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venerdì 30 ottobre 2015

"Contribuiremo a favorire una cultura dell’accoglienza, della legalità, della crescita del bene comune, contro ogni forma di potere oppressivo dell’uomo e del creato.." mons. Corrado Lorefice, nuovo vescovo di Palermo

"Contribuiremo a favorire una cultura dell’accoglienza, 
della legalità, della crescita del bene comune, 
contro ogni forma di potere oppressivo dell’uomo e del creato."

 mons. Corrado Lorefice,

nuovo vescovo di Palermo







Messaggio del Vescovo eletto alla Chiesa di Palermo 
Mi rivolgo a voi, cari fratelli e sorelle della Chiesa di Palermo, con il cuore ancora pieno di stupore per l’inattesa nomina a vostro Vescovo. Quando il Nunzio apostolico in Italia, mons. Adriano Bernardini, mi ha convocato a Roma per confidarmi la scelta di Papa Francesco, ho immediatamente avvertito il senso della mia inadeguatezza. Ma fissando il Crocifisso che mi stava di fronte ho pensato subito alle parole di Paolo: «tutto posso in colui che mi dà la forza» (Fil 4, 13). Sostenuto dalla grazia e illuminato dalla Parola del Signore, desidero corrispondere all’opera dello Spirito condividendo tra di voi e con voi un tratto del lungo e ricco cammino di fede, di speranza e di carità della nostra Chiesa di Palermo, convinto che l’edificazione della comunità dei discepoli di Gesù non è frutto di uno sfibrante attivismo, ma dell’azione dello Spirito. Nessuno nella Chiesa è costruttore, ma solo una pietra che Dio pone sulla pietra angolare che è Gesù Cristo (cfr. 1Pt 2, 4-8). Vengo tra voi con il desiderio non di cominciare, ma di proseguire l’ardua ed esaltante giornata di lavoro – già avviata dai miei venerabili predecessori – nella prediletta vigna piantata dal Signore a Palermo. Attendiamo insieme, con pazienza, il frutto promesso a chi ha la ferma volontà di “perseverare sino alla fine” (cfr. Mt 24, 13), attraversando con umiltà e coraggio il vaglio e la purificazione delle inevitabili prove della storia. Portiamo alta insieme, con l’aiuto di Dio, la fiaccola della fede, custodendo l’anelito al compimento del Regno.
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Poiché la condivisione del Vangelo non esclude nessuno, la nostra comunità diocesana promuoverà il dialogo con il mondo della cultura, specialmente con l’Università e con gli altri centri di ricerca e di studio. Prezioso sarà l’apporto della Facoltà Teologica di Sicilia nel mantenere alto il profilo di un confronto serio e arricchente con tutti: con ogni donna e ogni uomo di questa terra che diventa mia, con i fratelli di tutte le confessioni cristiane e di ogni religione. È mia ferma intenzione accogliere tutti, dialogare con tutti. Ovviamente non possiamo ignorare, come comunità diocesana, la drammatica e dolorosa crisi che i nostri tempi stanno attraversando su più fronti. Contribuiremo a favorire una cultura dell’accoglienza, della legalità, della crescita del bene comune, contro ogni forma di potere oppressivo dell’uomo e del creato, insieme ai responsabili delle istituzioni civili e alle autorità militari, nel rispetto delle competenze e degli spazi di azione propri di ciascuno. Come insegna il concilio Vaticano II, nostra guida nelle scelte pastorali, «la missione propria che Cristo ha affidato alla sua Chiesa non è d’ordine politico, economico o sociale: il fine, infatti, che le ha prefisso è d’ordine religioso. Eppure proprio da questa missione religiosa scaturiscono compiti, luce e forze, che possono contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la legge divina» (Gaudium et spes, 42). Nel salutare tutti con affetto, faccio mie le parole di S. Agostino: «nei vostri confronti siamo come pastori, ma rispetto al sommo Pastore siamo delle pecore come voi. A considerare il posto che occupiamo, siamo vostri maestri, ma rispetto a quell’unico Maestro, siamo vostri condiscepoli e frequentiamo la stessa scuola» (Esposizione sul Salmo 126). Mentre vi chiedo un anticipo di comprensione e di indulgenza per i miei limiti personali, affido il mio ministero episcopale alla vostra preghiera e all’intercessione di Maria Santissima, di S. Rosalia, del Beato Pino Puglisi, perché la nostra Chiesa «resa salda nella concordia, ricolma di gioia nella passione del Signore nostro e, irremovibilmente certa della sua risurrezione, goda di ogni dono della misericordia divina» (Ignazio di Antiochia).
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Messaggio del Vescovo eletto alla Chiesa di Palermo  (PDF)

