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venerdì 4 dicembre 2015

PAPA FRANCESCO VIAGGIO APOSTOLICO IN KENYA, UGANDA E NELLA REPUBBLICA CENTRAFRICANA /11 (cronaca, foto, testi e video) - Incontro con Sacerdoti, Religiosi, Religiose e Seminaristi - Partenza dall'Uganda e arrivo nella Repubblica Centrafricana


       28 novembre 2015 
         Incontro con Sacerdoti, Religiosi, Religiose e Seminaristi 
Dopo aver incontrato i Vescovi dell’Uganda nell’Arcivescovado Papa Francesco si reca nella cattedrale di St. Mary per incontrare Sacerdoti, Religiosi, Religiose e Seminaristi.

Francesco ha ascoltato le parole di saluto di mons. John Baptist Kaggwa, vescovo incaricato della formazione dei sacerdoti e dei religiosi, e le testimonianze di un sacerdote e di una religiosa: tutti hanno fanno cenno proprio al tributo dei martiri ugandesi, all’impegno degli oltre 1.500 preti diocesani e missionari, dei circa 7.000 componenti l’Associazione dei religiosi d’Uganda, operativi in campo medico, educativo, pastorale, sociale, dei più di mille seminaristi del Paese. 

Memoria, fedeltà, preghiera è la triplice esortazione rivolta da Papa Francesco ai sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi incontrati a Kampala, nella cattedrale di St. Mary, alla vigilia della prima domenica di Avvento che si celebrerà domani e dell’ormai imminente Giubileo della misericordia. Francesco ha consegnato il discorso preparato in precedenza e ha parlato in spagnolo, interamente a braccio. 



Io lascerò al Vescovo incaricato della vita consacrata il messaggio che ho scritto per voi, perché sia pubblicato.

Mi scuso perché ritorno alla mia lingua materna, perché non so parlare bene l’inglese.

Tre cose vi voglio dire, questa sera. La prima: nel Libro del Deuteronomio, Mosè ricorda al suo popolo: “Non dimenticate”. E lo ripete nel libro varie volte: “Non dimenticate”. Non dimenticate tutto ciò che Dio ha fatto per il popolo. La prima cosa che vi voglio dire, è che abbiate, che chiediate la grazia della memoria. Come ho detto ai giovani, nel sangue dei cattolici ugandesi è mescolato il sangue dei martiri. Non perdete la memoria di questo seme! Affinché in questo modo continuiate a crescere. Il principale nemico della memoria è l’oblio, ma non è il più pericoloso. Il nemico più pericoloso della memoria è abituarsi a ereditare i beni dei nostri padri. La Chiesa in Uganda non deve abituarsi mai al ricordo lontano dei suoi martiri. Martire significa testimone. La Chiesa in Uganda, per essere fedele a questa memoria, deve continuare ad essere testimone. Non deve vivere di rendita. Le glorie passate sono state l’inizio, ma voi dovete costruire le glorie future. E questo è il compito che la Chiesa affida a voi: siate testimoni, come sono stati testimoni i martiri che hanno dato la vita per il Vangelo.

Per essere testimoni – seconda parola che voglio dirvi – è necessaria la fedeltà. Fedeltà alla memoria, fedeltà alla propria vocazione, fedeltà allo zelo apostolico. Fedeltà significa seguire la via della santità. Fedeltà significa fare quello che hanno fatto i testimoni precedenti: essere missionari. Forse qui in Uganda ci sono diocesi che hanno molti sacerdoti, e diocesi che ne hanno pochi. Fedeltà significa offrirsi al vescovo per andare in un’altra diocesi che ha bisogno di missionari. E questo non è facile. Fedeltà significa perseveranza nella vocazione. E qui voglio ringraziare in modo speciale per l’esempio di fedeltà che mi hanno dato le Suore della Casa della Carità: fedeltà ai poveri, ai malati, ai più bisognosi, perché Cristo è lì. L’Uganda è stata irrigata dal sangue dei martiri, dei testimoni. Oggi è necessario continuare a irrigarla, e per questo: nuove sfide, nuove testimonianze, nuove missioni. Altrimenti, perderete la grande ricchezza che avete, e la “perla dell’Africa” finirà conservata in un museo. Perché il demonio attacca così, poco a poco. Sto parlando non solo per i sacerdoti, ma anche per i religiosi. Ma ai sacerdoti ho voluto dirlo in maniera speciale rispetto al problema della missionarietà: che le diocesi con molto clero si offrano a quelle che hanno meno clero. Così l’Uganda continuerà ad essere missionaria.

Memoria, che significa fedeltà. E Fedeltà, che è possibile soltanto con la preghiera. Se un religioso, una religiosa, un sacerdote smette di pregare o prega poco, perché dice che ha molto lavoro, ha già incominciato a perdere la memoria, e ha già incominciato a perdere la fedeltà. Preghiera, che significa anche umiliazione, l’umiliazione di andare regolarmente dal confessore, a dirgli i propri peccati. Non si può zoppicare con entrambe le gambe. Noi religiosi, religiose, sacerdoti non possiamo condurre una doppia vita. Se sei peccatore, se sei peccatrice, chiedi perdono. Ma non tenere nascosto quello che Dio non vuole; non tenere nascosta la mancanza di fedeltà. Non chiudere nell’armadio la memoria.

