Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



martedì 20 gennaio 2015

Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani 18-25 gennaio 2015 “Dammi un po’ d’acqua da bere” (Giovanni 4, 7) - TERZO GIORNO


Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani

18-25 gennaio 2015
“Dammi un po’ d’acqua da bere”
(Giovanni 4, 7)

La proposta di preghiera e di riflessione che in questa Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ci arriva dal Brasile, e per la quale siamo riconoscenti ai nostri fratelli che testimoniano la fede al di là dell’Oceano, ci porta quest’anno a sederci tutti attorno al pozzo di Giacobbe: forse affaticati per il viaggio, come Gesù, forse incuriositi, turbati, ma anche aperti alla conoscenza di quell’uomo capace di un discorso chiaro e profondo, così come succede alla donna di Samaria. È l’evangelista Giovanni a presentarci questo racconto (4,1-42), che costituisce il tema di fondo di quest’anno.


LETTURE BIBLICHE E COMMENTO
PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA
III GIORNO


DENUNCIA II: “Non ho marito” (Giovanni 4, 17)

2 Re 17, 24-34 La Samaria viene conquistata dall’Assiria

Il re d’Assiria prese gente di Babilonia, Cuta, Avva, Camat e Sefarvàim e la mandò ad abitare nelle città della regione di Samaria, al posto degli Israeliti. Questa gente si impossessò della regione di Samaria e si stabilì nelle sue città. Nei primi tempi del loro insediamento, essi non onoravano il Signore, ed egli allora mando contro di loro leoni che uccisero molta gente. Fu riferito al re d’Assiria: Le popolazioni che tu hai deportato e hai mandato ad abitare nelle città della regione di Samaria non conoscono la religione del dio locale. Perciò lui ha mandato contro di loro leoni che li uccidono perché, appunto, non conoscono la religione del dio locale. Il re d’Assiria ordinò: Rimandate laggiù uno dei sacerdoti che abbiamo deportato da quella regione. Dovrà stabilirsi laggiù, per insegnare la legge del dio di quel territorio. Uno dei sacerdoti deportati dalla regione di Samaria venne dunque a stabilirsi a Betel: insegnava agli abitanti come dovevano onorare il Signore. Tuttavia, le varie popolazioni, in ogni città dove erano venute ad abitare, fabbricarono statue delle loro divinità e le posero nei santuari costruiti dagli antichi abitanti della regione di Samaria. La gente venuta da Babilonia fece una statua di Succot-Benòt; quelli venuti da Cuta, una statua di Nergal; la gente di Camat, una statua di Asimà. La gente di Avva si fece statue di Nibcaz e Tartak; la gente venuta da Sefarvàim bruciava i propri figli in onore di Adrammèlec e di Anammèlech, divinità di Sefarvàim. Adorarono anche il Signore, ma scelsero fra loro stessi i sacerdoti per svolgere le loro funzioni nei santuari sulle colline. Adorarono il Signore, ma insieme servirono anche i loro dei, seguendo le abitudini dei territori da cui erano stati deportati. Fino a oggi quelle popolazioni hanno seguito le abitudini di allora; non adorano il Signore e non mettono in pratica le loro norme e le loro leggi, ne rispettano la legge e i comandamenti che il Signore ha prescritto ai discendenti di Giacobbe, da lui chiamato Israele.

Salmo 139 [138], 1-12 Signore, tu mi scruti e mi conosci

Per il direttore del coro.
Salmo di Davide.

Signore, tu mi scruti e mi conosci;
mi siedo o mi alzo e tu lo sai.
Da lontano conosci i miei progetti:
ti accorgi se cammino o se mi fermo,
ti è noto ogni mio passo.
Non ho ancora aperto bocca
e già sai, o Signore, quel che voglio dire.
Mi sei alle spalle, mi stai di fronte;
metti la mano su di me!
È stupenda per me la tua conoscenza,
e al di la di ogni mia comprensione.
Come andare lontano da te,
come sfuggire al tuo sguardo?
Salgo in cielo, e tu sei là;
scendo nel mondo dei morti, e là ti trovo.
Prendo il volo verso l’aurora
o mi poso all’altro estremo del mare:
anche là mi guida la tua mano,là mi afferra la tua destra.
Dico alle tenebre: Fatemi sparire,
e alla luce intorno a me: Diventa notte!;
ma nemmeno le tenebre
per te sono oscure
e la notte è chiara come il giorno:
tenebre e luce per te sono uguali.

