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sabato 6 dicembre 2014

Nuova tragedia nel Mediterraneo: 18 morti di freddo, di sete e di fame

Morti di freddo, di sete e di fame: 18 cadaveri, tra cui quelli di due donne e di una bambina di 5 anni, che viaggiavano ammassati con altri migranti sul gommone partito dalla Libia alla volta dell’Europa. Ad accoglierli sul molo di Porto Empedocle il prefetto di Agrigento Nicola Diomede, il questore Mario Finocchiaro e l'arcivescovo mons. Francesco Montenegro.
Il gommone era stracarico, come sempre; oltre ai 18 morti sono stati recuperati 76 migranti vivi. I superstiti sono stati trasbordati sul pattugliatore Orione e poi sulla nave Etna della Marina militare, insieme a altri 202 profughi salvati in due diverse operazioni. L’ennesima tragedia della migrazione arriva proprio nei giorni in cui la missione ‘Mare nostrum’ – formalmente chiusa il primo novembre, ma di fatto ancora in fase di transizione fino ai primi dell’anno prossimo – sta per cedere completamente il passo all’operazione internazionale Triton attivata sotto l’egida di Frontex.

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Mare Nostrum ha salvato migliaia di vite e questa nuova tragedia riaccende il dibattito sull’opportunità di chiudere l’operazione. La preoccupazione arriva in primo luogo dall’Onu, con il relatore speciale Francois Crepeau che – dopo aver lodato l’Italia per la risposta “audace e coraggiosa” data all’emergenza immigrazione – avverte: “l’operazione Triton di Frontex è una risposta necessaria ma insufficiente quando sono in gioco così tante vite umane. L’operazione della Ue si limiterà a difendere la frontiera marittima italiana. Senza un’operazione come Mare Nostrum c’è il timore che l’estate prossima migliaia di persone continueranno a morire”. E dunque, questa al conclusione, “l’Italia non può essere lasciata sola” nell’affrontare questa crisi umanitaria globale.

Un altro grido d’allarme arriva dalla stessa Unione Europea. E’ il commissario all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos, che in mattinata ha incontrato Alfano, a sottolineare come la morte dei migranti “è un duro monito che molto ancora deve essere fatto. Dobbiamo dare risposte credibili in uno spirito di maggiore solidarietà e responsabilità”. Tra le priorità, secondo Avramopoulos, “gli Stati membri dovrebbero focalizzarsi sull’attuazione delle nuove regole del sistema di asilo comune”, trasformando “le buone intenzioni in azioni concrete”. Allo studio, ha detto, c’è “un progetto pilota per arrivare ad una condivisione più equa degli oneri e ad un numero credibile di ricollocamenti in tutta Europa”


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