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venerdì 6 novembre 2015

«Servi per servire, non per servirsi» - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
6 novembre 2015 
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m. 



Papa Francesco:
è triste vedere sacerdoti e vescovi attaccati ai soldi

Ci sono «sacerdoti e vescovi arrampicatori e attaccati ai soldi» che «invece di servire si servono della Chiesa», rendendola «affarista» e «tiepida» con il loro vivere comodamente il proprio status senza onestà. Da questa «tentazione di una doppia vita» il Papa ha messo in guardia nella messa di venerdì mattina, 6 novembre, nella cappella della Casa Santa Marta. Una celebrazione mattutina, ha confidato, a cui spesso partecipano missionari e suore che donano tutta la vita al servizio degli altri, rifacendosi al modello di san Paolo e andando «sempre oltre, sempre in uscita».

«La liturgia di oggi — ha affermato subito Francesco — ci fa riflettere su due figure, due figure di servi, di impiegati, due persone che sono chiamate a fare un compito». Nel passo della lettera ai romani (15, 14-21), emerge «la figura di Paolo: proprio lo zelo per evangelizzare». Scrive infatti l’apostolo: «Voi sapete, a motivo della grazia che mi è stata data da Dio — qual era la grazia che lui ha ricevuto? — per essere ministro di Cristo Gesù, adempiendo il sacro ministero». Cioè «ministrare, servire». E «Paolo ha preso sul serio questa vocazione e si è donato tutto al servizio, sempre oltre, non stava mai fermo: sempre oltre, oltre, oltre... per finire, dopo, qui a Roma, tradito da alcuni dei suoi. E finì come un condannato, proprio».
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Paolo «era ministro, servo per servire, non per servirsi».
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Riprendendo poi il passo evangelico di Luca (16, 1-8) che parla dell’amministratore disonesto, proposto dalla liturgia, il Papa ha fatto notare che «il Signore ci fa vedere l’immagine di un altro servo che, invece di servire gli altri, si serve degli altri». Nel Vangelo «abbiamo letto cosa ha fatto questo servo, con quanta scaltrezza si è mosso per rimanere al suo posto, da un’altra parte, ma sempre con una certa dignità». E «anche nella Chiesa — ha detto il Papa — ci sono questi che, invece di servire, di pensare agli altri, di gettare le basi, si servono della Chiesa: gli arrampicatori, gli attaccati ai soldi. E quanti sacerdoti, vescovi abbiamo visto così. È triste dirlo, no?».

«La radicalità del Vangelo, della chiamata di Gesù Cristo» — ha ricordato il Pontefice — sta nel «servire: essere al servizio, non fermarsi, andare oltre sempre, dimenticandosi di se stessi». Dall’altra parte, invece, c’è «la comodità dello status: io ho raggiunto uno status e vivo comodamente senza onestà, come quei farisei dei quali parla Gesù che passeggiavano nelle piazze, facendosi vedere dagli altri». E queste sono «due immagini: due immagini di cristiani, due immagini di preti, due immagini di suore. Due immagini».

In san Paolo, ha spiegato il Papa, «Gesù ci fa vedere» il «modello» di una «Chiesa che non sta mai ferma, che sempre fa fondamento, che sempre va avanti e ci fa vedere che quella è la strada». Invece «quando la Chiesa è tiepida, chiusa in se stessa, anche affarista tante volte, non si può dire, che sia una Chiesa che ministra, che sia al servizio, bensì che si serve degli altri».

Francesco ha concluso chiedendo al Signore «la grazia che ha dato a Paolo, quel punto d’onore di andare sempre avanti, sempre, rinunciando alle proprie comodità tante volte». Così «ci salvi dalle tentazioni, da queste tentazioni che in fondo sono tentazioni di una doppia vita: mi faccio vedere come ministro, come quello che serve, ma in fondo mi servo degli altri».


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