobre 2014

Appassionato e approfondito discorso (quasi una piccola enciclica di Dottrina Sociale) di Papa Francesco ai partecipanti all’incontro mondiale dei movimenti popolari.

Papa Francesco ha incontrato i partecipanti all’incontro mondiale dei movimenti popolari, promosso dal Pontificio Consiglio della giustizia e della pace e dalla Pontificia Accademia delle scienze sociali (che si tiene dal 27 al 29 a Roma), concedendo una lunga udienza svoltasi martedì mattina, 28 ottobre, nell’Aula vecchia del Sinodo in Vaticano, erano presenti, tra gli altri, il vescovo Sánchez Sorondo, alcuni presuli e circa 150 persone provenienti da 80 Paesi in rappresentanza dei cinque continenti. 
All’inizio, il cardinale Turkson, presidente di Iustitia et pax, ha rivolto un breve saluto al Pontefice, sottolineando che l’incontro ha lo scopo «di consolidare la rete delle organizzazioni popolari, di favorire la conoscenza reciproca e di promuovere la collaborazione tra esse e le Chiese locali» per la promozione e la tutela «della dignità e dei diritti della persona umana».
Papa Francesco in un discorso ampio e personale, tutto in spagnolo, ha denunciato la “globalizzazione dell’indifferenza” e la “cultura dello scarto”, espressioni a lui care, ha promesso che nell’enciclica sull’ecologia che sta scrivendo saranno presenti le “preoccupazioni” dei movimenti popolari, e, menzionando le tre “t” del titolo dell’incontro, “Tierra, techo y trabajo”, terra, abitazione e lavoro, ha sottolineato (con implicita citazione di Helder Camara): “E’ strano ma se parlo di questo per alcuni risulta che il Papa è comunista”.
Un intervento appassionato, di speranza e di denuncia al tempo stesso. Un discorso che, per ampiezza e profondità, ha il valore di una piccola enciclica di Dottrina Sociale. Del resto, che Papa Francesco sarebbe stato particolarmente sollecitato dall’incontro con i Movimenti Popolari era naturale. In Argentina, infatti, da vescovo e poi cardinale Bergoglio era sempre stato vicino alle comunità popolari come “cartoneros” e “campesinos”. In questa udienza ha dunque ripreso il filo di un impegno infondo mai interrotto.

Leggi il testo integrale (tradotto in italiano) di Papa Francesco

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martedì 28 ottobre 2014

«Gesù prega, chiama, sceglie, invia, guarisce» - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano

28 ottobre 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.




Papa Francesco:
“Non fermiamoci sulla porta”

La Chiesa “la fa Gesù”, che non guarda al peccato dell’uomo ma al suo cuore, che cerca per guarirlo. È la riflessione di Papa Francesco all’omelia della Messa del mattino celebrata in Casa S. Marta. I cristiani, ha esortato il Papa, si sentano parte della Chiesa, senza fermarsi sulla soglia.

Il “lavoro” lo ha fatto Gesù duemila anni fa, quando ha scelto dodici colonne per costruirvi su la Chiesa e mettendo se stesso come “base” e “pietra d’angolo”. Poi, di quella Chiesa ha spalancato le porte a chiunque, senza distinzioni, perché a Cristo interessa amare e guarire i cuori, non misurare i peccati. Papa Francesco riflette in parallelo sul Vangelo del giorno, che racconta la nascita della Chiesa con la chiamata degli Apostoli, e sulla Lettura di Paolo, che descrive la Chiesa come un edificio che cresce “ben ordinato” sulle sue fondamenta. In particolare, il Papa attira l’attenzione sulle azioni che scandiscono la fondazione della Chiesa. Gesù che si ritira in preghiera, poi scende, va dai discepoli, ne sceglie dodici e contemporaneamente accoglie e guarisce chi cerca anche solo di toccarlo:

Gesù prega, Gesù chiama, Gesù sceglie, Gesù invia i discepoli, Gesù guarisce la folla. Dentro a questo tempio, questo Gesù che è la pietra d’angolo fa tutto questo lavoro: è Lui che porta avanti al Chiesa così. Come diceva Paolo, questa Chiesa è edificata sul fondamento degli Apostoli. Questo che Lui ha scelto, qui: ne scelse dodici. Tutti peccatori, tutti. Giuda non era il più peccatore: non so chi fosse stato il più peccatore… Giuda, poveretto, è quello che si è chiuso all’amore e per questo diventò traditore. Ma tutti sono scappati nel momento difficile della Passione e hanno lasciato solo Gesù. Tutti sono peccatori. Ma Lui, scelse”.

