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lunedì 19 gennaio 2015

Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani 18-25 gennaio 2015 “Dammi un po’ d’acqua da bere” (Giovanni 4, 7) - SECONDO GIORNO

Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani 
18-25 gennaio 2015

“Dammi un po’ d’acqua da bere”
(Giovanni 4, 7)

La proposta di preghiera e di riflessione che in questa Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ci arriva dal Brasile, e per la quale siamo riconoscenti ai nostri fratelli che testimoniano la fede al di là dell’Oceano, ci porta quest’anno a sederci tutti attorno al pozzo di Giacobbe: forse affaticati per il viaggio, come Gesù, forse incuriositi, turbati, ma anche aperti alla conoscenza di quell’uomo capace di un discorso chiaro e profondo, così come succede alla donna di Samaria. È l’evangelista Giovanni a presentarci questo racconto (4,1-42), che costituisce il tema di fondo di quest’anno.



LETTURE BIBLICHE E COMMENTO
PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA

II GIORNO


DENUNCIA I: Gesù era stanco di camminare e si fermò, seduto sul pozzo (Giovanni 4, 6)

Genesi 29, 1-14 Giacobbe e Rachele al pozzo

Giacobbe riprese il suo viaggio e si diresse verso l’oriente. Un giorno vide un pozzo nella campagna. Vi erano accanto tre greggi di pecore e capre, in attesa, perché quello era il pozzo dove il bestiame veniva abbeverato. Una grande pietra ne chiudeva l’apertura. Tutti i greggi si radunavano li, poi i pastori facevano rotolare via la pietra dall’apertura, abbeveravano il bestiame, quindi rimettevano la pietra sull’apertura del pozzo. Giacobbe si rivolse ai pastori: — Fratelli miei, di dove siete? Essi risposero:— Siamo di Carran.— Conoscete Labano, figlio di Nacor?— Sì — risposero.
— Sta bene?— Sì. Ecco appunto sua figlia Rachele: sta arrivando qui con il suo gregge. — La sera è ancora lontana — osservò Giacobbe — non è ancora giunto il momento di radunare il bestiame!
Abbeverate dunque i greggi, poi riportateli al pascolo. — Non possiamo farlo! — essi risposero. — Prima devono radunarsi qui tutti i greggi. Poi si toglierà la pietra dall’imboccatura del pozzo. Solo allora potremo abbeverare il bestiame. Stava ancora parlando con loro quando arrivo Rachele che portava al pascolo il gregge di suo padre. Quando Giacobbe vide Rachele con il gregge di suo zio Labano, si fece avanti, tolse la pietra che copriva l’apertura del pozzo e abbevero il gregge di suo zio. Poi Giacobbe bacio Rachele e pianse di commozione. La informò di essere nipote di suo padre, il figlio di Rebecca. Rachele corse immediatamente a dirlo a suo padre. Appena udita la notizia che suo nipote era arrivato, Labano si precipitò verso Giacobbe, lo strinse fra le braccia, lo baciò e lo condusse a casa sua. Giacobbe racconto a Labano tutte le sue vicende. Allora Labano gli disse: ≪Tu sei davvero uno dei nostri! Del nostro stesso sangue!≫. Giacobbe rimase da Labano un mese intero.

Salmo 137 [136], 1-9 […] come cantare i canti del Signore in terra straniera?

Lungo i fiumi, laggiù in Babilonia,
sedevamo e piangevamo
al ricordo di Sion.
Ai salici lungo le rive
avevamo appeso le nostre cetre.
Laggiù, dopo averci deportato,
ci invitavano a cantare;
esigevano canti di gioia
i nostri oppressori.
Cantate — dicevano —
un canto di Sion.
Ma come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
Se dimentico te, Gerusalemme,
si paralizzi la mia mano;
la mia lingua si incolli al palato,
se non pongo Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia.
Signore, non dimenticare quelli di Edom:
quando cadeva Gerusalemme
quei traditori dicevano:23
Radetela al suolo!
Distruggete le sue fondamenta!.
E tu, Babilonia, votata alla distruzione!
Beato chi ti ripaga
del male che ci hai fatto.
Beato chi afferra i tuoi bambini
e li sfracella contro la roccia.