Memoria, nuove sfide - fedeltà alla memoria - e preghiera. E la preghiera incomincia sempre con il riconoscersi peccatori. Con queste tre colonne la “perla dell’Africa” continuerà ad essere perla e non soltanto una parola del dizionario. Che i martiri, che hanno dato forza a questa Chiesa, vi aiutino ad andare avanti nella memoria, nella fedeltà e nella preghiera.

E per favore, vi chiedo di non dimenticarvi di pregare per me. Grazie.

Adesso vi invito a pregare tutti insieme un’Ave Maria alla Vergine: “Ave Maria…”.

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     29 novembre 2015 
       Partenza dall'Uganda e arrivo nella Repubblica Centrafricana 
Cerimonia di congedo all’Aeroporto di Entebbe e partenza in aereo per Bangui nella Repubblica Centrafricana 
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L’aereo con a bordo il Santo Padre Francesco è atterrato all’aeroporto internazionale M’poko di Bangui alle ore 10, dopo meno di tre ore di volo.
In aeroporto ha avuto luogo la cerimonia di benvenuto. Il Papa è stato accolto dal Capo di Stato della Transizione della Repubblica Centrafricana, Sig.ra Catherine Samba-Panza, e dal Nunzio Apostolico S.E. Mons. Franco Coppola. Erano inoltre presenti alcune Autorità dello Stato, i Vescovi del Paese e una rappresentanza di fedeli.
Dopo l’esecuzione degli inni e gli onori militari, sono state presentate le rispettive Delegazioni. Quindi Papa Francesco e il Capo di Stato ad interim si sono intrattenuti brevemente nel Salone Presidenziale dell’aeroporto.


Dall’aeroporto M’poko di Bangui il Santo Padre Francesco si è recato subito in visita di cortesia al Capo di Stato della Transizione della Repubblica Centrafricana, Sig.ra Catherine Samba-Panza.
Al Suo arrivo al Palazzo Presidenziale, dopo l’esecuzione degli inni e l’omaggio alla bandiera, il Papa è stato accolto dal Capo di Stato che lo ha accompagnato allo studio per l’incontro privato. Contemporaneamente si è svolto l’incontro tra la Delegazione Vaticana e quella del Governo del Centrafrica.

Al termine del colloquio privato, la famiglia del Capo di Stato della Transizione è stata ammessa per la presentazione al Santo Padre e lo scambio dei doni.
Incontro con la Classe Dirigente e con il Corpo Diplomatico nel Palazzo Presidenziale di Bangui

Il presidente della Repubblica centrafricana Catherine Samba-Panza nel suo lungo discorso ha chiesto “perdono” al Papa, giunto oggi in visita a Bangui, per “tutto il male” commesso dai centrafricani. “A nome di tutta la classe dirigente di questo paese, ma anche a nome di tutti coloro che hanno contribuito in qualche modo alla sua discesa agli inferi, confesso tutto il male che è stato fatto qui nel corso della storia e chiedo perdono dal profondo del mio cuore – ha detto Samba Panza nel suo discorso al Pontefice – Santo Padre abbiamo assolutamente bisogno di questo perdono in occasione della vostra visita perché gli ultimi sviluppi della crisi in atto nel nostro Paese sono apparsi degli abomini commessi in nome della religione da parte di persone che si definiscono credenti.Ma come si può essere credenti e distruggere i luoghi di culto, uccidere il prossimo, stuprare, distruggere i beni altrui e commettere violenze di ogni tipo?“.

Signora Capo di Stato della Transizione,
Distinte Autorità,
Membri del Corpo Diplomatico,
Rappresentanti di organizzazioni internazionali,
Cari fratelli Vescovi,
Signore e Signori,

lieto di essere qui in mezzo a voi, desidero innanzitutto manifestare il mio vivo apprezzamento per la calorosa accoglienza che ho ricevuto e ringrazio la Signora Capo di Stato della Transizione per il suo cortese saluto di benvenuto. Sono toccato, Signora, da ciò che Lei mi ha appena detto. Grazie di cuore per questa testimonianza così umana e così cristiana. Da questo luogo, che in un certo senso è la casa di tutti i Centrafricani, mi è gradito esprimere, attraverso di voi e attraverso le altre Autorità del Paese qui presenti, il mio affetto e la mia vicinanza spirituale a tutti i vostri concittadini...

 Decine di migliaia di persone all’arrivo di Bergoglio erano ammassate lungo Avenue des Martyrs, la strada che collega l’aeroporto di Bangui alla piazza della Riconciliazione, per accogliere Papa Francesco. Sventolando bandiere e gridando“Benvenuto al Papa”, la folla, fino ad allora contenuta da un apparato di sicurezza impressionante, tra caschi blu Onu e poliziotti locali dispiegati ovunque, ha poi invaso la strada per seguire la papamobile.




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