Gesù – aveva detto poco prima Papa Francesco citando San Paolo – ci vuole “dentro” la Chiesa non come ospiti o stranieri, ma “con il diritto di un cittadino”. Nella Chiesa, insiste, “non siamo di passaggio, siamo radicati lì. La nostra vita è lì”
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“A Gesù non importò il peccato di Pietro: cercava il cuore. Ma per trovare questo cuore e per guarirlo, pregò. Gesù che prega e Gesù che guarisce, anche per ognuno di noi. Noi non possiamo capire la Chiesa senza questo Gesù che prega e questo Gesù che guarisce. Che lo Spirito Santo ci faccia capire, a tutti noi, questa Chiesa che ha la forza nella preghiera di Gesù per noi e che è capace di guarirci, tutti noi”.


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Autentico il commovente messaggio/testamento di Reyhaneh Jabbari?


Tutti commossi dal messaggio alla madre pronunciato dall'ultima donna iraniana giustiziata, Reyhaneh Jabbari? Le parole sono toccanti, richiamano quel genere estremo di letteratura che ci ha emozionato quando leggevamo le lettere di condannati a morte della Resistenza, brevi e strazianti lasciti di umanità che sopravvivevano all'annichilimento delle loro vite materiali.
Eppure mi sento di invitare tutti alla prudenza, e a controllare attentamente le fonti, per cercare di capire da dove provenga ogni singolo dato di questa vicenda. Lo ha già fatto in parte Francesco Santoianni. Qui aggiungo nuovi particolari. 
La storia della povera Reyhaneh è come un treno. In testa c'è lalocomotiva del nudo fatto: l'applicazione della pena capitale per un caso di omicidio, in uno dei troppi paesi che ancora prevedono la pena di morte. Ma alla locomotiva sono attaccati tanti altri vagoni, con passeggeri che nessuno conosce. In alcuni vagoni c'è anche esplosivo.
Raccomando sempre di rileggere in proposito la storia molto istruttiva di Sakineh, e di come sia stata usata per preparare un clima ostile all'Iran con formidabili manipolazioni.
I giornali anglosassoni sono meno imparziali di quel che vorrebbero far credere, ma sicuramente sono migliori dei nostri media nell'usare espressioni come "alleged" (presunto), "claim" (asserire), "labelled as her will" (etichettato come sua volontà). Lo hanno fatto anche per il caso della supposta trascrizione del testamento morale della giovane Reyhaneh. Nei giornali italiani queste forme basilari di prudenza giornalistica spariscono: tutto è scritto all'indicativo, quello è il messaggio autentico, e più non dimandare. L'edizione serale del Tg3 del 27 ottobre aggiunge alla sua lettura una musica di pianoforte, voi aggiungete i fazzoletti.
L'Huffington Post, richiamando la sua versione britannica, ci fa alla fine sapere che il messaggio è stato fatto circolare «da pacifisti iraniani». E sulla parola «Iranian peace activists» c'è il link che porta al testo dell'estremo saluto di Reyhaneh Jabbari. Seguite dunque il link e atterrate su una pagina gestita dal NCRI- National Council of Resistance of Iran. Sarebbero dunque loro i pacifisti. Loro, l'unica fonte da cui parte il tutto.
Il bravo cittadino medio europeo, che dà un significato positivo alla parola 'pacifista', si ferma lì, non è mica pagato per scavare nelle notizie. Il giornalista medio, che- lui sì - dovrebbe essere pagato per verificare le fonti e non abboccare a chi gli dà la pappa pronta, si ferma lì, anche lui. Riposti i fazzoletti che hanno asciugato le lacrime, migliaia di persone intanto condividono la storia su Facebook. Il loro click non sa più che farsene dell'aggettivo "presunto". L'indignazione si nutre ormai di certezze irriflessive. Condividete, Fate girare. Indignatevi. Odiate.
Segnalo perciò sommessamente che il NCRI, l'unica fonte della notizia, non è affatto un circolo gandhiano. È un'organizzazione di opposizione che ha largamente fatto uso di metodi terroristici per combattere il potere dell'Iran post rivoluzionario, causando la morte di migliaia di persone. È gestita con metodi da psico-setta, tanto che ricorrono persino denunce di abusi sessuali consumati al suo interno. Non so quanto queste ultime siano accuse attendibili, o frutto di opposta propaganda, ma è un fatto che i nostri media non colgono l'esistenza di controversie che non corrispondono minimamente al ritratto pubblico di un'organizzazione pacifista.
Tra i suoi maggiori sostenitori a livello internazionale troviamo i campioni statunitensi dell'ingerenza (neocon repubblicani e democratici tutti insieme, come sempre): John Bolton, Howard Dean, Newt Gingrich e Rudy Giuliani. Erano loro a urlare di più, quando si scatenavano le campagne mediatiche sulla "Bomba Iraniana". E citavano proprio il NCRI, che molto spesso gridava "al lupo al lupo" quando descriveva il normale programma nucleare civile di Teheran come una fabbrica di bombe atomiche pronte «entro pochi mesi» e riportava notizie "di prima mano", dimostratesi poi ogni volta infondate...



