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sabato 13 febbraio 2016

"Mosè: la misericordia come solidarietà con il popolo" a cura di p. Alberto Neglia, ocarm

"Mosè: la misericordia
 come solidarietà con il popolo" 
a cura di p. Alberto Neglia, ocarm


I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA – 2016

RIGENERATI NELLA SUA
GRANDE MISERICORDIA (1Pt 1,3)
promossi dalla
Fraternità Carmelitana
di Barcellona Pozzo di Gotto
3 febbraio 2016

Se ci si lascia incontrare, visitare da Dio misericordioso si diventa misericordiosi
La figura di Mosè riveste un'importanza fondamentale nell'ambito della tradizione ebraica; questa gli ha voluto attribuire tutti quei caratteri che servono a ricondurre a lui l'origine dell'intera storia del popolo nei suoi vari aspetti. In At 7,20-41 Stefano presenta la vita di Mosè in tre tappe di quarant'anni ciascuna. Indicano tre grandi periodi completi:
1° periodo At 7,20-22: Mosè è oggetto di una speciale provvidenza di Dio
Alla sua nascita viene definito "bello", aggettivo che non vuole indicare, come oggi intendiamo, un aspetto fisico avvenente, ma è di ordine teologico. Mosè è bello perché corrisponde al progetto creazionale di Dio, il suo volto riflette lo splendore del Signore (Es 33,18-21) il suo cuore manifesta la passione liberatrice di Dio.
È tenuto nascosto tre mesi, poi in un cestello è affidato alle acque. La parola "cestello" (tebah) è la stessa usata per indicare l'arca che salvò Noè dal diluvio. Già questa piccolissima arca mi sembra un segno della misericordia-provvidenza di Dio. La figlia del faraone che lo salva, è detta "donna di compassione" (Es 2,6). È interessante che nel palazzo del faraone, dove si nutrono progetti di morte, c’è una creatura che prova compassione. Lo assume come figlio e provvede alla sua educazione per cui «venne istruito in tutta la sapienza degli egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere» (At 7,22).
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3. Chiamato per la missione
Dio coinvolge Mosè per manifestare al popolo la sua misericordia 
Mosè per quarant'anni si è sentito consumare, bruciare lentamente dal silenzio che cancella i ricordi, e schiacciare dalla solitudine che uccide ogni speranza. 
Ora, in questa situazione, l'elezione di Mosè è la risposta di Dio al grido del popolo. La chiamata di Dio, infatti non lascia spazi per intimismi inutili. Se Mosè è chiamato da Dio, questo evento si colloca al di dentro di una prospettiva missionaria. La sua vocazione si riassume integralmente nell'impegno di una missione: «Ora va io ti mando dal faraone...» (Es 3,10). La storia di Mosè, dunque, ha subito una nuova svolta: ora è giunto il momento del ritorno in Egitto, perché Dio lo manda a trarre fuori Israele dalla sua schiavitù. Ogni persona umana è depositaria di una vocazione che viene da Dio; ed ogni vocazione ha sempre il significato di un impegno a vantaggio dell'umanità: manifestare la misericordia di Dio
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