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sabato 17 gennaio 2015

"Il posto privilegiato dei poveri" di p. Gregorio Battaglia, ocarm (VIDEO)

"Il posto privilegiato dei poveri" 
di p. Gregorio Battaglia, ocarm 
(VIDEO INTEGRALE)


I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2014
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto

TESTIMONI CREDIBILI DEL VANGELO
Lettura della esortazione apostolica
Evangelii Gaudium di Papa Francesco



MERCOLEDÌ 26 NOVEMBRE
Il posto privilegiato dei poveri [Evangelii Gaudium nn. 186-216] 

Il capitolo IV della EG affronta il tema della “dimensione sociale dell’evangelizzazione” e lo fa partendo da un interrogativo, che, a sua volta, dovrebbe interpellare ogni credente, che si senta coinvolto nella missione di “annunziare il Vangelo”. Papa Francesco si chiede se sia possibile annunziare il Vangelo e non provocare nessun cambiamento sociale, tenendo conto che “il kerygma possiede ineludibilmente un contenuto sociale: nel cuore stesso del Vangelo vi sono la vita comunitaria e l’impegno con gli altri” (EG 177). Per lui la risposta è chiaramente “No”, perché l’accoglienza del Vangelo non si limita ad una semplice relazione personale con Dio, ma coinvolge tutta la vita relazionale del credente. 

Il Vangelo, che è Gesù Cristo, il Crocifisso e il Risorto-datore di vita, non ci parla soltanto della gratuità di amore, con cui siamo guardati personalmente da Dio, ma ci parla anche del Regno di Dio, della volontà del Padre di condurre l’umanità, in quanto immagine di Dio, ad essere partecipe della stessa vita di Dio, che è vita Trinitaria, vita di dono reciproco e di piena comunione tra i Tre. Abbracciare il Vangelo significa lasciarsi coinvolgere in questo progetto del Regno, che parla di convivialità delle differenze, ma soprattutto di fraternità e di giustizia: “il progetto di Gesù è instaurare il Regno del Padre suo”(EG 180).

1. Il farsi povero di Dio come stile della sua regalità

Siamo abituati a sottolineare e glorificare la “onnipotenza di Dio”, ma dimentichiamo di unirla strettamente alla sua “misericordia”. Si può ben dire che Egli è “onnipotente nella misericordia”, nella sua capacità di “fare spazio”, di “portare nel grembo”, di “dare vita”. Si tratta, in effetti, di una serie di azioni, che ci rinviano in modo particolare alla virtù della povertà, perché non si può fare spazio senza un movimento di impoverimento e di svuotamento di sé.
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2. “Per questo desidero una Chiesa povera per i poveri” (EG 198)
Se lo stile di Dio è quello di un amore solidale, che accetta di impoverirsi per dare dignità alla creatura amata, non diverso dovrebbe essere quello della Chiesa, chiamata ad essere in mezzo ai popoli testimone fedele di questo curvarsi di Dio su ogni persona, che subisce l’oppressione e la riduzione in schiavitù o a semplice scarto umano.
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