Un parroco è il nuovo vescovo di Palermo
di Massimo Toschi


Don Corrado Lorefice sarà nominato arcivescovo del capoluogo siciliano. Ha studiato e lavorato nella chiesa dei poveri e ha scelto di conoscerla nelle sue piaghe più tristi, visitando le comunità crisitiane in Siria e nel Congo, lì dove il Vangelo è più sofferente e minacciato

La notizia che viene da Palermo è una buona notizia, un buon Vangelo. Come vescovo di Palermo è stato nominato un parroco, don Corrado Lorefice e non un altro vescovo. Un uomo con una statura spirituale e culturale di grande rilievo. Ha studiato la Chiesa dei poveri e viene da una diocesi dell'estremo sud, quella di Noto, dove sono gli oboli di tanti semplici a sostenere la formazione dei suoi presbiteri. Ha studiato l’esperienza del cardinal Lercaro, uno dei coordinatori del Concilio Vaticano II e di don Giuseppe Dossetti. Ha scritto su don Puglisi, che considera in qualche misura come il suo padre spirituale. E su di lui ha pubblicato un libro sulle omelie.

È un uomo che ha un’apertura al mondo, Giorgio La Pira (anche lui nato nella diocesi di Noto) avrebbe detto che gli appartiene “la cultura della mondialità”. Quest’anno è stato in Siria e in Congo, ad Aleppo e a Kinshasa, e chi va oggi ad Aleppo, nelle condizioni terribili in cui vive la città e il Paese, testimonia con la sua scelta che davvero il Vangelo urge, preme, spinge su strade inedite.

Papa Francesco ha fatto questa scelta. Ha scelto un uomo che ogni giorno cerca di mettere al centro della sua vita la forza inerme del Vangelo e l’appello di tutti coloro che soffrono. Da questo punto di vista è qualcosa di inedito per la Chiesa italiana, ed esprime quella cultura della sinodalità di cui il papa ha parlato alla conclusione del Sinodo. Ha affrontato il tema della famiglia affrontando anche un grande discorso sulla Chiesa: la Chiesa dei poveri di spirito. Che non è attenuazione, ma è il perfetto compimento della radicalità del Vangelo.

È anche un mio grande amico, don Corrado. Ho conosciuto la sua comunità di San Pietro a Modica, bella e semplice. Penso che la sorpresa di molti si trasformerà rapidamente in gioia perché, come ha detto il papa, conosce l’odore delle pecore.

Dunque è finito il tempo delle pressioni ecclesiastiche, dei giochi di potere, delle furbizie, della ricerca di consenso, il papa in un attimo con questa nomina ha cancellato queste ombre e questi dubbi. Io penso che sarà uno dei protagonisti del cammino sinodale della Chiesa italiana che tutti attendono da Firenze. Non parole e chiacchiere ma Vangelo, non potere ma ascolto degli umili, non cordate ma cammino comune lungo la strada verso Gerusalemme.

Alle 12 le campane di tutte le chiese della diocesi netina suoneranno a festa per esprimere la gioia dei questa nomina e far risuonare la letizia per chi nella Chiesa sa essere anche testimone credibile di liete notizie
(Fonte: Città Nuova)



mons. Lorefice: “Mia nomina ‘colpa’ di don Pino Puglisi”.
La prima cosa: ascoltare e volere bene
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Servizio TG2000





Mons. Corrado Lorefice: "Nella vigna del Signore si lavora 
ovunque si è chiamati, non cambia niente"

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Servizio TG2000




E' stata fissata per sabato 5 dicembre 2015, la data della sua Consacrazione Episcopale, che avrà luogo nella Cattedrale di Palermo. In un'unica celebrazione, Mons. Lorefice sarà dunque consacrato Vescovo e inizierà ufficialmente il suo ministero nella Chiesa che ha generato alla fede il Beato don Pino Puglisi, la cui memoria è molto cara a don Corrado stesso.

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- Il nuovo arcivescovo di Palermo Lorefice: capace di dialogo, vicino ai giovani

Qualche mese fa, per Città Nuova, il parroco di Modica, ora nominato arcivescovo di Palermo, ha raccontato il suo incontro con le comunità cristiane di Damasco: «nelle persone abbracciate e nelle mani strette ho incontrato una Chiesa viva, che non resiste solamente, ma che testimonia con audacia il Signore crocifisso e risorto». 
Per rileggere il racconto del viaggio di don Corrado clicca qui.