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sabato 17 gennaio 2015

Un Dio operaio di Silvano Fausti

Un Dio operaio

di Silvano Fausti

Gesuita, biblista e scrittore




Paolo ed Aquila «erano di mestiere fabbricatori di tende»  (leggi At 18,1-18; cfr 1Cor 4,12)

"... Per riconoscere «il Salvatore» di questo mondo perduto, l’angelo dà ai pastori di Betlemme un segno: «Troverete un bambino, fasciato e adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,11s). Salvatore non è il grande imperatore che ha in mano tutto e può uccidere tutti: è un piccolo che si mette nelle mani di chiunque l’accoglie. Suo fascino è l’esser fasciato da cura materna, sua reggia la stalla e suo trono la mangiatoia. Non impugnerà spade per distruggere. Per mangiare maneggerà legno. Ad esso lo appenderanno, facendone cibo per ogni bocca. Mano significa «potere». La sua mano è amore inchiodato a nostro servizio, fino a darci la sua vita.

Paolo, come Gesù e ogni maestro d’Israele, lavora con le mani. Fa lo stesso mestiere di Aquila, con cui condivide il tetto. Dopo l’esperienza di Atene arriva a Corinto «in debolezza, timore e tremore» (1Cor 2,3). In un mondo di padroni e schiavi, l’Apostolo si ritrova tra questi. A loro è riservato il lavoro manuale, disprezzato dai padroni. La sua vicinanza agli ultimi gli fa capire meglio il Vangelo. Con loro infatti si è identificato il Signore stesso. Ai suoi compagni di pena può annunciare con chiarezza che il Messia promesso è Gesù, ucciso dal potere religioso come bestemmiatore e da quello civile come schiavo ribelle. Gli schiavi capiscono il crocifisso: Dio è con loro e uguale a loro! Per Giudei e Greci, che cercano potenza di portenti e sapienza di potenti, la croce è scandalo e follia. In realtà è potenza e sapienza di Dio, che salva da ogni schiavitù. 

Libero non è il padrone che opprime, ma chi si fa servo per amore. Schiavo è chi schiavizza altri. Tutti siamo più o meno inquinati dalla sete di potere! Paolo ...
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