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venerdì 15 maggio 2015

Papa Francesco UDIENZA GENERALE 13 maggio 2015 - Foto, testo e video



Papa Francesco 
UDIENZA GENERALE 13 maggio 2015
 - Foto, testo e video


La Famiglia - 14. Le tre parole





Prima dell’udienza, il Papa, alle nove, ha incontrato, nell’auletta dell’aula Paolo VI gli organizzatori e gli sponsor del «Concerto per i Poveri». «La musica – ha detto loro il Papa – ha questa capacità di unire le anime e di unirci con il Signore, sempre ci porta, è orizzontale e anche verticale, va in alto, e ci libera delle angosce. Anche la musica triste, pensiamo a quegli adagi lamentosi, anche questa ci aiuta nei momenti di difficoltà. Vi ringrazio tanto, perché farà bene a tutti un po’ di spirito nell’affarismo materiale che sempre ci circonda e ci abbassa, ci toglie la gioia».

E nella ricorrenza della Madonna di Fatima, anniversario delle prime apparizioni mariane nella località del Portogallo, papa Francesco ha fatto recitare al sacerdote-speaker e ai fedeli di lingua portoghese un'Ave Maria in quella lingua in onore appunto della Vergine di Fatima. «In questo giorno della Madonna di Fatima - ha detto il Papa -, vi invito a moltiplicare i gesti quotidiani di venerazione e imitazione della Madre di Dio. Affidatele tutto ciò che siete, tutto ciò che avete; e così riuscirete ad essere uno strumento della misericordia e della tenerezza di Dio per i vostri familiari, vicini e amici».

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La Famiglia - 14. Le tre parole



Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

La catechesi di oggi è come la porta d’ingresso di una serie di riflessioni sulla vita della famiglia, la sua vita reale, con i suoi tempi e i suoi avvenimenti. Su questa porta d’ingresso sono scritte tre parole, che ho già utilizzato diverse volte. E queste parole sono: “permesso?”, “grazie”, “scusa”. Infatti queste parole aprono la strada per vivere bene nella famiglia, per vivere in pace. Sono parole semplici, ma non così semplici da mettere in pratica! Racchiudono una grande forza: la forza di custodire la casa, anche attraverso mille difficoltà e prove; invece la loro mancanza, a poco a poco apre delle crepe che possono farla persino crollare.

Noi le intendiamo normalmente come le parole della “buona educazione”. Va bene, una persona ben educata chiede permesso, dice grazie o si scusa se sbaglia. Va bene, la buona educazione è molto importante. Un grande vescovo, san Francesco di Sales, soleva dire che “la buona educazione è già mezza santità”. Però, attenzione, nella storia abbiamo conosciuto anche un formalismo delle buone maniere che può diventare maschera che nasconde l’aridità dell’animo e il disinteresse per l’altro. Si usa dire: “Dietro tante buone maniere si nascondono cattive abitudini”. Nemmeno la religione è al riparo da questo rischio, che fa scivolare l’osservanza formale nella mondanità spirituale. Il diavolo che tenta Gesù sfoggia buone maniere e cita le Sacre Scritture, sembra un teologo! Il suo stile appare corretto, ma il suo intento è quello di sviare dalla verità dell’amore di Dio. Noi invece intendiamo la buona educazione nei suoi termini autentici, dove lo stile dei buoni rapporti è saldamente radicato nell’amore del bene e nel rispetto dell’altro. La famiglia vive di questa finezza del voler bene
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La prima parola è “permesso?”. Quando ci preoccupiamo di chiedere gentilmente anche quello che magari pensiamo di poter pretendere, noi poniamo un vero presidio per lo spirito della convivenza matrimoniale e famigliare. Entrare nella vita dell’altro, anche quando fa parte della nostra vita, chiede la delicatezza di un atteggiamento non invasivo, che rinnova la fiducia e il rispetto. La confidenza, insomma, non autorizza a dare tutto per scontato. E l’amore, quanto più è intimo e profondo, tanto più esige il rispetto della libertà e la capacità di attendere che l’altro apra la porta del suo cuore. A questo proposito ricordiamo quella parola di Gesù nel libro dell’Apocalisse: «Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (3,20). Anche il Signore chiede il permesso per entrare! Non dimentichiamolo. Prima di fare una cosa in famiglia: “Permesso, posso farlo? Ti piace che io faccia così?”. Quel linguaggio educato e pieno d’amore. E questo fa tanto bene alle famiglie.

La seconda parola è “grazie”. Certe volte viene da pensare che stiamo diventando una civiltà delle cattive maniere e delle cattive parole, come se fossero un segno di emancipazione. Le sentiamo dire tante volte anche pubblicamente. La gentilezza e la capacità di ringraziare vengono viste come un segno di debolezza, a volte suscitano addirittura diffidenza. Questa tendenza va contrastata nel grembo stesso della famiglia. Dobbiamo diventare intransigenti sull’educazione alla gratitudine, alla riconoscenza: la dignità della persona e la giustizia sociale passano entrambe da qui. Se la vita famigliare trascura questo stile, anche la vita sociale lo perderà. La gratitudine, poi, per un credente, è nel cuore stesso della fede: un cristiano che non sa ringraziare è uno che ha dimenticato la lingua di Dio. Sentite bene: un cristiano che non sa ringraziare è uno che ha dimenticato la lingua di Dio. Ricordiamo la domanda di Gesù, quando guarì dieci lebbrosi e solo uno di loro tornò a ringraziare (cfr Lc 17,18). Una volta ho sentito dire da una persona anziana, molto saggia, molto buona, semplice, ma con quella saggezza della pietà, della vita: “La gratitudine è una pianta che cresce soltanto nella terra delle anime nobili”. Quella nobiltà dell’anima, quella grazia di Dio nell’anima ci spinge a dire grazie, alla gratitudine. È il fiore di un’anima nobile. È una bella cosa questa!

La terza parola è “scusa”. Parola difficile, certo, eppure così necessaria. Quando manca, piccole crepe si allargano – anche senza volerlo – fino a diventare fossati profondi.
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il testo integrale udienza del 13 maggio 2015
A fine dell’udienza il Papa ha salutato, tra l’altro, Walter Veltroni, ex segretario del Pd ed ex sindaco di Roma, che ha donato al Pontefice un dvd del suo ultimo film «I bambini sanno». All’udienza odierna sono state rafforzati i controlli, con transenne, presidiate dai vigili urbani e forze dell’ordine, posizionate sull’ultimo tratto di via della Conciliazione e lungo le strade laterali, che filtrano l'ingresso all’interno del colonnato berniniano e all’antistante piazza Pio XII. Le misure, a quanto si apprende, sono state adattate in via sperimentale in vista del giubileo della misericordia.

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Guarda i post con le precedenti catechesi sulla famiglia - matrimonio:


- La Famiglia - 12. Matrimonio (I) - 29 aprile 2015