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giovedì 17 settembre 2015

Francesco e la chiesa-monarchia di suor Stefania Baldini*, suor Antonietta Potente** e don Alessandro Santoro***

Francesco e la chiesa-monarchia 
di suor Stefania Baldini*, suor Antonietta Potente**
 e don Alessandro Santoro***






È vero che nella Chiesa non sembra vi siano stati anche sotto questo pontificato cambiamenti rilevanti, ma non può essere altrimenti visto che la Chiesa vive in se stessa una contraddizione insanabile. Il punto focale di questa contraddizione è che la Chiesa è stata, e continua a essere, una struttura monarchica, gerarchica rigida, poco capace nella sua autoreferenzialità di mettere in discussione se stessa e i problemi che soffocano la vita di tante persone. Le monarchie possono avere un sovrano buono o tiranno ma comunque sempre un re, e questo significa che c’è un’esclusione e una sudditanza di fondo che non permette la partecipazione di tutti. Questo pontefice interviene, fa delle nomine «diverse», magari chiede maggiore «legalità» nei flussi finanziari ma lo fa sempre da re di una struttura gerarchica, e quindi impossibilitata di per sé a essere esperta in umanità (per usare una frase di Paolo VI) e quindi non evangelica. Noi crediamo che quelli/e che hanno molto pensato e hanno molto sognato e praticato un rinnovamento evangelico della Chiesa non abbiano tanto il bisogno di essere riammessi quanto quello di essere «riaffiliati» cioè tornare a essere considerati, trattati, ascoltati e custoditi come figli e figlie prediletti/e perché ostinatamente fedeli alla voce delle spirito presente nelle sapienze dei popoli e delle comunità vive nella storia. Potremmo rispondere come fa la donna sunamita al profeta Eliseo quando lui le domanda cosa voglia come ricompensa e lei gli dice: «Io sto in mezzo al mio popolo» (2Re 4). Un segnale di parresìa concreta, reale e non solo discorsiva, sarebbe la rinuncia alla posizione di rendita e ai tanti privilegi che la Chiesa ha, ma la volontà del papa non sarà mai realtà fino a quando la Chiesa rimarrà una struttura di potere implicata con il potere politico ed economico mondiale. Molti cambiamenti che sarebbero necessari ed evangelici resteranno tabù finché la Chiesa ritenendosi portatrice della verità assoluta, considererà il resto dell’umanità minorenne e cioè incapace di sognare il bene, il bello, la giustizia, la pace, la verità. Nonostante i tentativi del concilio Vaticano II, il mondo continua a essere considerato un semplice destinatario e non un soggetto e questo è ancora più evidente nell’immaginario della Chiesa sulle donne. Le decisioni autoritarie, anche quelle del papa, non aiutano le persone a percepire il mistero di amore con cui Dio sfiora l’umanità; possono solo ottenere obbedienze, convinte o meno non importa, ma non gioia di vivere, che resta il progetto del Signore («perché tu sia felice»). Il regno da costruire comincia quando si sta dentro la storia di ciascuno e quando nessuno, ma proprio nessuno, baratta il servizio al bene comune con l’arroganza di credersi superiore ad altri per via di posizione sociale, ricchezza, istruzione, intelligenza e quindi di farsi padrone. Per concludere vorremmo esprimere la nostra sofferta tristezza nel vedere la Chiesa, senza mistica né profondità, tuttora ancorata al suo voler restare un piccolo grande impero, intenta solo a salvaguardare e conservare se stessa e il suo potere, rischiando di smarrire la sua anima, lo spirito, il suo soffio vitale
(Fonte: MicroMega” n. 6 del settembre 2015)

* Suora domenicana dal 1955, ha inizialmente insegnato inglese in alcune scuole gestite dall’ordine. Nel 1973 ha fondato con altre due consorelle una piccola comunità che ha abitato in una casa d’affitto e ha lavorato in una scuola statale. Vive attualmente nel convento domenicano di Prato e collabora con la comunità di base delle Piagge di don Santoro a Firenze. 

**Teologa, fa parte dell’Unione delle suore domenicane di San Tommaso d’Aquino. Dal 1994 vive in Bolivia, in una comunità di campesinos di etnia Aymara, insegnando Teologia presso l’Università cattolica di Cochabamba

*** Presbitero nella diocesi di Firenze, ha studiato teologia. Dal 1994 anima nel quartiere popolare delle Piagge una comunità di base, esperienza di Chiesa dal basso senza strutture identitarie. Lavora inoltre come operaio rottamatore di materiale ferroso in una cooperativa sociale.