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lunedì 27 aprile 2015

OREUNDICI - IL QUADERNO DI APRILE 2015 - SARA' PRIMAVERA? - L'EDITORIALE di Mario De Maio - ALLA RADICE DEL CRISTIANESIMO come spogliarsi di tutte le ricchezze? di Arturo Paoli


OREUNDICI

IL QUADERNO DI APRILE 2015

SARA' PRIMAVERA?



L'EDITORIALE 
di Mario De Maio

Tutte le volte che arrivo a Roma in treno e mi affaccio sul piazzale della stazione Termini, il mio occhio va al grande fabbricato che una volta era la sede del Collegio Massimo dei Gesuiti, oggi sede delle Belle Arti. Continuando il mio tragitto sulle strade di Roma, noto tanti altri complessi una volta appartenenti a grandi comunità religiose e oggi trasformati in alberghi, centri congressi o sedi universitarie. Roma, papalina, è piena di stemmi e di icone di un’antica e diffusa grandezza: tutti questi segni sono la fotografia di un “cristianesimo in frantumi”? È questo il titolo di un’intervista a Michel De Certeau, gesuita, autore preferito da papa Francesco, datata quarantuno anni fa. Ne riporto qualche breve citazione ripromettendomi di ritornarci in futuro sui nostri Quaderni. «L’istituzione cristiana si sgretola come una casa disabitata, i credenti la abbandonano fuggendo dalla finestra, i riutilizzatori entrano da tutte le porte. Il luogo è attraversato da movimenti di ogni tipo, viene utilizzato per ogni scopo. Non definisce più un senso e non è più l’indicativo sociale di una fede. […] Un’intera popolazione di simboli si sposta... militanti dei grandi movimenti cristiani lasciano le istituzioni ecclesiali che vanno crollando e trovano una nuova casa per la loro militanza in cause politiche, sociali e culturali… si sviluppa così un fenomeno più radicale: sempre più cristiani sono tanto meno praticanti quanto più sono credenti. La loro stessa fede li allontana dalla pratica sacramentale o liturgica». De Certeau dice ancora: «L’istituzione ecclesiale vira verso l’amministrazione. Non sono sorpreso ma resto scandalizzato nel vedere i discorsi ufficiali assai più occupati dei funzionari, dell’istituzione, dello statuto dei preti o del mantenimento dei principi tradizionali,… piuttosto che della questione di Dio e dei suoi percorsi segreti nell’esistenza». 
La domanda che ci poniamo è: cos'è la fede oggi? Cos'è la carità? La radicalità evangelica non si articola più nelle strutture della chiesa. L’espressione delle convinzioni prende una nuova forma, quella dei piccoli gruppi, delle comunità in cui cresce il confronto e la relazione. In discussione non è Dio ma la chiesa. Importanti non sono le tradizioni ma la possibilità di offrire esperienze nuove, di cambiare, di vivere nuovi segni. 
A questi interrogativi questo quaderno tenta di dare delle risposte.
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ALLA RADICE DEL CRISTIANESIMO 
come spogliarsi di tutte le ricchezze?
di Arturo Paoli

Una nebbia "lombarda" mi vieta la vista dei colli da questo punto remoto dello stato di Lara, nell'occidente venezuelano. Con difficoltà vedo, ai piedi della collina a punta su cui è costruito il mio rancho di fango, Julio che pungola i buoi recalcitranti che trascinano un aratro pesante nella terra, ammollata a fondo da tre giorni di pioggia incessante. Ma non si può perdere tempo: i “guajales”, i fusti di patate canadesi, si ammucchiano nel deposito comune e rischiano di marcire se non si seminano presto, o con la pioggia o con il sole. La nebbia rende la mia solitudine più solitaria e il silenzio più assoluto. Pedro, il giovane che divide con me la vita e il rancho, è nel campo ad aiutare questa semina frettolosa nelle brevi tregue che concede la pioggia. Pedro, un ventenne del popolo, che ha avuto da poco l’intuizione che Cristo può dare un sapore nuovo alla sua vita, è ora il mio interlocutore. Nelle ore di convivenza, devo rispondere alle sue domande, aiutandolo a muoversi nella nomenclatura cristiana: che cosa è la Messa – che cosa è l’Angelus – che vuol dire Papa – che cosa è la castità. Mi raccomando allo Spirito Santo che mi aiuti a non farlo cambiare di classe sociale e a non clericalizzarlo. Godo profondamente quando afferra la chitarra e canta con la forza del suo sangue tropicale, la sua fisionomia di uomo del piano: «Soy hermano de la espuma, de la garza, de la rosa y del sol» o quando lo vedo barcollare sotto il peso del “guajal” con quelli che affondano mani e gambe nella terra, la sua terra. Mi accorgo che sono io che mi rifaccio il vocabolario cristiano e mi libero di una cultura astratta. Costretto a riscoprire i valori cristiani da una esistenza senza lacche, senza rivestiture, vedo come a sprazzi la possibilità di essere finalmente povero. Ieri notte Pedro ha incontrato la parola “eretico” e mi ha chiesto che vuol dire; questo mi ha fatto toccare il fondo perché ho capito che dovevo ricorrere a una ideologia e introdurre Pedro in una cultura che non è sua, e ho misurato la mia assoluta impreparazione per essere troppo preparato. Ho avuto l’impressione che mi chiedesse di prenderlo per la mano, e io lo volevo, tutto il mio affetto lo esigeva, però avevo le mani occupate. Dove mettere tutte le cose, tutte le mie ricchezze? Quelle cose preziose che mi hanno affidato, per fiducia in me, ora m’impediscono di prendere per la mano uno che vive con me, e milioni di persone: questo popolo in mezzo a cui vivo, e che voglio assumere nello stile di vita, nella povertà del rancho, nel vitto, nel vestire… Ma in questo rancho dove filtra da irrimediabili buchi il vento gelido delle Ande, può vivere un fariseo, un ricco di quella ricchezza che Gesù non è riuscito a scrostare perché troppo carnificata? Il ricco è separato sempre dai suoi beni, può licenziarli se vuole; il fariseo è ricco nel suo essere. Non è uno che possiede beni, è il ricco. Sicuro, potrei spiegare perfettamente a Pedro chi è un eretico, chi è Lutero, Calvino, e la negazione dell’eucarestia e della verginità di Maria. Ma mi farebbe argine, come sempre, con una di quelle domande disarmanti: e che vuol dire la parola castità? […] 
...


Il futuro è aperto,
non possediamo la verità,
non possediamo Dio,
abbiamo bisogno della verità degli altri.
Occorre farsi provocare a un sovrappiù di umanità.


Pierre Claverie
(vescovo di Orano, ucciso il 1° luglio 1996)