Basta mafie e corruzione. Ora! - Don Luigi Ciotti: cercare colpevoli delle stragi, non c’è solo Riina - Stati Generali dell'Antimafia 2014

Basta mafie e corruzione. Ora!
Don Luigi Ciotti: cercare colpevoli delle stragi di mafia,
 non c’e’ solo Riina
Stati Generali dell'Antimafia 2014



Circa 7 mila partecipanti in 4 giorni, 30 gruppi di lavoro con oltre 200 relatori con contributi di magistrati, esponenti del sindacato, del volontariato, del terzo settore, dell’università, giornalisti, scrittori, amministratori, uomini politici. Si sono conclusi stamattina Contromafie, gli Stati Generali dell’Antimafia organizzati a Roma da Libera. Quattro giorni di grande partecipazione, dibattito, approfondimento, proposte sintetizzati, nel giorno di chiusura, in un Manifesto programmatico di linee guida per “Andare oltre, insieme: Basta mafie e corruzione . Ora!”
Mafie e corruzione -denuncia Libera- stanno saccheggiando la nostra società grazie a una vera e propria globalizzazione dell’illecito, che ha prodotto i suoi effetti disastrosi per la capacità dei criminali e dei loro complici di inquinare il tessuto sociale, economico e politico di Stati e comunità. È giunto il momento di dire basta, è giunto il momento di parole autentiche e di azioni efficaci che possano porre un argine alla violenza della criminalità organizzata e della corruzione, due facce della stessa falsa moneta che è servita per coprire le violenze e comprare le coscienze, per guastare l’economia e danneggiare l’ambiente, per asservire la politica e oscurare l’informazione, per svuotare i diritti e innescare processi di disuguaglianza e di perdita di dignità dell’essere umano
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Conclusi gli Stati Generali dell’Antimafia di Libera

Don Ciotti, cercare colpevoli stragi, non c’è solo Riina
“Dobbiamo riconoscere senza timori colpe e omissioni del passato e del presente. No alla rimozione del passato. Dobbiamo davvero scoprire cosa è accaduto. Non possiamo archiviare le stragi, non può essere tutto solo Totò Riina in questo paese. E se questa è la verità cui si è arrivati non possiamo accontentarci”. Lo ha detto don Luigi Ciotti che a Contromafie, gli stati generali dell’Antimafia di Libera, ha spronato: “Mai essere approssimativi, la verità è una grande responsabilità”. “Non c’è una strage in questo paese di cui si conoscano i responsabili – ha rimarcato -. Non dobbiamo lasciare soli quanti continuano tra difficoltà e pericoli a cercare la verità nei vari ambiti”. “Noi abbiamo permesso alla mafie di esistere” e di questo è stata “complice anche un’antimafia conformista, che si è accontentata di verità ufficiale, che si è nascosta dietro bandiere di partiti e di lobbies”.
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“Le mafie sono la corruzione del potere, non si sconfiggono se non si combatte la corruzione”


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lunedì 27 ottobre 2014

«Sono cristiano della luce? Sono cristiano del buio? Sono cristiano del grigio?» - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
27 ottobre 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.




Papa Francesco:
Papa Francesco: i figli della luce risplendono.”

L’esame di coscienza sulle nostre parole ci farà capire se siamo cristiani della luce, delle tenebre o cristiani del grigio: è quanto ha detto Papa Francesco nell’omelia mattutina a Casa Santa Marta.

Gli uomini si riconoscono dalle loro parole. San Paolo – afferma il Papa – invitando i cristiani a comportarsi come figli della luce e non come figli delle tenebre, “fa una catechesi sulla parola”. Ci sono quattro parole per capire se siamo figli delle tenebre:

“E’ parola ipocrita? Un po’ di qua, un po’ di là, per stare bene con tutti? E’ una parola vacua, senza sostanza, piena di vacuità? E’ una parola volgare, triviale, cioè mondana? Una parola sporca, oscena? Queste quattro parole non sono dei figli della luce, non vengono dallo Spirito Santo, non vengono da Gesù, non sono parole evangeliche … questo modo di parlare, sempre parlare di cose sporche o di mondanità o di vacuità o parlare ipocritamente”.

Qual è, dunque, la parola dei Santi, cioè dei figli della luce?

...

Non lasciamoci ingannare dalle parole vuote – è l’esortazione del Papa – “ne sentiamo tante, alcune belle, ben dette, ma vuote, senza niente dentro”. Comportiamoci invece come figli della luce. “Ci farà bene oggi pensare al nostro linguaggio” – conclude Papa Francesco - e domandiamoci: “Sono cristiano della luce? Sono cristiano del buio? Sono cristiano del grigio? E così possiamo fare un passo avanti per incontrare il Signore”.

