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mercoledì 3 giugno 2015

Impresentabili. E mezza Italia fugge dalle urne intervista di Silvia Truzzi a Enzo Bianchi, priore di Bose

Impresentabili. E mezza Italia fugge dalle urne
intervista di Silvia Truzzi a 
Enzo Bianchi, priore di Bose


Le parole ricorrenti, in questi giorni di elezioni, non sono per nulla incoraggianti. Astensione, impresentabili, vendetta: nessuna che riguardi il principio di responsabilità.Prima di tutto, di responsabilità verso i cittadini cui appartiene la sovranità. Diceva Bertrand Russell che “senza moralità civile le comunità periscono; senza moralità privata la loro sopravvivenza è priva di valore”.
Eppure l’etica pubblica è ormai ridotta al diritto penale: ogni comportamento non illecito è ammesso, come se il giudice fosse una sorta di autorità morale. Anche la reputazione non è più un valore: come ha detto Claudio Magris in un’intervista a questo giornale “Siamo un Paese dove nessuno più perde la faccia”. Forse non a caso sempre meno persone decidono di partecipare alla vita pubblica,attraverso il voto. Delle conseguenze di questo vuoto sociale e politico abbiamo chiesto lumi a padre Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose.



.... Ormai la distanza dal popolo è enorme, perché la classe politica si mostra incapace di ascoltare i bisogni più profondi delle persone, di pensare al futuro del Paese e di interpretare il potere in modo coerente con una democrazia matura e plasmato da un autentico servizio alla polis. Sempre più autoreferenziali, sempre più caratterizzati da un comportamento ostentato proprio di chi ritiene di non dover rendere conto ai cittadini, di fatto alimentano una separazione e una lontananza nei loro confronti.Quando dei politici mostrano di non aver vergogna e di non voler rispondere alla giustizia, quando sono incapaci di mantenere una postura irreprensibile secondo la nostra Costituzione e le leggi dello Stato, allora non meritano la fiducia. Così sono sempre più numerosi i cittadini che, turbati e scandalizzati, ricorrono al voto di protesta o trascurano le loro responsabilità civili oppure smettono di interessarsi della cosa pubblica.
Qualche speranza che la situazione cambi?
Già da anni lamentavo di come stessimo andando verso una deriva, verso una barbarie sempre più profonda. Mi pare che non ci siamo ancora arrestati su questo cammino: si ripetono gli stessi errori, le stesse persone più volte condannate vengono presentate ugualmente al voto dei cittadini.Così questi, piuttosto che dare un assenso a persone di cui diffidano perché prive di qualità morale, nella loro impotenza disertano le urne. Oggi è prassi diffusa sfuggire alle responsabilità della vita sociale e pubblica: domina una rinuncia sistematica alle risposte che ciascuno è chiamato a dare, ma se manca la responsabilità, allora la polis viene corrosa e non ci sono più legami sociali. Ci potrà essere speranza solo se si inizia a metter fiducia nella communitas della quale si fa parte e se si sa rinnovare quotidianamente questo atto di fiducia. Ma per questo occorrerebbero anche progetti sociali, politiche e visioni tesi non all’interesse contingente e particolare. I cittadini devono poter scegliere i propri rappresentanti tra persone oneste, preparate e capaci di esemplarità civile.

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