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mercoledì 13 gennaio 2016

A chi fanno comodo la nostra paura e questo stato di perenne emergenza di Alberto Maggi


A chi fanno comodo la nostra paura e questo stato di perenne emergenza
di Alberto Maggi


"Quelli che hanno compreso molto bene l’utilità della paura sono i detentori del potere. Per essi è fondamentale che il popolo viva sempre sotto una cappa costante di paure e allarmi crescenti, per renderlo così remissivo e ubbidiente...". 

La sapienza biblica ha sempre messo in guardia dalla paura, quello stato emotivo che può paralizzare l’uomo rendendolo prigioniero di un’inquietudine che si alimenta di se stessa. Già il Qoèlet scriveva che “Chi bada al vento non semina mai, e chi osserva le nuvole non miete” (Qo 11,4), e Gesù, nella parabola dei talenti, mette in guardia dalla paura che spinge l’uomo a seppellire la fortuna che gli è stata affidata con il dono del talento (unità di peso di circa una trentina di chilogrammi d’oro). Per paura di perderlo costui ha infatti nascosto il prezioso talento sotto terra per conservarlo integro, e invece gli sarà tolto in quanto non l’ha messo a frutto (Mt 25,14-30).

Quelli che hanno compreso molto bene l’utilità della paura sono i detentori del potere. Per essi è fondamentale che il popolo viva sempre sotto una cappa costante di paure e allarmi crescenti, per renderlo così remissivo e ubbidiente. Per questo, al fine di ottenere ciò, oltre le armi che i potenti hanno per sottomettere le persone (coercizioni fisiche o morali), creano condizioni permanenti di paura, nell’attesa di quel che di terrificante può accadere. Ecco allora l’enfatizzazione voluta di ogni aspetto della vita quotidiana che viene esasperato e drammatizzato, dai normali avvicendamenti meteorologici che diventano sempre una calamità e una costante allerta (il normale gelo invernale si trasforma in freddo polare o siberiano, l’acquazzone in bomba d’acqua, il caldo è sempre sahariano), ai problemi dell’umanità, dove tutto è un’emergenza, una crisi, una catastrofe.

Ma l’ambizione di ogni potente non è solo quella di essere temuto, ma anche amato dai suoi sottomessi, in modo che l’oppressore sia visto come benefattore, il dominatore come il salvatore. Per realizzare questo si crea o s’ingigantisce un pericolo reale o meno, costringendo le persone a vivere costantemente nell’assillante sospetto verso i loro simili, che vengono squadrati come potenziali nemici dai quali solo il potente può proteggere. È la paralisi: per paura degli altri ci si isola, per timore del maltempo o degli attentati non ci si muove, per paura del peccato si reprime la propria vitalità, per paura delle malattie ci si ammala. E l’esperienza insegna che a forza di gridare “Attenti al lupo!”, si rischia di non accorgersi del pericolo se non quando questo è reale ed è ormai troppo tardi. Ciò non significa ignorare i pericoli e le difficoltà che s’incontrano nella vita, ma saper scrutare il cielo e i segni dei tempi per non scorgere solo notturni uccellacci di malaugurio ma anche solari colombe portatrici di pace.

L’AUTORE – Alberto Maggi, frate dell’Ordine dei Servi di Maria, ha studiato nelle Pontificie Facoltà Teologiche Marianum e Gregoriana di Roma e all’École Biblique et Archéologique française di Gerusalemme. Fondatore del Centro Studi Biblici «G. Vannucci» (www.studibiblici.it) a Montefano (Macerata), cura la divulgazione delle sacre scritture interpretandole sempre al servizio della giustizia, mai del potere. Ha pubblicato, tra gli altri: Roba da preti; Nostra Signora degli eretici; Come leggere il Vangelo (e non perdere la fede); Parabole come pietre; La follia di Dio e Versetti pericolosi. È in libreria con Garzanti Chi non muore si rivede – Il mio viaggio di fede e allegria tra il dolore e la vita. 
(fonte: IL LIBRAIO)