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domenica 11 ottobre 2015

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 42/2014-2015 (B) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea'
Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)

Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino


Vangelo: Mc 10,17-30 




Gesù nel nostro brano continua a parlare ai suoi discepoli del rapporto tra la sequela e le ricchezze, tema già trattato in Mc 8,35. Egli ancora una volta afferma con forza che i beni di questo mondo non sono per nulla 'neutri' per coloro che intendono seguirlo, che c'è assoluta inconciliabilità tra le ricchezze e il Regno, che quando ai beni diamo valore assoluto essi diventano idolo. Un idolo adorato più di quanto possiamo pensare dalla stragrande maggioranza dell'umanità, anche da quanti ci diciamo cristiani, un idolo al quale sacrifichiamo la nostra e l'altrui esistenza. Gesù su questo è estremamente categorico: non possiamo servire due padroni. O serviamo il Padre, che libera dalle schiavitù e dà la vita, o serviamo l'idolo, il "mammona di ingiustizia" (Lc 16,9), che schiaccia ed esige la vita. La ricchezza non soltanto è un pericolo o un ostacolo per l'ingresso nel Regno, ma esclude da esso La Chiesa ha definito la povertà, unitamente alla castità e all'obbedienza, come un 'consiglio evangelico', un affare per monaci, frati e suore, una roba per il cristiano che intende essere più 'santo' degli altri. Nulla di più falso.
"Lasciare tutto e seguire Gesù è la condizione necessaria di appartenenza al Regno, l'essenza del nostro essere cristiani, l'esplicitazione più concreta della necessità di perdere la vita per salvarla" (T. Beck). Se non prendiamo sul serio, come singoli credenti e come Chiesa, il 'comando' di Gesù: "Va', vendi ciò che possiedi e dallo a poveri, poi vieni e seguimi", non possiamo nel modo più assoluto dirci cristiani.