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mercoledì 14 ottobre 2015

AUGURI PER I 100 ANNI DEL CARDINALE LORIS CAPOVILLA

"Così la Chiesa ha dilatato gli spazi del cuore''

Il cardinale creato da Papa Francesco e che fu segretario particolare di Giovanni XXIII rilegge la storia della Chiesa e vi scorge, anche nel suo rapporto con il mondo, grandi segnali di speranza: ''Non siamo allo sbando ma, come ha detto Papa Giovanni XXIII in apertura del Concilio Vaticano II, 'Tantum aurora est'. Quella che stiamo vivendo è l'aurora della Chiesa. Il giorno verrà, piano piano…''

“Non posso dimenticare che Gesù ha detto: ‘Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori’. Dunque è venuto per me e per ciascuno dei miei fratelli che abbraccio da un capo all’altro della terra”. Il cardinale Loris Francesco Capovilla il 14 ottobre taglia il traguardo dei 100 anni. Già segretario particolare di Giovanni XXIII, è il più anziano tra i vescovi italiani e tra i membri del Collegio cardinalizio, molti dei quali sono riuniti in questi giorni a Roma per il Sinodo dei vescovi dedicato a “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. Dalla sua residenza a Sotto il Monte Giovanni XXIII, in provincia di Bergamo, il card. Capovilla partecipa con la preghiera ai lavori dei padri sinodali: “Non mi sento lontano da Roma e dal corpo di tutta la Chiesa e di tutta l’umanità. Credo che esista un solo Dio, una sola legge che è l’amore e un solo scopo che è spendere la vita per aiutare i miei fratelli e le mie sorelle”.
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Se cent’anni autorizzano a parlare di una vita sazia di giorni, è presto invece - per il suo caso - scomodare Giobbe e le immagini di un corpo come 'un abito roso dal tarlo'. Certo, le forze fisiche si affievoliscono, ma, detto con il Qoelet «il sole, la luce, la luna e le stelle» le forze intellettive insomma - in lui brillano sempre. Lo aiutano a ripensare gli anni lontani, ben sicuro che, come dice il Salmo, anche per lui non cessa l’Amore «che non può aver dimenticato la misericordia». E lo aiutano a descrivere la sua situazione con una lucida sintesi: «Vivo i miei giorni del tramonto assistendo al rinnovarsi dell’aurora della Chiesa. Ed è motivo di consolazione.Tantum aurora est… ». Il centenario di cui parliamo è un porporato famoso: Loris Francesco Capovilla, l’antico 'contubernale' di Giovanni XXIII come ama definirsi. 
Per fargli un ritratto, in questi giorni, ci si potrebbe legare a una poesia di Boris Pasternak in cui potrebbe rispecchiarsi. Una lirica che inizia con in versi: «Essere rinomati non è bello/ non è così che ci si leva in alto./ Non c’è bisogno di tenere archivi, di trepidare per i manoscritti// Scopo della creazione è il restituirsi,/non il clamore, non il gran successo…», e che finisce inneggiando all’«essere vivo, nient’altro che vivo/, vivo e nient’altro sino alla fine». 
Ma, di ritratti per l’occasione, Capovilla non vuol sentir parlare. Così come lo urta un po’ la parola festeggiamenti. Altri sarebbero tutt’al più i desideri per il 14 ottobre traguardo del suo secolo: «Che bello se potessi trascorrere quel giorno con i profughi accolti a Sotto il Monte, a far capire loro l’uomo uscito da questa terra o con i carcerati, a riflettere sul Giubileo della misericordia », così confidava nei giorni scorsi. Già ieri è stato esaudito. 
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