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venerdì 16 gennaio 2015

“Dopo Parigi, i nigeriani trattati come morti di serie B” ... Non si può chiudere Schengen - Mons. Francesco Montenegro

“Dopo Parigi, i nigeriani trattati come morti di serie B” ..
Non si può chiudere Schengen -
 Mons. Francesco Montenegro



A Roma, martedì 13 gennaio 2015 sono state presentate le iniziative della Chiesa Italiana per la celebrazione della "Giornata Mondiale Migrazioni 2015 - Una Chiesa senza frontiere, madre di tutti" della prossima domenica 18 gennaio 2015 da S.E. Mons. Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento e Presidente della Commissione Episcopale per le migrazioni e della Fondazione Migrantes e da Mons. Gian Carlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes.
- Locandina (pdf)


Mons. Montenegro ha affermato che i grandi della terra, così come hanno sfilato nella capitale francese, dovevano andare anche in Africa a rendere omaggio alle vittime degli attentati di Boko Haram. “Ogni morto dovrebbe far pensare: se muore soltanto un uomo dovremmo fermarci tutti a riflettere, se ne muoiono dodici dovremmo ugualmente riflettere, ma se ne muoiono duemila non possiamo far finta di niente. E’ strano che solo Parigi sia diventata il centro del mondo. Il giorno dopo si doveva andare, invece, tutti in Africa perché duemila persone hanno subito la stessa violenza di Parigi, ma ancora una volta abbiamo diviso il mondo nella sofferenza: noi quelli di serie A, messi tutti insieme a dire non è giusto, mentre i duemila morti della Nigeria non li abbiamo visti, sono morti di serie B”.
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No alle modifiche del Trattato di Schengen, «sarebbe una follia», e «il vento non si può fermare». Il chiaro messaggio che è arrivato ieri in occasione dalla presentazione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si svolgerà domenica prossima col tema 'Una Chiesa senza frontiere, madre di tutti'. Tema quanto mai attuale, proprio mentre di fronte all’attacco terroristico si alzano inviti a tornare a chiudere le frontiere. «Ma il vento non lo può fermare nessuno – afferma con forza monsignor Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, presidente della Commissione Cei per le migrazioni e della Fondazione Migrantes –, parliamo di merci e denaro e chissà perché solo gli uomini devono essere fermati. E dobbiamo ricordare che c’è tanta mobilità di popoli nel mondo –aggiunge il neodesignato cardinale da Papa Francesco – perché c’è tanta ingiustizia nel mondo». E allora, insiste anche monsignor Gian Carlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes, «pensare di modificare Schengen è una follia, politica, economica, culturale e sociale. L’Europa ha bisogno di scambi e l’Italia ancora di più». Invece, denuncia Montenegro, «si sta portando avanti una politica della paura che fa comodo a qualcuno, soprattutto a chi vuole fare affari sull’immigrazione, come abbiamo a visto a Roma. Il gioco si fa sporco – avverte il vescovo – perché chi lancia l’allarme tiene le fila per un guadagno sempre maggiore. L’immigrazione – aggiunge – ha sempre accompagnato la storia dell’uomo, pensare di bloccarla vorrebbe dire bloccare la storia». L’attenzione quest’anno è sulle migrazioni forzate, provocate da guerre, persecuzioni, dittature, disastri ambientali, che «nel 2014 sono state l’urgenza più impellente e la più significativa provocazione al nostro Paese e all’Europa per ridisegnare non solo le possibilità e gli strumenti di accoglienza e di tutela dei richiedenti asilo, ma anche per ripensare l’Europa e l’Italia con un 'supplemento di cittadinanza'». Una Giornata, spiega monsignor Montenegro, che vuole «contribuire a diffondere una nuova cultura dell’incontro, una politica capace di mettere sempre al centro la povera gente, un’economia che sappia interpretare l’esigenza della gratuità e della condivisione».
Per questo si denuncia come «dietro insostenibili ragioni economiche, l’operazione Mare Nostrum è stata chiusa e trasformata in una nuova operazione di controllo delle frontiere: il nostro Mare è diventato nuovamente il mare di altri, di altri trafficanti, di altri interessi, di altre morti». C’è un’evidente contraddizione, come sottolinea monsignor Montenegro. «Chiediamo rispetto agli immigrati ma non siamo capaci di darlo. Con le nostre migrazioni – ricorda – abbiamo esportato anche violenza e ci siamo difesi dicendo che non tutti erano mafiosi. E allora perché dobbiamo oggi cambiare i nostri canoni?».  .. (Fonte: Avvenire)
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Servizio dell'agenzia SIR