Leggi tutto: Il Papa: parole rivelano se siamo cristiani della luce, delle tenebre o del grigio

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Omelia di P. Alberto Neglia (video)


XXX Domenica del Tempo Ordinario
(anno A)
26-10-2014




Omelia di P. Alberto Neglia
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto

... Amare Dio, il modo di esprimere l'amore verso Dio, la manifestazione di questo amore verso Dio, che è padre, che è madre, tu lo manifesti se ami il tuo prossimo; d'altra parte ognuno di noi è stato creato ad immagine di Dio, non dobbiamo mai dimenticarlo, l'immagine di Dio è scolpita nel cuore e nel volto di ognuno di noi. Allora Gesù ci sta dicendo: la prova seria che tu ami Dio, la manifestazione che tu ami Dio è se ami colui che ti sta accanto... ce lo diceva anche il Papa oggi all'Angelus, che questo amore verso Dio e verso i fratelli è l'unico amore, come un'unica medaglia con due facce che portiamo dentro... 
Tu ami Dio veramente, e lo dimostri che ami Dio, se guardi nel fratello l'immagine di Dio e rispetti il fratello... a volte pensiamo chissà quali gesti eclatanti dovrò fare per manifestare l'amore, ma è nei gesti semplici di ogni giorno: l'attenzione al vicino, al malato, all'anziano, l'attenzione dove lavoriamo, fare bene il proprio lavoro nella consapevolezza che sto rendendo un servizio all'altro... sono i gesti quotidiani che vanno fatti nella gratuità, quando un gesto viene fatto nella pura gratuità è il più grande miracolo di Dio...

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CIÒ CHE INFERNO NON È di Alessandro D'Avenia



CIÒ CHE INFERNO NON È


Il nuovo romanzo di
Alessandro D'Avenia
in uscita il 28 ottobre 2014


dall’aletta di copertina:

“Federico ha diciassette anni e il cuore pieno di domande alle quali la vita non ha ancora risposto. La scuola è finita, l’estate gli si apre davanti come la sua città abbagliante e misteriosa, Palermo.
Mentre si prepara a partire per una vacanza-studio a Oxford, Federico incontra “3P”, il prof di religione: lo chiamano così perché il suo nome è Padre Pino Puglisi, e lui non se la prende, sorride. 3P lancia al ragazzo l’invito a dargli una mano con i bambini del suo quartiere, prima della partenza. Quando Federico attraversa il passaggio a livello che separa Brancaccio dal resto della città, ancora non sa che in quel preciso istante comincia la sua nuova vita, quella vera. La sera torna a casa senza bici, con il labbro spaccato e la sensazione di avere scoperto una realtà totalmente estranea eppure che lo riguarda da vicino. È l’intrico dei vicoli controllati da uomini che portano soprannomi come il Cacciatore, ’u Turco, Madre Natura, per i quali il solo comandamento da rispettare è quello dettato da Cosa Nostra. Ma sono anche le strade abitate da Francesco, Maria, Dario, Serena, Totò e tanti altri che non rinunciano a sperare in una vita diversa, che li porti lontano quanto il pallone quando lo si calcia fortissimo nel campetto di terra battuta. Le strade dove si muove Lucia, che ha il coraggio di guardare il mondo con occhi luminosi e di non voler fuggire, perché il solo lievito per un cambiamento possibile è nascosto tra le mani di chi apre orizzonti dove il destino prevederebbe violenza e desolazione.
Con l’emozione del testimone e la potenza dello scrittore, Alessandro D’Avenia narra una lunga estate in cui tutto sembra immobile eppure tutto si sta trasformando, e ridà vita a un uomo straordinario, che in queste pagine dialoga insieme a noi con la sua voce pacata e mai arresa, con quel sorriso che non si spense nemmeno di fronte al suo assassino, con il coraggio di chi nell’atto stesso di morire insegna come vivere a noi che restiamo. Un uomo semplice ma capace di generare la sola epica possibile oggi: quella quotidiana, conquistata passo dopo passo sul confine tra luce e lutto, parola e silenzio.
Unendo il respiro antico di una narrazione corale e l’intensità di un’invocazione, questo romanzo ci parla di noi, della possibilità – se torniamo a guardare la vita con gli occhi dei bambini che tutti siamo stati – di riconoscere anche in mezzo alla polvere ciò che inferno non è.” (fonte: Prof 2.0)


In questo video (girato con mia sorella) vi racconto qualcosa del libro in alcuni luoghi che ne costituiscono il paesaggio reale e simbolico. (Alessandro D'Avenia)

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Per saperne di più sul Beato Padre Pino Puglisi riproponiamo un nostro post precedente (all'interno altri link):
Padre Pino Puglisi uomo di «Parola»