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sabato 5 marzo 2016

Anselm, Marguerite, Judit e Reginette le quattro suore uccise nello Yemen - il cordoglio del Papa e il commento di Marina Corradi "Quell'amore in cambio di niente"


Stamattina (04/03/2016) alle 8.30 "persone in uniforme hanno fatto irruzione nel compound dove vivono le missionarie della Carità e hanno ucciso il guardiano e tutti gli impiegati che si sono frapposti sul loro cammino. Poi hanno raggiunto le suore e hanno aperto il fuoco, quattro sono morte e una di loro è riuscita a nascondersi e si è salvata. Ora è in un posto sicuro”. È un racconto drammatico quello che fa AsiaNews mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale, sull’assalto “per motivi religiosi” di questa mattina al convento delle Suore Missionarie della Carità ad Aden, città nel sud dello Yemen.

Le vittime sono suor Anselm, dell’India, suor Marguerite del Rwanda, suor Judit del Kenya e suor Reginette originaria del Rwanda. Si è invece salvata la superiora, che è riuscita a rifugiarsi in un nascondiglio. Gli assalitori avrebbero inoltre sequestrato padre Tom Uzhunnalil, un sacerdote salesiano che viveva nella struttura, il quale al momento dell’assalto “era nella cappella a pregare”. Le vittime totali sono 14: quattro religiose e dieci laici, impiegati della comunità che accoglieva anziani e disabili. 

Per mons. Hinder il “segnale è chiaro: si tratta di un qualcosa che ha a che fare con la religione”. 

“Noi sapevamo che la situazione era difficile - prosegue il prelato - e che le suore [già in passato oggetto di attacchi mirati] correvano un certo rischio”. Tuttavia, aggiunge, “avevano deciso di rimanere qualsiasi cosa capitasse, perché questo fa parte della loro spiritualità.


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Yemen, le 4 suore uccise
Quell'amore in cambio di niente
Marina Corradi

Una banda di uomini armati all’assalto di una casa di riposo per vecchi e disabili condotta dalle Missionarie della Carità, le suore di Madre Teresa. Ieri ad Aden, nello Yemen, quattro di loro sono morte, assieme ad altre dodici persone, mentre un sacerdote salesiano risulta scomparso, forse rapito. Uomini e religiose massacrati, forse, da al-Qaeda, dentro lo scenario di una guerra civile che da un anno e mezzo attanaglia il Paese, e ha già fatto 6mila morti. Nello Yemen, il Paese più povero del Medio Oriente, si scontrano indirettamente le forze poderose e nemiche di Iran e Arabia Saudita. La città di Aden è in mano al governo che si oppone ai ribelli houthi.

Un attentato terrorista dunque. Un manipolo di assassini contro la casa degli inermi: anziani, malati, handicappati accolti dalle figlie di Madre Teresa. Il lupo e l’agnello: non deve essere certo stato difficile attaccare, armi in pugno, un rifugio di indifesi. Tra gli attentati che insanguinano il mondo ogni giorno, uno dei più ripugnanti. Uccidere delle donne consacrate che si prendono cura, come di figli, degli ultimi, e il sacerdote che ne condivide l’opera. Quei vecchi e quei malati, dice un lancio della Agenzia Fides, sono salvi. La furia omicida si è scatenata proprio sulle quattro sorelle riconoscibili dal velo bianco e blu: loro l’obiettivo dell’odio, in quanto cristiane. Erano due ruandesi, una kenyota e una indiana. Figlie dei Sud del mondo che, anziché fuggirne, avevano scelto di radicarsi nel luogo della massima povertà, casa per chi non ha alcuna casa.

