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venerdì 26 febbraio 2016

"Non si tratta di ‘aggiustare’ l’uomo, ma di farlo rinascere, di farlo risorgere!", meditazione di padre Rupnik - 22 febbraio 2016

"Non si tratta di ‘aggiustare’ l’uomo,
ma di farlo rinascere, di farlo risorgere!"

Gesù è venuto a liberarci da un modo di vivere la religione che diventa pesante! 
padre Marko Ivan Rupnik ,
gesuita e direttore del Centro Aletti



Meditazione della celebrazione dell’Ora Media,
  Giubileo della Curia Romana nel giorno in cui la Chiesa festeggia la solennità della Cattedra di San Pietro

Vaticano, Aula Paolo VI
22.02.2016



"Dobbiamo liberarci dall’idea di «perfezione dell’individuo», perché il cristianesimo non può promettere a una persona la perfezione ideale, ma la vita eterna in comunione del corpo di Cristo."
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Gesù è venuto a liberarci da un modo di vivere la religione che diventa pesante!
Siamo chiamati a suscitare voglia e appetito nel mondo per una vita nuova... E «la nostra fede non è altro che accoglienza di questa vita nuova». Con la certezza che «dietro una Chiesa brava non s’incamminerà mai nessuno, ci faranno solo un applauso e basta».... Ad attirare sarà piuttosto «una Chiesa bella che dentro di sé, i suoi gesti, i suoi sguardi, le sue parole, fa emergere il Figlio e ancor di più il Padre». Sempre «mossi dallo Spirito Santo che è la vita come comunione». Solo così, ha fatto notare, «l’uomo diventa luogo della vita come comunione e come misericordia, luogo della Chiesa, luogo della ecclesialità».
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La Chiesa può portare al mondo una trasfigurazione della società, perché rivela al mondo di essere includente, di essere una Chiesa che include l’altro e lo coinvolge”. ... “Il cristianesimo non può essere inteso come sostituzione della religione pagana. Sarebbe un errore tragico. Non si tratta di ‘aggiustare’ l’uomo, ma di farlo rinascere, di farlo risorgere”. ...“La nostra fede è un’accoglienza di una vita: è questo il compito della Chiesa, manifestare a quale grandezza, a quale bontà siamo destinati e far vedere al mondo ciò che Dio fa quando scorre attraverso l’umanità”
E il giubileo della Curia è un’occasione propizia, secondo Rupnik, anche per mettere in guardia dalla tentazione «tremenda di acquisire un carattere un po’ parastatale», finendo per mettere «nel cuore la funzione, la struttura, l’istituzione, l’individuo che è in funzione di qualcosa». Ma «l’individuo non può rivelare altro che se stesso». E sarebbe scandaloso «far vedere al mondo che viviamo il cristianesimo come realtà individuale». Dobbiamo invece liberarci, ha esortato Rupnik, dall’idea di «perfezione dell’individuo», perché «il cristianesimo non può promettere a una persona la perfezione ideale, ma la vita eterna in comunione del corpo di Cristo».

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