1 Corinzi 1, 10-18 […] uno di voi dice: “Io sono di Paolo”; un altro: “Io di Apollo”

Fratelli, in nome di Gesù Cristo, nostro Signore, vi chiedo che viviate d’accordo. Non vi siano contrasti e divisioni tra voi, ma siate uniti: abbiate gli stessi pensieri e le stesse convinzioni. 
Purtroppo alcuni della famiglia di Cloe mi hanno fatto sapere che vi sono litigi tra voi. Mi spiego: uno di voi dice: Io sono di Paolo; un altro: Io di Apollo; un terzo sostiene: Io sono di Pietro; e un quarto afferma: Io sono di Cristo. Ma Cristo non può essere diviso! E Paolo, d’altra parte, non è stato crocifisso per voi. E nessuno vi ha battezzati nel nome di Paolo. Grazie a Dio non ho battezzato nessuno di voi, eccetto Crispo e Gaio. Cosi nessuno può dire di essere stato battezzato nel mio nome. E vero: ho anche battezzato la famiglia di Stefanas, ma non credo proprio di averne battezzati altri. Cristo non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunziare la salvezza. E questo io faccio senza parole sapienti, per non rendere inutile la morte di Cristo in croce. La morte di Cristo in croce, che noi predichiamo, sembra una pazzia a quelli che vanno verso la perdizione; ma per noi, che veniamo salvati da Dio, è la potenza di Dio.

Giovanni 4, 5-6 Gesù era stanco di camminare

Cosi arrivò alla città di Sicàr. Lì vicino c’era il campo che anticamente Giacobbe aveva dato a suo figlio Giuseppe, e c’era anche il pozzo di Giacobbe. Gesù era stanco di camminare e si fermò, seduto sul pozzo. Era circa mezzogiorno.

Commento

Gesù era stato in Giudea prima del suo incontro con la donna samaritana. I Farisei avevano cominciato a spargere la voce che Gesù aveva battezzato più discepoli di Giovanni. Forse queste voci avevano causato qualche tensione e malcontento, forse questo è il motivo per cui Gesù decise di lasciare la Giudea.
Giunto al pozzo, Gesù decise di fermarsi. Era stanco del viaggio, forse anche a motivo delle voci che circolavano. Mentre si stava riposando, giunse al pozzo una donna samaritana per attingere l’acqua. Questo incontro ha luogo al pozzo di Giacobbe: un luogo fortemente simbolico per la vita e la spiritualità del popolo della Bibbia.
Ha inizio un dialogo fra la donna samaritana e Gesù riguardo il luogo del culto; la donna samaritana chiede se debba essere su quel monte o a Gerusalemme, Gesù risponde: “Viene il momento in cui l’adorazione di Dio non sarà più legata a questo monte o a Gerusalemme; viene un’ora, anzi è già venuta, in cui gli uomini adoreranno il Padre guidati dallo Spirito e dalla verità di Dio” (Gv 4, 21-23).
Accade ancora oggi che, invece che la ricerca comune dell’unità, siano la competizione e le dispute a contrassegnare le relazioni fra le chiese. Questa è stata l’esperienza del Brasile negli ultimi anni. Le comunità fanno mostra delle proprie virtù e dei benefici che ricevono i propri fedeli dall’appartenenza a tali comunità al fine di attrarre nuovi membri. Alcuni pensano che più la chiesa è grande, più è folto il numero dei suoi aderenti, maggiore è il potere, più essi sono vicini a Dio e si presentano come i veri e unici fedeli.
Tale atteggiamento ha causato violenza e mancanza di rispetto verso le altre religioni e tradizioni. Questo tipo di marketing competitivo mina sia la fiducia fra le chiese, sia la credibilità di tutta la  cristianità di fronte alla società. Via via che la competizione aumenta, l’“altra” comunità diventa il nemico.
Chi sono i veri cristiani? I veri cristiani sono quelli che non permettono che la logica della competizione – chi sia il migliore, chi sia il peggiore – infetti la fede. Abbiamo bisogno di “pozzi” ove sostare, riposarci e allontanare la disputa, la competizione e la violenza, di luoghi ove possiamo imparare che i veri fedeli adorano “in spirito e verità”.

Domande per la riflessione personale

1. Quali sono i principali motivi della competizione fra le chiese?
2. Siamo in grado di identificare “pozzi” comuni ove possiamo sostare e cessare le nostre competizioni?

Preghiera

O Dio ricco di grazia,
spesso le nostre chiese sono portate a scegliere la logica della competizione.
Perdona il nostro peccato di presunzione,
siamo stanchi di questo bisogno di essere i primi.
Fa’ che possiamo sostare presso il pozzo.
Ravvivaci con l’acqua dell’unità che scaturisce dalla nostra comune preghiera.
Fa’ che il tuo Spirito che aleggiava sulle acque del caos
realizzi l’unità dalla nostra diversità.
Amen!