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sabato 18 luglio 2015

In economia abbiamo sbagliato tutto: l’uomo non è homo economicus ma cercatore di senso di Leonardo Becchetti

In economia abbiamo sbagliato tutto:
l’uomo non è homo economicus ma cercatore di senso
di Leonardo Becchetti


Come economista sono cresciuto a pane e homo economicus (e a pane e massimizzazione dell’utilità del consumatore). Una forma mentis, un modello antropologico che ti spinge a credere che la mappa cognitiva migliore per catturare la realtà sia quella dell’utilità/felicità che aumenta all’aumentare della disponibilità di beni (e indirettamente del denaro che serve ad acquistarli). Nel modello base dell’homo economicus gli altri sono fuori dal radar (salvo rari casi di lavori che cercano di spiegare i lasciti intergenerazionali). Le relazioni non ne parliamo, sono una cosa incomprensibile in un mondo popolato solo di beni privati e al massimo, come eccezione, di beni pubblici e di beni comuni. L’idea che esista un bene “relazionale” che cresce all’investimento delle controparti che lo “producono” ed è soggetto al fallimento del coordinamento è troppo complicata per entrare in questi modelli. Un po’ di aria nella stanza chiusa del riduzionismo antropologico è entrata grazie alla behavioural economics e alla scuola tedesca che con i risultati di esperimenti ha dimostrato che l’uomo è fatto anche di reciprocità, avversione alla diseguaglianza, altruismo strategico e puro cominciando a sfidare il mainstream tradizionale ma il modello base che si insegna nelle università è ancora quello dell’homo economicus.
Basta uscire un po’ dall’accademia per osservare la vita reale per accorgersi che il modello dell’homo economicus si perde veramente troppo della realtà.
...
E allora bisognerebbe capire che è necessario un salto di paradigma che si fonda su un preciso assunto:

l’essere umano è molto più cercatore di senso che homo economicus.
Ovvero ogni uomo ha bisogno di un livello minimo di senso della vita senza il quale muore di asfissia....
Se l’uomo è cercatore di senso prima che homo economicus in economia e politica cambia tutto. Perseguire efficienza, integrità di bilancio e crescita del PIL non basta. Quello di cui c’è più bisogno è una narrativa che soddisfi la ricerca di senso. Perché essere un ingranaggio anonimo di un’azienda che produce qualcosa di scarsamente utile per l’umanità di senso ne produce troppo poco.
Applicando il paradigma all’Europa è evidente che se l’Europa è solo quella dei ragionieri e dei banchieri il senso prodotto è scarso. E il vuoto di senso viene colmato dal suo opposto, ovvero dai movimenti anti euro che fanno trovare a molti la propria ragione di vita nella liberazione dai meccanismi oppressivi della moneta unica. Non a caso i movimenti euroscettici (almeno nelle loro forme più viscerali) alzano il tiro equiparando i burocrati europei ai gerarchi nazisti per aumentare il livello di senso della loro battaglia.
E’ evidente che la riposta dell’Europa a quanto sta accadendo è completamente diversa se il paradigma è quello dell’homo economicus o dell’uomo cercatore di senso. Nel primo caso non c’è bisogno di condire la pietanza della quadratura del bilancio. Nel secondo è necessaria una narrativa e un’Europa diversa, fatta di solidarietà, fraternità e condivisione (che poi peraltro producono anche benefici economici considerevoli). Per chi capisce il paradigma dell’uomo cercatore di senso non c’è nessun stupore per il fatto che la spinta europeista si sia persa (nonostante il nostro tenore di vita sia molto più alto di quello del dopoguerra). L’ovvia spiegazione è che la fortissima spinta di senso determinata dalla ricostruzione sulle ceneri della guerra e dello stimolo a costruire un’unità che evitasse per sempre quel tipo di conflitti si è via via affievolita lasciando il campo al pareggio di bilancio e al fiscal compact.
La questione europea è solo un esempio del vicolo cieco concettuale ed operativo in cui finiamo se utilizziamo paradigma dell’homo economicus invece di quello dell’uomo cercatore di senso.
 E’ arrivato il momento di cambiare paradigma. E questo è solo il calcio d’inizio

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