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martedì 24 marzo 2015

«Neanch’io ti condanno» è «una delle parole più belle perché è piena di misericordia». - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano

23 marzo 2015
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.


Papa Francesco:
“Dove non c'è misericordia non c'è giustizia”

«Dove non c’è misericordia, non c’è giustizia». A fare le spese della mancanza di misericordia è, ancora oggi, il popolo di Dio che soffre quando trova «giudici affaristi, viziosi e rigidi» anche nella Chiesa che è «santa, peccatrice, bisognosa». Lo ha detto il Papa lunedì 23 marzo nella messa celebrata nella cappella della Casa Santa Marta.

Francesco ha subito notato che le letture proposte dalla liturgia — tratte dal libro di Daniele (13, 1-9.15-17.19-30.33-62) e dal Vangelo di Giovanni (8, 1-11) — «ci fanno vedere due giudizi a due donne». Ma, ha aggiunto, «io mi permetto di ricordare un altro giudizio che riguarda una donna: quello che Gesù ci racconta nel capitolo 18 di san Luca». Dunque, «ci sono tre donne e ci sono tre giudici: una donna innocente, Susanna; un’altra, peccatrice, l’adultera; e una terza, quella del Vangelo di Luca, una povera vedova». E «tutte e tre, secondo alcuni padri della Chiesa, sono figure allegoriche della Chiesa: la Chiesa santa, la Chiesa peccatrice e la Chiesa bisognosa, perché le vedove, gli orfani erano i più bisognosi in quel tempo». Proprio per questo, ha spiegato il Papa, «i padri pensano che siano figure allegoriche della Chiesa».

Invece «i tre giudici sono cattivi, tutti e tre». E, ha proseguito, «mi preme sottolineare questo: in quel tempo il giudice non era soltanto un giudice civile: era civile e religioso, era tutte le due cose insieme, giudicava le cose religiose e anche quelle civili». Così «tutti e tre erano corrotti...
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Il problema di fondo, ha spiegato il Papa è che queste tre persone — sia l’«affarista» sia «i viziosi» e i «rigidi» — «non conoscevano una parola: non conoscevano cosa fosse la misericordia». Perché «la corruzione li portava lontano dal capire la misericordia» dall’«essere misericordiosi». Invece «la Bibbia ci dice che nella misericordia è proprio il giusto giudizio». E così «le tre donne — la santa, la peccatrice e la bisognosa — soffrono di questa mancanza di misericordia».

Ma questo vale «anche oggi». E lo tocca con mano «il popolo di Dio» che, «quando trova questi giudici, soffre un giudizio senza misericordia, sia nel civile, sia nell’ecclesiastico». Del resto, ha precisato il Papa, «dove non c’è misericordia non c’è giustizia». E così «quando il popolo di Dio si avvicina volontariamente per chiedere perdono, per essere giudicato, quante volte, quante volte, trova qualcuno di questi». Trova «i viziosi», ad esempio, «che sono lì, capaci anche di tentare di sfruttarli», e questo «è uno dei peccati più gravi». Ma trova purtroppo anche «gli affaristi», ai quali «non importa niente e non danno ossigeno a quell’anima, non danno speranza: a loro non importa». E trova «i rigidi, che puniscono nei penitenti quello che nascondono nella loro anima». Dunque ecco «la Chiesa santa, peccatrice, bisognosa, e i giudici corrotti: siano essi affaristi, viziosi, rigidi». E «questo si chiama mancanza di misericordia».

In conclusione, Francesco ha voluto «ricordare una delle parole più belle del Vangelo, tratta proprio dal brano odierno di Giovanni, che mi commuove tanto: Nessuno ti ha condannata? — Nessuno, Signore — Neanch’io ti condanno». E proprio questa espressione di Gesù — «Neanch’io ti condanno» — è «una delle parole più belle perché è piena di misericordia».



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