La strage dello Yemen, in un contesto internazionale in cui il fiato dei jihadisti del Daesh e di al-Qaeda incalza tutti, in Occidente come nel Terzo mondo, sembra icona di una ferocia che sconfina nel male allo stato puro. Non potevano in alcun modo costituire una minaccia, quelle piccole suore e quel prete. Non rappresentavano multinazionali straniere, o potenze nemiche, non rappresentavano niente altro che il volto e le mani di Cristo, portato, attraverso il loro volto e le loro mani, nel cuore della miseria. Misericordia e compassione portate non per vaga filantropia, ma – come ricordava sempre Madre Teresa – riconoscendo Cristo in persona, in ciascuno degli "scartati" dal mondo. Di modo che ciò che è accaduto ieri in Yemen è un vertice di male gratuito, dietro a cui si avverte un’ombra oscura innominabile, che tracima e trabocca nelle violenze del terrorismo islamico. Il lupo e l’agnello, la ferocia sull’innocente inerme, una volta ancora. Sapevano certo, quelle suore, quel prete, quali rischi comportava rimanere in un Paese dilaniato da una guerra civile.

Sapevano quanto odio stava come sbucando dal sottosuolo, fra le strade dello Yemen. Non hanno pensato ad andarsene. Non sarebbero state capaci di abbandonare quei loro vecchi, quei fratelli malati, di chiudere l’ospizio lasciandoli dentro una guerra, e senza nessuno. Hanno continuato, probabilmente tra i bombardamenti e cento pericoli, a cercare di condurre la loro casa, dando da mangiare agli ospiti, curandoli, confortandoli. In una mite e tenace resistenza al male; in silenzio, con gesti quotidiani – imboccare, lavare, pregare – mentre fuori deflagrava la ferocia.

Così, quelle suore ne erano certe, avrebbe fatto la beata Madre Teresa, che sarà proclamata santa a settembre. Madre Teresa che diceva: «Il più grande dono che Dio ti può fare è darti la forza di accettare qualsiasi cosa Egli ti mandi, e la volontà di restituirgli qualsiasi cosa Egli ti chieda». Dentro a questo sguardo le quattro sorelle di Aden e il salesiano sono rimaste; e ieri mattina, come agnelli, sono andati incontro alla morte – «con la forza di accettare qualsiasi cosa Egli ti mandi».

Docilmente hanno restituito a Dio la loro vita – «restituirgli qualunque cosa Egli ti chieda». E forse, attorno, in quella città, qualcuno si fermerà un momento a considerare la strana scelta di quegli stranieri venuti lì a morire per curare creature che 'non valgono' niente. Perché, in cambio di cosa?

In cambio di niente. Nella assoluta gratuità di Cristo.

E rimarrà, solo in alcuni magari, tra chi ha visto ieri ad Aden il massacro, una domanda. Tanto straniero appare agli uomini l’amore illimitato e gratuito, che chi lo incontra non può non chiedersi come mai, e perché. È la fascinazione di Cristo che rimane, misteriosa e viva, sopra a qualsiasi orgia di morte. Sopra a qualsiasi ferocia che gli uomini, come schiavi, scelgano di servire.
(fonte: Avvenire 05/03/2016)

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Telegramma di cordoglio di Papa Francesco per l’uccisione delle quattro suore Missionarie della Carità e di altri dodici ospiti in una casa per anziani a Aden. Nel testo, a firma del segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, il Pontefice si dice “scioccato e profondamente rattristato” nell’apprendere la notizia e “assicura preghiere per le vittime e vicinanza spirituale alle loro famiglie e a tutti i colpiti da questo atto di violenza insensata e diabolica”. Papa Francesco prega “affinché questo massacro senza senso possa risvegliare le coscienze, portare ad una conversione del cuore e ispirare tutte le parti a deporre le armi e a intraprendere la via del dialogo. In nome di Dio – si legge nel testo –, il Papa invita tutte le parti coinvolte nel presente conflitto a rinunciare alla violenza e a rinnovare il loro impegno per il popolo dello Yemen, in particolare quelli più bisognosi, che le religiose e i loro cooperanti hanno cercato di servire. Il Santo Padre invoca la benedizione di Dio su tutti coloro che soffrono questa violenza, e in modo speciale estende alle Missionarie della Carità la sua vicinanza spirituale e di solidarietà”.
(fonte: Sir)