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lunedì 5 gennaio 2015

Greta, Vanessa, Giovanni Lo Porto e Padre Paolo, i 4 italiani sequestrati hanno scelto di rischiare per costruire ponti di dialogo


Greta, Vanessa, Giovanni Lo Porto e Padre Paolo. Non sono i nomi di un gruppo di avventurieri. Sono persone che hanno scelto di rischiare per provare a costruire ponti e dialogo dove oggi trionfano solo violenza e morte. Ed anche, come nel caso di Greta e Vanessa, per dimostrare che in Italia c'è chi soffre per il destino dei bambini di Aleppo e trova incomprensibile come mai da quasi 4 anni assistiamo al massacro di un intero popolo. "Siria" oggi vuol dire 10 milioni di persone tra sfollati e rifugiati nei paesi limitrofi. Una generazione perduta di minori che ha perso la scuola, la vita quotidiana, la normalità. Sono le stesse persone che cercano di arrivare sulle nostre coste. Sono milioni, e sono disperati.
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Noi di Un ponte per... il 2015 lo dedichiamo a tutte queste persone. Che spesso rischiano la vita e corrono dei pericoli. La solidarietà implica anche la costruzione di un rapporto con chi si vuole aiutare o sostenere. E questo comporta inevitabilmente dei rischi, soprattutto in aree di conflitto.

Nessuno di noi che opera in quelle aree pensa che il solo fatto di essere solidali ci renda immuni dalla violenza cieca della guerra. Ma questo non ci ferma, anche perché è necessario che la pace si costruisca tra le persone ancor prima che tra i governi.

Le polemiche sui pagamenti dei riscatti per i rapiti sono insensate in un paese dove si sprecano miliardi in corruzione con ampie complicità a tutti i livelli. Peraltro il nostro paese ha fatto, solo nell'ultimo anno, sforzi incredibili per salvare giornalisti e recentemente più di un lavoratore di imprese private. E non si è sentita neanche una polemica.

Noi di Un ponte per... abbiamo imparato in Iraq sulla nostra pelle che esistono pericoli da evitare, ma che ce ne sono ovunque quando si opera in aree di frontiera che si chiamino Medio Oriente o zone ad alta criminalità dell'Italia. Abbiamo scelto sempre di continuare.

Per questo oggi speriamo che Greta, Vanessa, Giovanni e Paolo vengano liberati presto. Lo speriamo per loro, per le loro famiglie e per salvaguardare tutto ciò che c'è - ancora - di buono nel nostro paese.