Romani 7, 1-4 Voi siete morti nei confronti della legge di Mosè, perché siete stati uniti a Cristo

Fratelli, voi conoscete bene le leggi e sapete certamente che la Legge ha potere sull’uomo soltanto mentre egli è in vita. La donna sposata, per esempio, è legata dalla Legge al marito finché egli vive. Ma se il marito muore, la donna è sciolta dalla Legge che la legava a lui. In base a questo principio, la donna e considerata adultera se va con un altro uomo quando il marito è ancora in vita; la Legge, e non è più adultera se va con un altro uomo. Qualcosa di simile accade per voi, fratelli miei. Voi siete morti nei confronti della legge di Mosè, perché siete stati uniti a Cristo nella sua morte. Perciò ora voi appartenete a colui che è risuscitato dai morti, affinché la vostra vita sia ricca di opere gradite a Dio.

Giovanni 4, 16-19 “Non ho marito”

Gesù dice alla donna: — Va’ a chiamare tuo marito e torna qui. La donna gli risponde: — Non ho marito. Gesù le dice: — Giusto. È vero che non hai marito. Ne hai avuti cinque, di mariti, e l’uomo che ora hai non è tuo marito. La donna esclama: — Signore, vedo che sei un profeta.

Commento

La donna samaritana risponde a Gesù: “Non ho marito”. Il tema della conversazione ora è la vita matrimoniale della donna. Vi è uno slittamento circa il contenuto del loro dialogo – dall’acqua al marito: “Va’ a chiamare tuo marito e torna qui” (Gv 4,16) ma Gesù sa che la donna ha avuto cinque mariti, e che l’uomo con cui sta ora non è suo marito.
In quale condizione si trova la donna? Avevano questi suoi mariti chiesto il divorzio? Era vedova? Aveva figli? Sono domande che sorgono spontaneamente quando si legge il testo. Tuttavia, sembra che Gesù sia interessato ad un’altra dimensione della condizione di questa donna; egli ne conosce la vita, ma rimane aperto nei suoi confronti, per incontrarla. Gesù non insiste sull’interpretazione morale della sua risposta, ma sembra volerla condurre oltre. E, come risultato, l’atteggiamento della donna nei confronti di Gesù cambia. A questo punto gli ostacoli delle differenze culturali e religiose rimangono sullo sfondo per dare spazio a qualcosa di molto più importante: un incontro nella fiducia. Il comportamento di Gesù in questa circostanza ci dischiude nuovi orizzonti e suscita nuove domande, domande che sfidano gli atteggiamenti che denigrano e marginalizzano le donne, domande circa le differenze che noi permettiamo permangano nella strada verso l’unità che cerchiamo e per cui preghiamo.

Domande per la riflessione personale

1. Quali sono le strutture di peccato che noi possiamo identificare nelle nostre comunità?
2. Qual è il posto e il ruolo delle donne nelle nostre chiese?
3. Che cosa possono fare le nostre chiese per opporsi alla violenza contro donne e bambine, e anzi, prevenirla?

Preghiera

Tu, che sei al di sopra di ogni cosa,
in quale altro modo è lecito celebrarti?
Come potrà un discorso lodarti?
Come potrà una mente percepirti?
Solo Tu sei ineffabile: tuttavia hai creato
tutto ciò che si può esprimere.
Solo Tu sei inconoscibile:
eppure hai creato
tutto ciò che può essere conosciuto.
Tutti gli esseri ti lodano a chiara voce,
sia quelli che parlano
e sia quelli che non parlano;
tutti gli esseri ti celebrano,
sia quelli che pensano
e sia quelli che non pensano.
Intorno a te, infatti,
sono comuni i desideri,
sono comuni le sofferenze di tutti.
Tutti gli esseri ti pregano;
a te ogni creatura che sa leggere i tuoi segni
innalza un silenzioso inno di lode.
Amen!
(Attribuito a Gregorio di Nazianzo).